Anticorruzione: “Incarichi pubblici ai condannati, controlli bloccati al ministero”
 











L’allarme arriva direttamente dall’Autorità anticorruzione e dal suo neopresidente, l’ex magistrato anticamorra Raffaele Cantone. C’è qualcosa che non funziona nelle pagelle che l’ente pubblico compila per i suoi dirigenti. Sono troppo generose. Stando a quelle valutazioni i dirigenti italiani vantano tutti performance da supereroi. Tutti riescono a soddisfare almeno il 90% delle aspettative programmate. E visto che sulla carta hanno grandi meriti, tutti ricevono premi (in denaro) per il valore dimostrato sul campo. Eppure in questi giudizi qualcosa non torna. L’Autorità anticorruzione lo denuncia nero su bianco su un documento in 5 punti inviato oggi al Ministero per la semplificazione. Un documento in cui affronta i “problemi aperti” in materia di corruzione, trasparenza e performance delle pubbliche amministrazioni.
L’Autorità guidata da Cantone considera “preoccupante” la valutazione che vede tutti i dirigenti italiani, di
prima e seconda fascia, non mancare mai un obiettivo. Preoccupante perché inverosimile e perché legata alla distribuzione degli incentivi previsti per chi fa bene il proprio lavoro. Per l’Autorità il legame tra valutazione e incentivi è infatti “fortemente critico”. I voti tropo alti sono un modo per rendere nulla qualsiasi meritocrazia e distribuire premi anche a chi non li merita. “Appare fortemente critico il legame tra gli esiti della valutazione individuale e le forme di incentivazione premiale previste”, si legge nel documento.
Ma questo non è che uno dei punti, spinosissimi, del documento. Un altro riguarda il ruolo dell’Autorità anticorruzione di fronte ai casi di funzionari condannati per reati contro la pubblica amministrazione. Secondo il documento, da quando l’Autorità è stata esautorata dal compito di esprimere un parere sulla conferibilità degli incarichi a chi viene condannato, nessuno se ne sta più occupando. Con il Governo Letta e dell’arrivo del ministro Udc
D’Alia, la funzione è stata sottratta all’Autorità per metterla in carico a un organo politico, come il Ministero per la Semplificazione. Ebbene con il decreto, poi legge, cosiddetto “del fare”, questa posizione è stata mantenuta e ribadita. Perciò la competenza in materia è stata nuovamente sottratta all’Autorità, che è un organismo indipendente, per essere affidata alla politica. Quindi se un condannato può ricoprire o no il suo incarico, lo decide il ministero. O meglio nessuno, visto che nel frattempo i casi segnalati dalle pubbliche amministrazioni hanno iniziato ad accumularsi e oggi, denuncia l’Autorità “sono in attesa da tempo di essere risolte con direttive o circolari del ministro”.
Un altro punto riguarda le società partecipate dalle Pubbliche amministrazioni. Secondo l’Autorità sul punto le norme sul controllo anticorruzione sono talmente generiche che lasciano numerose vie di fuga alle partecipate. Con effetti perversi, aggravati da alcuni passaggi di nuovissima
circolare emanata dal Dipartimento della funzione pubblica che, scrive l’Autorità, “destano preoccupazione” perché limitano l’applicazione “delle norme sulla trasparenza in un settore che, come testimoniato anche da recenti fatti di cronaca, dovrebbe essere, invece, oggetto di particolare attenzione nelle politiche di prevenzione”.
Su tutti questi aspetti il documento chiede l’apertura di un tavolo tecnico nonché il recepimento di alcune proposte su prevenzione della corruzione, trasparenza e performance. Dopo la nomina di Cantone alla giuda dell’Autorità, questa è una prima buona occasione per il nuovo premier Renzi di dimostrare le reali intenzioni del suo Governo in materia.Elena Ciccarello-ilfatto-16 aprile 2014