Iraq, Mosul e Kirkuk nelle mani dei qaedisti. Il premier chiede lo stato d’emergenza
 











Il primo ministro iracheno, Nuri al Maliki, ha chiesto al Parlamento di dichiarare lo stato d’emergenza per fronteggiare l’offensiva dei miliziani jihadisti nel nord del Paese. Il governo, ha aggiunto al Maliki in una conferenza stampa trasmessa in diretta da Baghdad dalle tv satellitari panarabe, armerà chiunque decida di combattere i terroristi. Il premier ha inoltre annunciato la decisione del governo di "ristrutturare e riorganizzare" le forze di sicurezza e "ridisegnare i piani di crisi".
Le aree occupate. A indurre il premier a invocare misure speciali e a chiamare il popolo a raccolta, la caduta non solo del capoluogo Mosul, seconda città dell’Iraq, ma dell’intera provincia irachena di Ninive e di ampie parti di quella di Kirkuk (città inclusa) sotto il controllo delle milizie qaediste dello "Stato islamico dell’Iraq e del Levante" (Isis) dopo giorni e notti di scontri a fuoco e bombardamenti. Caduta certificata dall’annuncio del
presidente del parlamento iracheno Osama Nujayfi, tra l’altro fratello del governatore di Mosul.
Raid su Mosul. Il comandante delle forze speciali irachene, Fadhil Barwari, ha annunciato l’inizio di raid aerei su Mosul. Gli attacchi, ha precisato il generale, sono stati condotti attraverso caccia F-16 contro alcuni dei siti della città conquistati dai terroristi. Gli Stati Uniti e il segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, si sono detti "molto preoccupati" della situazione: "Deve essere chiaro che Isis rappresenta una minaccia per la stabilità dell’intera regione", ha riferito il portavoce del dipartimento di Stato Jen Psaki.
Mosaico etnico-religioso. Mosul è situata 400 chilometri a nord di Baghdad e conta oltre un milione e mezzo di abitanti, in maggioranza arabi di confessione sunnita, ma sono presenti numerose altre minoranze religiose ed etniche, tra cui turchi, turcommani e cristiani. Da almeno quattro giorni Mosul era sotto attacco, teatro di quotidiani scontri a fuoco
tra le forze di sicurezza e i guerriglieri dell’Isis impegnati in un’offensiva che coinvolge anche la capitale Baghdad e altre province irachene. Solo nel mese di maggio in Iraq sono state uccise in attacchi terroristici ottocento persone.
Residenti in fuga. La spallata dei qaedisti a Mosul è arrivata nelle ultime 24 ore. Stando a quanto riferito da fonti della polizia citate da Cnn, gli uomini del gruppo estremista, attivo anche in Siria, si sono impadroniti della sede del consiglio provinciale e di vari quartieri dopo combattimenti che hanno provocato "decine di morti e feriti". I miliziani, hanno precisato le fonti, si sono impadroniti ieri sera dell’edificio governativo nel centro della città e successivamente "hanno preso posizione in aree a est e a ovest", ingaggiando scontri con le forze di sicurezza. Molti residenti hanno lasciato le loro case per sfuggire alle violenze. Dopo essere stato costretto alla fuga, il governatore di Mosul, Athil al Nujaify, ha lanciato un appello
ai cittadini perché formino "comitati popolari" e combattano contro i jihadisti.
Il leader dell’Isis. I miliziani dell’Isis hanno già nelle loro mani la città di Falluja e la settimana scorsa si sono impadroniti per diverse ore di alcuni quartieri di quella di Samarra, sacra agli sciiti. Uno degli obiettivi dell’Isis, infatti, è di assumere un ruolo di riferimento agli occhi dell’insoddisfatta minoranza sunnita. Secondo fonti vicine al gruppo terroristico citate dall’emittente televisiva al-Hadath, a guidare la formazione estremista è Abdullah Yusuf, meglio noto come Abu Bakr al Khatuni, 44 anni, sembra originario proprio di Mosul.
Le accuse al governo. Sia al-Arabiya che al-Jazeera riportano la notizia che i miliziani hanno assaltato la prigione di Badush, a ovest di Mosul, liberando almeno 2725 detenuti. In precedenza, un’altra fonte della sicurezza aveva confermato all’agenzia turca Anadolu che i miliziani hanno assunto il controllo dell’aeroporto di Mosul e della sede della
direzione della polizia situata nel distretto di al-Dawasa. Pesanti accuse al governo federale di Baghdad arrivano dal premier della regione autonoma del Kurdistan, Nechirvan Barzani, attraverso la tv panaraba al-Arabiya: il governo centrale "non ha protetto abbastanza Mosul" e addirittura ha "impedito alle forze di sicurezza curde di intervenire quando i miliziani qaedisti hanno assaltato" la città.
I turchi sequestrati. Coinvolta nella vicenda anche la Turchia, dopo il sequestro di 28 camionisti turchi ad opera dei jihadisti. I conducenti trasportavano diesel dal porto di Iskenderun, nel sud della Turchia, alla centrale elettrica di Mosul, dove ad attenderli hanno trovato i miliziani. Una fonte ufficiale ha dichiarato che il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu è in contatto con le autorità irachene, curde e americane per arrivare al loro rilascio. "Non sono stati rapiti, ma trattenuti dai militanti Isis - ha precisato la fonte -. Per quanto ne sappiamo sono illesi. Abbiamo la
speranza che siano liberati una volta completato il trasferimento di carburante".