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Caso IMID di Campi Salentina
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E’ possibile che i membri di una commissione di inchiesta parlamentare, che indagano con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria, siano nominati a discrezione del presidente della commissione stessa, senza una selezione pubblica che valuti in modo trasparente la competenza? Evidentemente si, perché della “Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso dell’uranio impoverito”, fa parte Mauro Minelli, allergologo ed immunologo salentino, iscritto all’ordine di Lecce e nominato nel 2010 come consulente per la commissione di Palazzo Madama, presieduta dal senatore Rosario Giorgio Costa, anch’egli salentino. Ebbene il professionista, secondo il presidente dell’ordine dei medici di Lecce Luigi Pepe, non avrebbe alcuna competenza comprovata, in materia di uranio impoverito. “Lo dimostrerebbe lo stesso medico – dichiara Pepe – quando scrive nelle schede relative alla sua attività 2011, il numero dei casi visti nel centro IMID di Campi da lui diretto: nessun paziente per l’uranio impoverito, uno per la malattia rara pemfigo, due soli casi di malattie immunomediate, su un totale di 330 degenze l’anno, meno di un ricovero al giorno. Eppure – continua il presidente dell’ordine professionale – il governo pugliese avrebbe identificato il centro IMID di Minelli, non solo come centro di riferimento regionale per la diagnosi e cura dell’uranio impoverito, ma anche come facente parte della rete nazionale per la cura di malattie rare e immunomediate, come il pemfigo, la malattia di Behcet, la sindrome Churg – Strauss, la fascite eosinofila ” Tutta pubblicità ingannevole secondo Luigi Pepe, che arriva a far radunare il consiglio dell’ordine a maggio scorso, che all’unanimità decide di sospendere per un mese dall’ordine professionale, Minelli, per aver pubblicizzato l’IMID sul sito ufficiale, come centro di cura per patologie delle quali non ci sarebbe alcuna casistica ed esperienza registrata. Un’ accusa che il legale del medico, Luigi Rella, spedisce al mittente o tutt’al più inoltra all’Asl, perché non si sarebbe trattato di iniziativa privata, ma di un provvedimento dell’azienda sanitaria che, con atti deliberativi, avrebbe consentito al dottor Minelli di fare dell’IMID un riferimento in Puglia per la cura di malattie rare e immunomediate, compreso l’uranio impoverito. Non solo, le accuse che vengono mosse al medico vanno oltre. “Il dottor Minelli – dichiara Pepe in una conferenza stampa infuocata del gennaio 2013- ha ostentato a Palazzo Madama, titoli accademici e di servizio inesistenti.” Da alcuni verbali delle sedute della commissione parlamentare come quella del 28 settembre 2011 infatti, il professionista risulta professore e direttore dell’unità operativa dell’ospedale di Campi. “Titoli falsi -afferma Pepe – dal momento che direttore è solo il primario di un reparto ospedaliero, cosa che il centro IMID di Campi non è.” “Se c’è un errore – ha detto l’avvocato Rella – è stato commesso da chi ha scritto il verbale della seduta di commissione parlamentare, non è il mio assistito che si è presentato come primario o professore, ma è stato chiamato con questi titoli. come spesso si usa nell’opinione pubblica, chiamare uno specialista, professore.” Sull’utilizzo improprio di titoli di servizio, ci sarebbero poi dei precedenti. In una nota del 15 dicembre 2011, Fabio Musca, primario della medicina di Campi, dalla quale dipendeva l’IMID, segnala alla direzione dell’Asl, che il dottor Minelli apparirebbe illegittimamente direttore sull’intestazione di una cartella clinica, come se fosse primario di una struttura autonoma. In effetti con delibera regionale 1101 del 28 giugno 2011, il centro era stato riconosciuto unità operativa autonoma, ma l’Asl non lo avrebbe mai comunicato al dottor Musca che quindi, continuava a dare per scontato che l’IMID fosse ancora parte della medicina, tanto è vero che il primario a luglio 2011, riceve dai vertici sanitari l’ordine di sospendere i ricoveri della medicina, lasciando attivi solo quelli dell’IMID. Il che in mancanza di altro tipo di comunicazione, lasciava far pensare che l’ambulatorio delle malattie immunomediate appartenesse ancora al reparto di medicina, diretto da Musca. Il comportamento però di Minelli, era di tutt’altro tipo, gestiva in maniera del tutto autonoma l’IMID. Il 9 settembre del 2011, Musca segnalò alla direzione dell’Asl, spostamenti di attrezzature, arredi e suppellettili, da reparti chiusi del nosocomio di Campi, all’IMID, senza essere stato messo al corrente in qualità di responsabile. Spostamenti di materiale che avvenivano anche durante le sue ferie estive. Persino l’arruolamento di personale infermieristico nel centro di Minelli, avveniva a insaputa di Musca e senza alcuna prova selettiva pubblica e trasparente, come lo stesso primario denuncia in una nota del 2011. Una serie di illegittimità di carattere amministrativo che sarebbe stata commessa nell’organizzazione del centro IMID e delle quali l’Asl sarebbe stata al corrente. Ricoveri Illegittimi Così come era al corrente dei ricoveri effettuati durante tutto il 2012, quando la struttura per la cura di malattie immunomediate, non avrebbe potuto ricoverare, perché l’ospedale era stato già dismesso. “L’IMID – ha spiegato Pepe a gennaio scorso – non poteva accogliere ricoverati perché era ed è un ambulatorio, unico servizio esistente in un nosocomio vuoto, dismesso nell’estate 2011, in una struttura dove mancano i servizi più elementari di emergenza, dove neanche l’ascensore è a norma e dove come una casa di cura, dalle 17 del pomeriggio alle 9 del mattino seguente, i pazienti sono lasciati in una condizione molto simile a quella di un dormitorio, senza cioè alcuna assistenza medica.” In effetti come dormitorio ha funzionato l’ospedale di Campi, quando i locali della medicina oramai dismessi, hanno ospitato gli studenti dell’Aquila, invitati come relatori nel congresso IMID e ospitati a dormire dal 6 all’11 marzo 2012, con autorizzazione di Valdo Mellone, direttore generale dell’Asl. Della struttura semivuota poi, se ne fa un polo di eccellenza, come è scritto nella lettera del 2 gennaio 2013, che Pepe ha inviato alle autorità sanitarie locali e regionali: “ il governo Vendola ha riconosciuto nel centro IMID un polo di eccellenza, mettendo a rischio la salute dei pazienti che, in caso di complicanze non avrebbero alcun tipo di soccorso medico specialistico, così come prevede il decreto ministeriale” Resta da capire perché i pazienti dell’IMID, sono stati ricoverati in condizioni poco sicure in un nosocomio dismesso, e non si è preferito per maggiore tutela, ricoverare in un qualsiasi altro ospedale attrezzato vicino. In una intervista che Valdo Mellone rilasciò a telerama, spiegò che era impossibile tale trasferimento, perché i degenti avevano bisogno di aria sterile, perché soggetti a possibili allergie. In realtà dall’ufficio tecnico dell’Asl, non risulta che nell’IMID ci siano sistemi a pressione negativa, tale da rendere pulita l’aria per i ricoverati, cosa che esiste invece nell’ospedale di Galatina per esempio, presso l’ala di isolamento degli infettivi. Se dunque le degenze nel 2012 non erano legittime, chi li ha pagate? Valdo Mellone ha chiarito che tramite un finanziamento dell’Ares (agenzia regione sanitaria) di 100.000 euro, l’Asl ha potuto saldare le spese di degenza. “Briciole che non coprirebbero in realtà gli effettivi costi che – aggiunge Pepe – ammonterebbero a circa 2 milioni di euro l’anno” Se così fosse verrebbe facile pensare che i soldi potrebbero essere reperiti dal bilancio della stessa Asl, ovvero risorse pubbliche. Le degenze infatti non potevano essere pagate dal sistema sanitario, tanto che l’azienda sanitaria, fu costretta a bloccarle con un atto deliberativo di gennaio 2013, proprio perché la Regione non aveva dato l’autorizzazione in tal senso. Un progetto multidisciplinare Rimane ancora un dubbio sull’intricata vicenda IMID: l’Ares effettivamente aveva finanziato il cosiddetto progetto IMID., che consisteva non nell’attività di ricovero, bensì nella realizzazione di una serie di pacchetti di prestazioni specialistiche, che quindi presupponeva la collaborazione di più medici specialisti nel centro, secondo un modello multidisciplinare. Cosa che è stata ribadita dallo stesso Minelli , alla presenza di Mellone, durante la conferenza stampa, svoltasi in occasione del congresso organizzato dal medico, a marzo scorso. Di multidisciplinare però nell’IMID ci sarebbe ben poco, visto che manca personale specialistico e servizi, primo tra tutti il laboratorio analisi. Non a caso i prelievi effettuati a Campi venivano trasportati all’anatomia patologica di Lecce, sino anche a Tricase, con i dovuti costi. Non solo, il direttore generale chiarì durante la conferenza dell’otto marzo, che laddove ci fosse stata necessità di uno specialista, quest’ultimo si sarebbe spostato dall’ospedale di provenienza, a Campi. Un quadro che ha poco a che fare con un centro definito di eccellenza e multidisciplinare, davanti al quale anche gli stessi luminari presenti al congresso, presero le distanze, ammettendo solo la bontà dell’idea in linea generale, senza entrare nel merito di come, a livello locale, era stata realizzata. Forse prima di etichettare il centro IMID, come polo di eccellenza e riferimento per la cura delle malattie immunomediate, sarebbe utile capire come dovrebbe essere, facendolo funzionare in modo completo, prendendo esempio dalle realtà più virtuose. AL SUD UN CENTRO PER LE MALATTIE INFIAMMATORIE Il nosocomio di Campi Salentina (LE) cambia volto e diviene il Centro Imid per le malattie infiammatorie croniche immunomediate Era un ospedale con i giorni contati. Un piccolo ospedale di provincia, destinato alla chiusura secondo il piano di riordino della rete pugliese. I reparti trasferiti a Lecce e gli spazi lasciati vuoti riconvertiti in nuovi servizi sanitari. Una struttura dal futuro incerto. Che invece ha trovato una connotazione ben definita. Centro Imid per le malattie infiammatorie croniche immunomediate. Questo il nuovo volto del nosocomio di Campi Salentina, a dieci chilometri da Lecce, unico punto di riferimento del Sud per pazienti colpiti da un’ampia gamma di patologie causate da un cattivo funzionamento del sistema immunitario. Si va dal diabete all’artrite reumatoide, dal lupus alla celiachia all’asma e al morbo di Krohn. Da lunedì 14 marzo l’ospedale smetterà di funzionare come tale e assumerà le nuove sembianze. Mauro Minelli, direttore del centro, immunologo, ha partecipato alla creazione del modello Imid assieme a Ester Tattoli, presidente dell’associazione dei malati: “Finalmente esiste un luogo di cura per persone che pur affette da malattie molto diverse, ormai non più rare, che dipendono dal sistema immunitario, hanno bisogno di un’assistenza multidisciplinare. Qui troveranno specialisti di differenti branche, un day hospital, ambulatori e 10 posti letto per il ricovero”. Secondo Minelli ogni anno l’Imid si occupa di circa 4 mila pazienti: “Nel trattare questi problemi bisogna partire dal presupposto di non preoccuparsi solo dell’organo danneggiato ma di approfondire le cause del danneggiamento che spesso non vengono scoperte. Ecco allora che si arriva alla cronicità”. La finalità è “riunire in un unico contenitore queste malattie con un’evoluzione simile. Da un singolo apparato il danneggiamento si estende ad altri. I pazienti girano da ospedale a ospedale e la diagnosi non viene definita. Per non contare le inutili duplicazioni di esami, visite e spese per il paziente e il sistema sanitario”. Il modello Imid è nato nel 2005, ma solo dal 2008 ha trovato la sede nel centro in provincia di Lecce.sanitàSalento
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