Traffico di rifiuti: indagini bloccate perché manca l’accordo fra Pd e Ncd
 











I responsabili delle morti nella Terra dei Fuochi. La sfida legale sulla maxi-discarica di Bussi. I rifiuti trovati nella campagna pugliese. E i veleni delle aziende chimiche dismesse. Di questi temi, e molto altro, si dovrebbe occupare anche il Parlamento. Lo faceva. Fino a un anno fa. Attraverso le visite, le denunce e le audizioni della Commissione bicamerale d’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti. Ma da marzo del 2013 le indagini dei parlamentari sono forme. Nella scorsa legislatura, il pool di senatori e deputati impegnati a verificare le illegalità ambientali non è stato costituito. A dicembre il Senato ha approvato in via definitiva una legge per ricreare la squadra e ricominciare a portare magistrati, imprenditori, funzionari e imprese davanti al Parlamento. Ma in sei mesi non si è mosso nulla. Troppi litigi all’interno della maggioranza sulle presidenze rimaste vacanti. Le indagini? Devono aspettare gli equilibri di partito.
«È uno
scandalo», commenta sintetico Ermete Realacci, primo firmatario della legge che ha chiesto al Parlamento di istituire nuovamente la Commissione: «L’organismo bicamerale esercita una forma di pressione molto forte sull’illegalità nei settori ambientali. Abbiamo strumenti che altre istituzioni non hanno. E l’azione di controllo e di aiuto agli agenti sul territorio che potremmo dare in un momento come questo è fondamentale». Più che la missione ora sembra però importare l’equilibrio della maggioranza. Difficile da trovare.
Due settimane fa la presidente della Camera Laura Boldrini aveva chiesto ancora una volta ai gruppi parlamentari di darsi una mossa e nominare finalmente i componenti, per dare avvio ai lavori della Commissione. Per la Camera, ora, i nomi ci son tutti. Ma a quattro mesi dalla fiducia al Governo Renzi invece non c’è stato ancora un accordo nella maggioranza sulla presidenza dell’organismo contro le ecomafie, così come per i nomi che andranno a intitolarsi le
delegazioni alla Nato, al Consiglio d’Europa e all’Ince (Iniziativa centrale europea) lasciate libere dai neo-ministri Roberta Pinotti e Federica Mogherini.
Così, dal Senato il Nuovo centro destra di Angelino Alfano e il gruppo di Grandi autonomie e libertà (Gal) non hanno ancora nominato due senatori, uno a testa. I lavori restan fermi finché non sono chiari gli equilibri di vertice. E con due componenti che mancano, la Commissione bicamerale non può essere definita né iniziare le indagini che dovrebbe compiere sul territorio. Che la monnezza aspetti, insomma. Prima dei controlli vengono le poltrone. Francesca Sironi,l’espresso