Esportare medicine, importare dolore
 







di Stan Cox da Alternet




Nelle calamità improvvise come lo tsunami o la fuga di gas velenoso a Bhopal si fanno attenti conteggi delle vittime, ma per la tragedia di Patancheru non esiste nessuna statistica simile. E la gente continua a morire.
Naganami lancia una maglietta bagnata su una roccia. -No, in questo ruscello lavo soltanto i vestiti-, mi dice. -Se ci si bagna, si prende un'infezione.-
Raccoglie altri vestiti dal secchio. E' una scena tranquilla, pacifica, tipica dell'India rurale, basta non avvicinarsi troppo all'acqua marrone e puzzolente del ruscello, e dare le spalle ai pennacchi di fumo che si ergono dalle ciminiere all'orizzonte.
Vicino casa, nel villaggio di Gandigudem, un agricoltore di nome Janardhan indica il suo aratro abbandonato, il suo mulino in rovina, e il pozzo e la pompa d'irrigazione ormai inutilizzati. "Qui intorno, si può sopravvivere soltanto con acqua pulita". "Adesso che non ne abbiamo, siamo rovinati. Se la pompa funzionasse ancora, l'acqua che uscirebbe dal terreno sarebbe di quel colore." Indica la mia maglietta verde chiaro.
-Guarda il rimorchio che utilizzavo per trainare terra e sabbia. E' completamente arrugginito. L'avevo comprato nuovo, il… -Scrive la data nel palmo della sua mano: 26-11-98. Se l'acqua e la terra riescono a ridurre così l'acciaio in soli sei anni, pensa soltanto a quello che possono provocare sul nostro corpo!-
Si apre la camicia e mi mostra un'irritazione sul collo e sul petto. -Quando cammino, anche soltanto per pochi passi, rimango senza fiato. E ho soltanto 39 anni!-
Un vicino, Rekhs, mi dice che la razione di riso fornita dallo stato non basta mai fino alla fine del mese. -Prima dell'inquinamento ognuno coltivava il proprio riso. Adesso non possiamo coltivare più nulla, quattro dei miei bisonti sono morti, e siamo costretti a dipendere dallo stato.-
Due miglia più a monte del Gandigudem si trova la zona industriale tristemente famosa di Kazipally, sede di diverse società chimiche e farmaceutiche. Dietro una delle fabbriche che, a quanto dice un cartello, è di proprietà della SMS Pharmaceuticals, acqua incatramata sgocciola su una diga di cemento, scorre in una gola profonda, e serpeggia in una campo deserto.
Un secondo cartello di fronte all'impianto, costruito in seguito ad una sentenza del tribunale, elenca alcune delle sostanze chimiche utilizzate: toluene, isotiocianato di metile, dimetilsolfossido, cloroformio. E' quasi impossibile
respirare entro 100 metri dall'impianto, ed è molto difficile riuscire a non vomitare.
Storia velenosa
Kazipally si trova nell'area di drenaggio del ruscelletto Nakkavagu, nello stato di Andhra Pradesh, che un tempo era un paese agricolo. Il bacino imbrifero, 16km per 40km, era attraversato da vari ruscelli, la cui acqua era conservata in una catena di 14 piccoli bacini pittoreschi chiamati cherus che fornivano acqua per l'irrigazione durante la lunga stagione secca.
Ma negli anni '70, grazie all'acqua pulita, agli ampi spazi aperti e alla vicinanza con Hyderabad (la quinta città dell'India) questa zona è diventata il destinatario principale dello sviluppo economico. Il primo grande agglomerato industriale fu costruito vicino Patancheru, l'unica città del bacino di Nakkavagu. Sin dalla fine degli anni '80, sono sorti una decina di questi stabilimenti nel paesaggio circostante. In questo lasso di tempo, la parola "Patancheru" ha assunto molteplici significati: designa un lago, una città, una regione e un disastro ecologico.
Sulle guide turistiche, l'India è inevitabilmente descritta come "colorata". Il termine è decisamente appropriato per questa zona, ma con un risvolto negativo. Nel punto in cui la statale 9 interseca il Nakkavagu, proprio ad ovest di Patancheru, il ruscello stagnante è di colore viola scuro. In un'area nei pressi dell'agglomerato industriale di Isnapur a sud della statale, un paesaggio alienante di cumuli di cenere grigia è cosparso di chiazze di polvere arancione acceso e giallo zolfo. Asanikunta, un lago confinante con la zona industriale di Bollaram, ha il colore del cabernet sauvignon e l'odore di solvente per vernici.
La regione di Patancheru si è ridotta in questo stato grazie all'impatto combinato di industrie di vari prodotti: pesticidi, acciaio, sostanze chimiche e altre. La devastazione agricola è in gran parte il risultato di sali, acidi e metalli pesanti che si riversano dalle fabbriche nei torrenti, nel terreno e nelle falde acquifere.Ma il problema maggiore della zona, è principalmente l'abuso, perfettamente legale, di farmaci.
Disastro artificiale
L'industria farmaceutica indiana rifornisce il proprio mercato di oltre un miliardo di persone, e ha anche delle eccedenze. Le esportazioni sono salite alle stelle negli ultimi anni raggiungendo i 2,5 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà i 6 miliardi di dollari nel 2010. Nel 2002 l'India è stata per gli Stati
Uniti la fonte principale di antibiotici d'importazione. Il 35% della produzione di medicinali in India avviene adesso lungo un arco di oltre 30km che si estende da Patancheru a Hyderabad; troppo produzione, e troppo spreco.
La Aurobindo Pharma Ltd, esempio tipico delle grandi industrie che operano nella zona, produce un'ampia gamma di prodotti: antibiotici, farmaci anti-HIV, antidepressivi, farmaci per abbassare la pressione, per far diminuire il colesterolo, farmaci cardiovascolari, e rimedi per il reflusso gastroesofageo, per il piede dell'atleta e per l'osteoporosi. Alcuni di questi prodotti, progettati per alleviare le cosiddette malattie del benessere, non sono di nessun interesse per la maggior parte della popolazione agricola indiana. Ma coloro che vivono e lavorano nel bacino di Nakkavagu sono molto più malati della media, afflitti anche da malattie legate al benessere, oltre che da quelle legate alla povertà.
Il dottor. Allani Kishan Rao è stato medico per 30 anni e si è battuto contro l'inquinamento di Patancheru. "La percentuale di malati è più alta del 25% rispetto al 10% dell'intera nazione. Sono certo che ciò è da collegarsi ai semi-lavorati chimici, ai solventi organici, e ai gas che provengono dagli stabilimenti farmaceutici e dalle fabbriche da cui si riforniscono."
Il prodotto finito viene sottoposto ad una serie di test per la sicurezza, ma, secondo il dottor Rao, nessuno sa cosa provoca nei pazienti la serie di molecole emesse dagli stabilimenti farmaceutici, soprattutto quando interagiscono con pesticidi e metalli pesanti emessi da altre fabbriche.
Per gli occidentali, che dopo la tragedia dello tsunami del 26 dicembre si sentono impotenti, il dottor Rao ha un messaggio: l'occidente, che è adesso strettamente legato a Patancheru tramite il mercato farmaceutico mondiale, ha la possibilità di contribuire a fermare questo disastro.
Nell'ottobre 2004, Greenpeace India ha pubblicato i risultati di una ricerca dove si mette a confronto lo stato di salute di quasi 9.000 persone in nove villaggi del bacino di Nakkavagu con un gruppo di controllo formato da quattro villaggi in un'area non industrializzata dello stesso distretto. Le percentuali di casi di tumore nei nove villaggi colpiti risultano 11 volte più alte di quelle degli altri villaggi. Le percentuali erano 16 volte più alte per i disturbi cardiaci, quattro volte più alte per le anomalie congenite e da due a tre volte più alte per problemi alla pelle e disturbi al
sistema nervoso, endocrino e metabolico.
-I ricercatori dell'Osmania University di Hyderabad affermano, non ufficialmente, che i dati delle loro ricerche, che saranno completati quest'autunno, non mostrano percentuali di casi di tumore così alte. Ma il dottor Rao sostiene che i risultati di Greenpeace corrispondono alla sua esperienza clinica: "Sto assistendo ad un aumento dei casi di tumore, disturbi cardiaci, anomalie congenite, ed epilessia rispetto agli anni 80 e all'inizio degli anni 90, soprattutto nei bambini. -E ci sono anche parecchi casi di tubercolosi, che indicano che anche il sistema immunitario è compromesso.-
Un piccolo cambiamento
I funzionari di Aurobindo Pharma e di Matrix Laboratories ,un'altra grossa industria farmaceutica, con stabilimenti a Kazipally, si sono fermamente rifiutati di discutere le soluzioni che stanno adottando, sempre che lo stiano facendo, per controllare l'inquinamento.
Venkat Ram, amministratore della Denisco, una piccola industria chimica ad Hyderabad difende l'industria. -Non vorrei essere al posto della grandi multinazionali che producono farmaci in massa. Hanno un'enorme ritmo produttivo rispetto alle mie piccole quantità, e di conseguenza anche i costi per lo smaltimento dei materiali di scarto sono ingenti. E' un grave problema, considerando la concorrenza spietata del mercato.
Ma, secondo Ram, -i produttori di farmaci che conosco sono attenti a rispettare le leggi ambientali. Oggi per riuscire a sopravvivere devono esportare nei mercati regolamentati, e ciò significa che devono seguire i severi standard internazionali stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.-
Ritiene che l'aumento esorbitante delle esportazioni indiane non possa essere la causa dell'inquinamento del bacino di Nakkavagu; al contrario, i mercati internazionali stanno facendo pressione per processi produttivi più puliti e più sicuri: -non come negli anni 80 e 90 quando si gettava tutto dappertutto.-
Almeno superficialmente le condizioni di alcune di queste operazioni farmaceutiche non sembrano troppo gravi. All'Unità 5 dell'Aurobindo Pharma nell'agglomerato di Isnapur, c'è una striscia di erba verde intorno al perimetro della fabbrica, e la società ha piantato una mini foresta di eucalyptus vicino alla piccola baraccopoli dall'altro lato della strada. I residenti delle baracche si mettono in coda con i loro bidoni davanti un angolo della fabbrica dove c'è un tubo che fornisce acqua pulita e
potabile.
Il dottor Rao tiene a precisare che sono stati fatti anche alcuni miglioramenti che vanno al di là della pura apparenza. L'inquinamento atmosferico si è ridotto nella città di Patancheru e nelle zone limitrofe, acqua più pulita è stata condotta in tutti i villaggi della zona le cui falde acquifere sono state danneggiate, e le società stanno iniziando ad installare almeno alcuni dei sistemi di controllo per l'inquinamento. Ma in molti casi le fasi produttive più tossiche sono state semplicemente trasferite fuori dall'industria.
-Se si visitano le unità principali delle società più grosse, dove producono il farmaco finito, pronto per l'esportazione, tutto sembra molto ecologico-, continua il dottor. Rao. -Ma bisogna stare attenti a non visitare posti come Kazipally o Bollaram, dove si producono i semi-lavorati e i solventi.-
Sin da metà degli anni '90, a tutte le fabbriche della zona è stato richiesto di trasportare i rifiuti tossici in una centrale per il trattamento degli scarichi che si trova proprio fuori Patancheru, su un affluente del Nakkavagu. In cambio dei costi affrontati per rispettare questa legge, alle società è stato concesso di non assumersi la responsabilità legale dei loro scarichi.
Ma gli abitanti del villaggio sostengono che molti rifiuti vengono scaricati in campagna in piena notte, e la capacità della centrale è sopraffatta ogni giorno da una marea di immissioni tossiche. Questa dispersione è spesso portatrice di inquinanti che superano di parecchio i limiti previsti dalla legge.
La centrale per il trattamento si trova a circa un chilometro di distanza sulla statale 9, una strada di cemento esageratamente robusta, costruita per sopportare il pesante traffico di autobotti. Anche qui l'odore è intollerabile (basta trascorre un po’ di tempo nella regione di Patancheru ed è facile diventare ossessionati con gli odori, così come è facile dimenticare che elementi e miscele tossiche sono inodore).
Per trovare il condotto di scarico dello stabilimento, bisogna attraversare la strada e scendere giù da un burrone. Dal condotto fuoriesce un getto di effluente color caffè ricoperto di una spessa schiuma bianca. Il "cappuccino del diavolo" si ricongiunge con gli scarichi tossici non trattati del Nakkavagu, che confluisce nel fiume Manjira. Il Manjira a sua volta, è un affluente del grande Godavari, che bagna le coltivazioni produttive di riso della pianura costiera del paese.
Bhopal al
rallentatore
Tornando verso il villaggio di Gandigudem, Janardhan osserva quei pochi acri di terra in cui una volta coltivava il riso. Oggi un gruppo di ragazzi utilizza quel campo abbandonato per giocarci a cricket, un bisonte d'acqua solitario vi pascola. Quando gli chiedo cosa farà del latte del bisonte, Janardhan mi risponde: -Lo venderemo al mercato, ma assicurandoci che nessuno lo beva.-
Un altro agricoltore in rovina, Rajaiah mi mostra le fotografie di tre bisonti d'acqua per i quali ha pagato 20.000 rupie (quasi 500 dollari) l'uno. Gli animali, dall'aspetto ben pasciuto, si trovano ancora in un appezzamento di erba alta dove sono morti alcuni mesi fa. Un vitellino mezzo-nato fuoriesce da una delle vacche.
La richiesta di medicinali in India e in Occidente continua a crescere rapidamente, mentre la marea tossica aumenta nell'Andhra Pradesh. La responsabilità ufficiale è del Comitato statale di controllo dell'inquinamento, il Pollution Control Board. Una della tattiche di battaglia usate dal comitato è stata quella di formare una task force notturna per controllare le discariche clandestine. Ma lo scorso novembre i membri del Comitato hanno detto alla televisione di Nuova Delhi che la situazione intorno a Patancheru è rimasta incontrollata per così tanto tempo che la task force si sta impegnando in altre situazioni.
Nelle calamità improvvise come quelle dello tsunami nell'Oceano Indiano o la fuoriuscita di gas velenoso dalla Union Carbide a Bhopal nel 1984 si fanno attenti conteggi delle vittime, ma per la tragedia di Patancheru, che va avanti da anni, non esiste nessuna statistica simile, anche se il dottor Rao ritiene che il numero continuerà ad aumentare per i prossimi anni.
-Adesso c'è già la seconda generazione esposta alle sostanze tossiche. Praticamente stiamo assistendo ad un'altra Bhopal, ma al rallentatore.-da Nuovi mondi media4-2-05