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Draghi pronto ad altri regali alle banche
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Mario Draghi continua a prospettare l’adozione di “misure non convenzionali” di politica monetaria da parte della Banca centrale europea. Annunciando che almeno per un mese i tassi di interessi praticati dalla Bce resteranno invariati, l’ex Goldman Sachs ha precisato che nel direttivo dell’istituto c’è stata un’animata discussione in proposito. Qualcuno dei membri, evidentemente, voleva diminuire ancora il tasso di riferimento attualmente allo 0,25%. Le misure “non convenzionali” come sempre è successo in precedenza significa che la Bce presterà soldi alle banche ad un tasso super agevolato. Per non dire che saranno soldi regalati. L’economia è ferma anche se ci sono segnali di ripresa, ha detto in buona sostanza Draghi, e ci sono pericoli di deflazione che sarebbe una catastrofe per le imprese che dovrebbero scontare ricavi sempre al ribasso, a fronte dei forti costi sostenuti. Soluzione scontata quindi. Si aumenterà la liquidità in circolazione, regalando soldi alle banche e contando che si trasformino in prestiti alle imprese che li utilizzeranno per investire nell’innovazione, la premessa indispensabile per un rilancio. Una musica che abbiamo già sentito in passato. Tra il novembre 2011 e il marzo 2012, la Bce versò infatti 1.040 miliardi di euro alle banche dell’Eurozona sotto forma di prestiti triennali al tasso dell’1%. Soldi che nelle dichiarazioni di Draghi dovevano andare alle imprese per investire e per aiutare le famiglie e rilanciare la domanda interna e quindi i consumi, nell’ottica del più classico modello keynesiano. Invece le banche li hanno utilizzati per comprare titoli di Stato e, contando su introiti sicuri e costanti, sono riuscite a coprire le proprie perdite e a ricostruire il patrimonio, intaccato da investimenti andati a male e da vere e proprie speculazioni. Una scelta che a Draghi non è dispiaciuta più di tanto perché l’acquisto di titoli ha tenuto basso il livello dei tassi di interesse e ha calmierato il livello dello spread tra i Btp italiani e i Bonos spagnoli rispetto ai Btp tedeschi. Una deriva che nei fatti ha permesso a Spagna e Italia a non fare passi in avanti nella riduzione del debito pubblico che, nel caso dell’Italia, è salito all’attuale livello del 135% sul Pil. Ieri Draghi ha polemicamente ricordato come alcuni anni fa, anche Francia e Germania, oltre all’Italia, non rispettarono i vincoli del Patto di Stabilità, sia come debito che come disavanzo. Quando lui non era ancora alla Bce. Una puntualizzazione che non è piaciuta ai crucchi. Resta il fatto che è in arrivo un altro regalo alle banche che non li utilizzeranno per aiutare l’economia “reale” ma per intensificare la propria strategia di copertura dei debiti “ufficiali” e degli altri che stanno lentamente emergendo.Giuliano Augusto
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