Il diktat della Troika sul latte fresco fa traballare il governo in Grecia
 











I primi timidi segni di ripresa greca (e il governo Samaras) rischiano di scivolare sul latte fresco. Otto parlamentari della fragilissima maggioranza di unità nazionale hanno annunciato che non voteranno lo storico accordo raggiunto con la Troika per sbloccare altri 8,8 miliardi di aiuti se non verranno cambiate le norme chieste da Bce, Ue e Fmi per rivedere la data di scadenza sui cartoni del latte. Il provvedimento, nascosto tra le pieghe delle tante riforme chieste dagli organismi internazionali, ha scatenato le proteste degli allevatori ellenici, stalle spesso piccole e in territori disagiati che forniscono il 35% della produzione venduta nel paese.
La Troika, nell’ambito del pacchetto di liberalizzazioni, ha preteso da Atene che la data di scadenza per definire "fresco" il latte sia allungata da 5 a 10 giorni. Un rivoluzione che spalancherebbe le porte del mercato interno a vantaggio delle importazioni di prodotti più a buon mercato come
quelli in arrivo da Germania, Francia e Olanda. La guerra del latte, per quanto in apparenza secondaria, rischia però di far saltare l’architettura dell’intesa con la Ue allungando un’ombra sui progressi dell’economia nazionale: il governo guidato da Antonis Samaras ha una maggioranza di 153 parlamentari su 300. E malgrado qualche voto in arrivo da deputati indipendenti (e l’assenza dei membri di Alba Dorata in carcere) il rischio di una bocciatura è alto. Tanto che lo stesso premier sta lavorando a un compromesso per conservare una categoria di latte "ultra-fresco"
(a tre giorni) e poi dare il contentino alla Troika con la scadenza canonica a 10 giorni.
Le fibrillazioni casearie di Atene arrivano in un momento molto delicato per tutto il paese. Diversi indicatori economici (dal turismo alla produzione industriale) iniziano a dare segni di vitalità. La Borsa corre, lo spread continua a restringersi, il budget 2013 si è chiuso con un avanzo primario superiore ai 2 miliardi - ben
oltre le stime - e l’arrivo dei nuovi aiuti internazionali servirebbe a puntellare questi germogli di ripresa che, purtroppo, non bastano ancora a creare occupazione. Samaras è pronto a incassare il suo dividendo politico: proprio in queste ore sta studiano una sorta di "dividendo sociale" da distribuire alla parte più in difficoltà dei greci grazie all’avanzo di bilancio e potrebbe addirittura tentare di riportare Atene sul mercato con una clamorosa emissione di titoli di Stato.
Una crisi di governo sarebbe dunque un fulmine a ciel sereno. Anche perchè in vista delle elezioni europee il quadro politico ellenico è in rapidissimo movimento. Alba Dorata sembra aver perso un po’ del suo abbrivio, la sinistra radicale di Syriza resta di un’incollatura davanti al centrodestra di Nea Demokratia nei sondaggi. Nel centro sinistra però qualcosa si muove sulle ceneri dei socialisti del Pasok: nelle scorse settimane il giornalista Stavros Theodorakis ha lanciato il partito "To Potami" (Il
fiume) che in poco tempo e senza un programma vero e proprio è già arrivato al 10% dei sondaggi. Ettore Livini,repubblica