Giuliana Sgrena candidata per Tsipras, minacce e insulti su Facebook: "Guardati le spalle"
 











Giuliana Sgrena

Un tiro al bersaglio, ignobile e indecoroso, che va avanti da oltre dieci giorni. "Assassina maledetta", "Dovevano lasciarti marcire sotto 300 metri di terra", "Sotterrati". Fino al "guardati le spalle". La destinataria di questa violenza insensata è Giuliana Sgrena, la giornalista rapita in Iraq nel 2005 e oggi candidata per le europee del 25 maggio con la lista L’Altra Europa con Tsipras nel collegio Nord-Ovest. E il "luogo" dell’aggressione è la sua pagina Facebook. Decine di insulti. Che coinvolgono la Sgrena tirando in ballo, in una sorta di micro-impazzimento collettivo, la questione Marò e la memoria di Nicola Calipari, l’agente italiano morto durante il salvataggio della giornalista.
Le prime manifestazioni di violenza verbale iniziano il dieci maggio. La Sgrena pubblica sul suo sito ufficiale  -  e poi condivide su Facebook  -  un appello affinché si sostenga la sua candidatura. Lo sciacallaggio inizia pochi secondi
dopo. E si tratta di commenti che rientrano ampiamente nella sfera dell’irripetibilità. Rivolti non solo alla giornalista ma anche a chi cerca di riportare la discussione sui binari della civiltà e della corretta dialettica politica. Ma nulla da fare. C’è chi arriva a minacciare l’uso della forza. Quel "guardati le spalle" fa rabbrividire. C’è chi addirittura posta l’immagine di una pistola. Via così, fino ad oggi. 
Fino alla reazione e alla denuncia de L’Altra Europa con Tsipras. Che affida a un comunicato la propria indignazione. Prima l’esercizio di solidarietà, scontato: "Esprimiamo la totale solidarietà a Giuliana Sgrena, sottolineandone ancora una volta la professionalità come giornalista e l’impegno". Poi la richiesta. Alle forze politiche e alle autorità: "Speriamo e crediamo che questo incredibile comportamento venga condannato". C’è da augurarselo. Sta di fatto che la campagna della Sgrena non si ferma. Anzi: procede con "maggiore determinazione".
E con le offese,
la giornalista continua a ricevere numerosi attestati di vicinanza. "Non ho mai letto un numero così alto di commenti sessisti, ipocriti, razzisti, volgari e violenti", scrive Tiziana Ferrari. Commenti che purtroppo non si fermano. "Mummia", "Parassita", "Ingrata nei confronti della Patria". E via dicendo, in un vortice che tiene insieme superficialità e ignoranza. "Se fai un incontro vicino Riccione facci sapere, che ti facciamo una bella sorpresa". Ancora: chi augura "incidenti" e chi invita a bruciare in piazza il libro dedicato alla Primavera Araba recentemente edito dalla giornalista.
Parole che disgustano. Ma che non fermano l’impegno delle candidate della lista che sostiene il leader di Syriza. L’ultima iniziativa è quella lanciata dalla scrittrice napoletana Valeria Parrella, candidata al Sud. Si tratta di indossare un "sacchetto rosso", preparato da Casa Ruth, una cooperativa del casertano che si occupa dell’accoglienza di donne vittime di violenza o che vengono sfruttate
sui posti di lavoro. E, inoltre, continua la lotta per la "Risoluzione Estrela", in modo da dare piena applicazione, in Europa, al diritto all’aborto. Carmine Saviano,repubblica