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Bruxelles plaude: l`Italia deve svendere tutto
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In un Paese dove va in onda la demagogia più pura (con la Corte costituzionale che rimuove il divieto alla fecondazione eterologa: l’utero o sperma in affitto, con la segreteria “democratica” che mette solo donne capoliste alle europee per riverniciare il suo gruppo cimiteriale di euro-elefanti, e le cui rehnnotizie “politiche” sono i guai dell’ex cavaliere e le bizze che scuotono i due pilasti del regime destra-sinistra) è giunta, come una cambiale, l’approvazione di Bruxelles (ovvero del portavoce del tristo Olli Rehn) sulle misure previste dal def (il documento di economia e finanza) stilato da Renzi, Padoan & Co. E cioè l’approvazione al buio (il documento non è ancora definitivo e pubblicato) dei “risparmi” e dei “tagli di spesa” e degli sgravi irpef e sul cuneo fiscale “previsti” dal governo italiano. Il presidente del Consiglio, felice della buona riuscita di questo ennesimo spaccio di promesse, (peraltro una mossa per contrastare quelli che lo stesso Renzi chiama “i gufi”, e cioè chi - non solo come noi ma anche “nobel” come gli Allais, Krugman, Sen, Mirrless, Pissarides - chiede la fuoriuscita dall’euro) aveva chiosato che così gli 80 euro andranno a finire nelle tasche degli italiani (una parte) e risolleveranno le sorti dei consumi nazionali. tasseNaturalmente senza accennare alla raffica di aumenti di tasse, tariffe e bollette che fanno diventare quegli 80 euro una goccia nel mare di debiti delle famiglie. E, com’è parimenti ovvio, senza troppo calcare sul suo “progetto-base” volto a infilare come “coperture” sia la permanenza dell’aumento della tassazione Iva (che, quella sì, ha depresso i consumi…) e sia soprattutto i redditi da privatizzazioni. Il Tesoro conta di incassare 10-12 miliardi di euro l’anno dal 2014 al 2016. Sul tavolo delle svendite ai privati: le Poste, l’Enav, l’Eni, la Finmeccanica e la Fincantieri. E cioè la svendita totale delle aziende strategiche nazionali, alle quali si aggiungeranno i residui patrimonii locali – le aziende municipalizzate dei trasporti, dell’acqua, dell’energia. Si badi bene, tutte vendite in saldi che oltre a privare l’Italia di una propria partecipazione pubblica alla gestione di aziende e servizi di prima necessità, serviranno soltanto a pagare gli interessi di un anno o poco più dei vari prestiti che questi governi mostruosi hanno contratto con le banche e le finanziarie internazionali. Non certo a liberare l’Italia dal debito. Quello resterà tale e quale e anzi, non potrà che aumentare checché stabiliscano i vari meccanismi di “stabilità” e di pareggio di bilancio. vendesiUn’Italia, insomma, condannata allo strangolamento d’usura perpetuo. Con pagamenti di interessi alimentati dalle tasse e dalle svendite delle nostre maggiori attività. Così che, in prospettiva, non ci resterà che svendere (per continuare a pagare i debiti da usura) il nostro patrimonio artistico e culturale, dal Colosseo ai Templi di Agrigento, da Pompei a Palazzo della Signoria. E non è una boutade. Già questa ipotesi è stata ventilata dal governo finlandese ai danni della Grecia… r.p.
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