Obama-Renzi. Giovin ruolo da sciuscià
 











Ma come è bravo Obama a fare la voce grossa a fare il capo di questa banda di scatenati nemici dell’Europa, di quella vera. Sembra quasi credibile quando dice di essere disposto  ad intervenire. Quasi che l’Ucraina valesse una guerra atomica! Ma in fondo come biasimarlo? A forza di perdere la faccia, i presidenti americani stanno rischiando di far ridere il mondo. Mentre invece quello che mi commuove davvero da italiano, è chi guida il governo di questo paese. Il giovane rottamatore che sta in ben poco tempo rottamando tutto quello che di buono la politica estera italiana aveva costruito negli anni.
Se infatti c’era una cosa valida in questo paese era parte della sua politica estera. Lo storico ruolo di mediazione con le potenze nord africane, il continuo trovare nuovi interessanti canali di dialogo con paesi come Mosca e Teheran. Craxi aveva iniziato negando la base di Sigonella, tenendo fermezza durante il sequestro dell’Achille Lauro.
Successivamente bisogna ammettere che Silvio Berlusconi, seppur troppo poco determinato nella difesa di una Libia alla quale eravamo legati da trattato di amicizia e che rappresentava un significativo partner commerciale; Berlusconi è tuttora lungimirante e spregiudicato in politica estera. Comprende l’importanza del rapporto di amicizia con la Russia sia per l’Italia, che per le ambizioni di grandezza europee che verrebbero minate in maniera irrimediabile da una contrapposizione netta all’unico paese capace di rigenerare la vecchia e decadente Europa.
Nulla della diplomazia italiana ha accettato l’innovatore fiorentino, e va da bravo saltimbanco a cogliere i frutti delle sue visioni da buon improvvisato concorrente della ruota della fortuna. Felice e raggiante disquisisce con Angela Merkel  per ore come un orfanello in cerca di una piccola offerta, ma non si scompone e torna sorridente con la ciotolina completamente vuota. Poi ha la virtù di trasformare tutto questo in uno
spettacolo cabarettistico capace di ubriacare i telerincoglioniti spettatori che arrivano a credere veramente che questi flop siano dei successi. Ha parlato di un rinascimento culturale, ne è venuto un totale rinascimento del servilismo italiota nei confronti della Cancelliera di ferro.  Ed ancora Matteo è così impeccabile, così composto che sembra quasi che non stia lì a prendere ordini dagli americani dalla mattina alla sera, ma che veramente possa essere capace di dire qualcosa che verrebbe presa in considerazione da americani ed altri leader di paesi della Nato. Mentre invece prende , come purtroppo molti altri governanti italiani hanno fatto, soltanto ordini dalla mattina alla sera dai nostri non alleati ma padroni.
Bravo attore, bravo non c’è che dire. Riesce quasi a fare credere di essere un leader, quando non è nulla di più di una curiosa via di mezzo  tra un saltimbanco che recita la parte del grande manager della politica internazionale, e di uno sciuscià che,
con un certo stile, chiede un po’ di attenzione sulla sorte dei nostri due marò abbandonati in India nel mentre lustra le calzature di Obama, Merkel ed a seguire. Però chissà magari un nuovo smacco americano ad est potrebbe portarlo anche al Cremlino, tutto sommato una lucidatina di scarpe, potrebbero apprezzarla anche lì. Alessandro Scipioni