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’Stop Tempa Rossa’, l’altra battaglia di Taranto contro le petroliere dell’Eni |
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Stop Tempra rossa, stop alla petroliere nel mare di Taranto. Il progetto dell’Eni arriva nella città jonica e un nuovo movimento nasce per bloccare la riconversione industriale del porto e le "scelte scellerate delle amministrazioni". Si chiama ’Stop Tempa Rossà ed è sorto per contrastare il progetto dell’Eni che vorrebbe sfruttare l’oleodotto Viggiano-Taranto per incrementare la movimentazione di greggio proveniente dal giacimento chiamato appunto Tempa Rossa, in Basilicata, e costruire a Taranto due serbatoi da 180mila metri cubi per il petrolio che lì prenderebbe la via del mare. Una prospettiva che - secondo gli ambientalisti - incrementerebbe a dismisura il traffico di petroliere nel porto - stimate in 90 o 140 all’anno, in base alle dimensioni e alla capacità di trasporto - e aumenterebbe in maniera esponenziale il pericolo di disastri ecologici. Non solo, il progetto comporterebbe l’ampliamento del porto tarantino con la costruzione di nuovi pontili idonei all’attracco delle maxi cisterne del mare. Uno spettro inquietante che si allunga sulla città, sfinita dall’emergenza ambientale. "Stiamo preparando un nuova informativa per la cittadinanza, insieme al lavoro di tutti i componenti offriremo alternative per lo sviluppo del porto" - dice la portavoce Daniela Spera, responsabile di ’LegamJonici contro inquinamento’. Il movimento ha organizzato per la prossima domenica una manifestazione di fronte la zona balneare Lido Azzurro, vicina allo stabilimento Eni e punto di ritrovo per numerosi tarantini. L’appuntamento è alle 10.30. "Per adesso il nostro intento è quello di informare i cittadini su quelli che potrebbero essere i rischi derivanti dall’avvio di Tempa Rossa", continua Spera, che, insieme ai portavoce Mimmo Battista e Marco de Bartlomeo, punta a far chiarezza sul progetto attraverso una relazione dettagliata, presentata alla cittadinanza negli scorsi giorni. Il giacimento Tempa Rossa si trova nell’alta Valle del Sauro ed è considerato dalla Goldman Sachs di New York, una delle banche americane più rinomate, tra i 128 progetti più importanti al mondo. Anche le istituzioni italiane si sono mostrate in accordo con l’avvio del programma, e il Comune di Taranto, entro il 30 luglio, dovrà fornire una risposta al governo sul progetto che, se approvato, darà i via ai lavori di l’ampliamento del sito industriale all’interno del porto cittadino. Le informazioni raccolte dal movimento che sono state inserite nel documento diffuso dagli attivisti riguardano principalmente i dati raccolti dall’Ispra relativi agli sversamenti di prodotti petroliferi. Si legge: "Le gravi conseguenze ecologiche e finanziarie dovute a uno sversamento possono essere ridotte; tuttavia in Europa non esiste un numero sufficiente di navi che possa intervenire in caso di inquinamento derivante da perdite di idrocarburi". Il porto di Taranto sarebbe destinato - secondo il movimento - a battere il record italiano di incidenti con sversamenti di derivati petroliferi in mare. L’incompatibilità di Tempa Rossa non è solo ambientale, ma il progetto colliderebbe anche con l’economia locale tarantina: "Le scellerate scelte e le concessioni accordate dalle amministrazioni locali e dallo Stato hanno sottratto le aree vitali strategiche per l’accesso alla città - scrivono gli ambientalisti - destinandole a poche imprese private contro l’interesse pubblico e contro le reali necessità di tutta la comunità locali". Rita Murgese,repubblica |
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