Nello Stato il ”capitale umano” è molto debole
 











Pubblica Amministrazione: 51% dei posti per laureati a diplomati! Grazie ai risultati emersi da una accurata indagine svolta dalla "Aran" (l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle pubbliche Amministrazioni), relativamente ai dati dell’anno 2012, è emerso che oltre la metà - l’esattezza il 51% - del personale impiegato nella Pubblica Amministrazione dello Stato italiano, occupi posti di lavoro riservati a solo personale laureato pur essendo dotato esclusivamente della sola media superiore. Quindi in Italia, il 51% del personale della PA percepisce uno stipendio superiore non avendone diritto.
A chi non è capitato di entrare in un Ufficio statale e sentirsi dire che "il dottore " o "la dottoressa" non è in sede? Ebbene, sappiate che molto probabilmente quella persona che stavate cercando, al 50%, non è laureata. Proprio così. E la stima non è approssimativa ma scientifica poiché il numero delle posizioni analizzate ammonta ad oltre un
milione e duecentomila casi. I Sindacati tacciono ma le cose stanno, ahimè, così. Ne consegue che, a conti fatti, il 51% dei laureati a spasso per la nazione potrebbe essere immediatamente assunta a tempo indeterminato, uscendo dalla avvilente condizione di disoccupazione, se solo Renzi prendesse atto di questi dati.
In una nota eloquente, l’Aran conferma: "Evidenti segnali di una complessiva debolezza del ’capitale umano’ della pubblica amministrazione, accentuatasi negli ultimi anni anche per effetto delle politiche di blocco del turn-over [...] si colgono innanzitutto, nella prevalenza di mestieri a bassa o media qualificazione professionale’’.
Ora la domanda è: riuscireste ad immaginare una situazione simile all’interno di un gruppo privato che paga le tasse col timore che come sgarra si vedrebbe equitalia all’uscio? Riuscite ad immaginare un imprenditore che paga un salario per laureati ad una sfilza di diplomati? Credete forse che basterebbe parlare di scatti di anzianità
per ricoprire ruoli in cui è la specializzazione soggettiva a fare la differenza? Ebbene, la risposta è pleonastica! Andrea Signini