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Riforme, Boschi: “Le prese di posizione dei Professori le bloccano da 30 anni”
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I dubbi sono legittimi, ma i Professori bloccano le riforme da trent’anni. Lo dice il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi che riprende un concetto già espresso nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Io temo che in questi trent’anni le continue prese di posizione dei professori abbiano bloccato un processo di riforma oggi non più rinviabile per il Paese – dichiara il ministro ad Agorà - Certo ci possono essere posizioni diverse che sono legittime: in particolare trovo legittimo che Rodotà abbia profondamente cambiato idea, perché ricordo che nell’85 fu il secondo firmatario di una proposta di legge che voleva abolire il Senato. Ma dico che ci sono altrettanti costituzionalisti validi che invece sostengono il nostro progetto”. In realtà proprio Rodotà ieri, in un’intervista all’Unità, aveva spiegato la differenza rispetto al suo disegno di legge sul monocameralismo: in quegli anni “c’erano il proporzionale, le preferenze, i grandi partiti di massa, regolamenti parlamentari che davano enormi poteri ai gruppo di opposizione. Il nostro obiettivo era dare la massima forza alla rappresentanza parlamentare, mentre oggi la si vuole mortificare”. “Se una sola delle Camere ha la competenza sulla fiducia e sui bilanci, per evitare di modificare gli equilibri costituzionali – aveva detto Rodotà – occorre dare al Senato poteri sulle leggi costituzionali, le grandi leggi di principio, l’attività di controllo e inchiesta parlamentare. E poi un Senato eletto direttamente dai cittadini con il proporzionale”. Il professore giudica “imbarazzanti” gli argomenti portati dal governo per la riforma di Palazzo Madama: “risparmiamo un miliardo? Ma questo è l’argomento più antipolitico che abbia sentito. E’ questo il metro per misurare la riforma costituzionale?”. E sull’adesione del M5S al manifesto promosso da Libertà e Giustizia dice: “Grillo firma quello che vuole, sono affari suoi. Quando c’è una proposta sul mercato chiunque ha il diritto di valutarla nel merito”. Renzi aveva poi risposto in serata: l‘abolizione del Senato è “uno scandalo autoritario? Lo dicono quelli che, come Rodotà, 30 anni fa proponevano la sua abolizione. A me va tutto bene, non ho la verità in tasca, ma chiedo che si guardino i fatti e che si chiamino col loro nome”. In realtà non si può certo dire che i cecchini della riforma del Senato sono solo i cosiddetti “Professori”. Pippo Civati, per dire, spiega al TgCom24: “Io trovo un po’ eccessivo il tono di Renzi soprattutto sulla riforma costituzionale, perché lui sicuramente può ispirare ma poi vota il Parlamento. La Costituzione è molto più complicata di un linguaggio e parole forti a volte anche un po’ offensive per la libertà di giudizio dei parlamentari. Io credo che il senatore Chiti (che ha presentato un ddl “alternativo” per la riduzione dei parlamentari e la trasformazione del Senato, ndr) sia una persona al di sopra di ogni sospetto, non è un civatiano o un antirenziano, è una persona di esperienza ha raccolto un quinto dei senatori con tante idee e convinzione. Possiamo parlare ancora e riflettere su un Senato eletto dai cittadini”. Dall’altra parte c’è Forza Italia e il 10 aprile, giorno in cui il giudice di sorveglianza di Milano deciderà se Silvio Berlusconi sconterà la pena per la sua condanna definitiva in Cassazione ai domiciliari o ai servizi sociali. Ebbene, il capogruppo forzista al Senato al Messaggero manda a dire: “Sicuramente Berlusconi avrà sottolineato al capo dello Stato la difficoltà che potrebbe incontrare un percorso di riforme nel momento in cui si dovesse arrivare ad una situazione di non agibilità”. Così il capogruppo di Fi al Senato Paolo Romani torna sull’incontro al Colle tra il presidente Giorgio Napolitano e Berlusconi e, intervistato dal Messaggero, avverte: “Io personalmente, e insisto sul personalmente, dovessi vedere Berlusconi in una condizione di minorità riguardo la sua agibilità politica dopo i provvedimenti dei giudici sulla sua libertà personale qualche difficoltà a proseguire sul percorso riformatore ce l’avrei. Se poi il senso di responsabilità di Berlusconi sarà tale da dirmi di andare avanti, accetterò”.
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