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Spese folli delle ASL Puglia
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Aperture fino a sera per effettuare visite ed esami con prestazioni aggiuntive di medici e infermieri. Nella prima fase conclusa a maggio sono stati spesi 8 milioni di euro, ma non si sono raggiunti i risultati sperati. "Da una prima analisi - si leggeva in una relazione della Regione messa a punto nei giorni scorsi - il Policlinico di Bari avrebbe ridotto considerevolmente i tempi di attesa". Le notizie positive finivano qui, visto che le Asl non avevano centrato l’obiettivo. In alcune aziende sanitarie si è raggiunto il paradossale risultato di allungare i tempi di attesa degli esami. Molti pazienti contattati dai Cup si sono rifiutati di anticipare i tempi delle loro visite, alimentando dubbi sull’appropriatezza delle prescrizioni. Per questo ora il nuovo assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, vuole vederci chiaro e portare le carte alla Corte dei Conti. "Non basta più fermarsi all’Asl barese, su questa vicenda vado fino in fondo" è il ragionamento di Pentassuglia alla guida del più importante assessorato della Regione da poco più di un mese. Il timore dell’assessore è che quanto rilevato dall’ispezione del ministero dell’Economia nell’Asl di Bari, con danni erariali per milioni di euro nel periodo 2008-2012 a causa di prestazioni aggiuntive gonfiate dai medici, possa essersi ripetuto in tutta la regione proprio attraverso la sperimentazione delle visite notturne. Per questo ora si procede con controlli a tappeto con una commissione di indagine interna a partire da Bari. Non a caso ieri mattina Pentassuglia ha convocato in assessorato il manager dell’Asl del capoluogo di regione, Domenico Colasanto: "Ho invitato il direttore generale a presentare al più presto le sue controdeduzioni, esattamente come ha già richiesto il presidente Vendola, insieme a una relazione analitica ". Anche in questo caso il ragionamento di Pentassuglia è chiaro: "Non sono un tagliatore di teste, ma bisogna accertare le responsabilità". Guarda caso proprio in queste ore la fase di verifica si allarga a tutte le Asl. Oggi pomeriggio l’assessore porterà in giunta le delibere con le valutazioni sull’operato di tutti i manager delle aziende sanitarie locali (ad esclusione del dg di Foggia) fatte dalla Commissione regionale e pronte da giugno. Valutazioni per niente positive, visto che per quanto riguarda l’obiettivo dell’informatizzazione del sistema, tutti i manager, ad esclusione della Asl Bat, sono stati bocciati. Oggi in giunta Pentassuglia porterà anche un progetto sull’avvio della centrale unica di acquisti. Un modo per invertire la rotta della sanità pugliese, travolta dalle spese pazze. Domani l’assessore andrà a Roma per chiudere la partita delle 900 assunzioni che potrebbero ridare respiro agli ospedali pugliesi: "Un risultato enorme per tutto il sistema sanitario, ma rischia di essere completamente annullato da questi scandali". Spese pazze della Asl, Colasanto sente la poltrona franare:"Io severo con i privati, la Regione no" - "Non potrei subire l’onta della rimozione, senza parlare. E non ne uscirebbe bene il centrosinistra". Si sfoga il dg di Asl Bari, Domenico Colasanto. Nel quartier generale di lungomare Starita, il manager chiacchiera con gli amici e tradisce avvilimento e rabbia. Rischia la destituzione “per giusta causa". La principale fabbrica della salute di questa regione, sarebbe commissariata. Ad accendere la miccia della polemica sono i risultati non del tutto lusinghieri proprio a proposito di Asl Bari, saltati fuori da un’indagine ministeriale che fotografa la riorganizzazione del sistema sanitario a partire dall’1 gennaio del 2007, l’anno in cui si decide di accorparne quattro, di Asl, per fare prendere forma a un pachiderma politico-burocratico grande 7mila dipendenti. Dagli allegri affidamenti di forniture ospedaliere all’eccessivo ricorso agli straordinari, "i rilievi fatti dal ministero dell’Economia sono uno spaccato inquietante: l’illegalità è capillarmente diffusa in tutto il sistema. Credo onestamente sia giunto il momento in cui l’autocritica la facciano anche i soggetti che operano all’interno del sistema stesso, dal lato dell’organizzazione professionale e da quello dell’amministrazione e della gestione". Lo diceva il governatore Nichi Vendola non più tardi di quattro giorni fa. E queste parole lasciano intendere che non tira un’aria buona per Colasanto, il comandante in capo di questa "Concordia dell’assistenza". Prima però di passarlo per le armi, da lungomare Nazario Sauro concedono dieci giorni al diretto interessato per spiegare, raccontare, chiarire. Sono sessantadue le contestazioni mosse dai segugi del Mef. Ma nel dossier degli ispettori, la premessa è eloquente: "Occorre dare atto all’attuale dirigenza aziendale dell’apprezzabile lavoro svolto per realizzare gli obiettivi fissati dal piano di rientro. Poiché, infatti, la svolta nel miglioramento di alcuni indicatori di efficacia e di efficienza inizia a manifestarsi proprio a seguito dell’insediamento dell’attuale vertice, avvenuto l’1 luglio 2011". Invece "negli esercizi pregressi al 2012, non esistevano progetti di razionalizzazione e integrazione dei processi assistenziali, delle attività amministrative, e di supporto tra le diverse aree territoriali dell’azienda". Non che Colasanto non abbia peccati: di due-tre contratti, con un medico e un paio di informatici, avrebbe potuto fare a meno. Ma niente di più. "Dimostrerò che non c’è stato omesso controllo e che ho perfino recuperato somme indebitamente percepite dai medici di medicina generale. Mi sono limitato, sempre e comunque, a attuare le disposizioni regionali " insiste con i soliti amici, che lo ascoltano in silenzio. Come quando Asl Bari contesta a una clinica privata di utilizzare "in modo flessibile" i posti letto accreditati per acuti. La Regione, tuttavia, "esprime parere favorevole ", che però, secondo i requirenti romani, "è palesemente in contrasto con il quadro normativo in essere". Sono gli stessi requirenti a tirare le somme: "Con riferimento a un solo caso esaminato relativo alla casa di cura "Santa Maria", che si ritiene non sia isolato, si calcola un danno alle casse aziendali pari a 11 milioni 840mila 018 euro, come facilmente rilevabile dall’esame della documentazione allegata". Accadeva nel 2008. Comunque la pensiate, non sarà facile sbrogliare questa matassa. La destra, a cominciare dal capogruppo di Fi Ignazio Zullo, alza la voce. La sinistra, con Pino Romano, ironizza: "Zullo è così, prendere o lasciare. Molto spesso lo lasciamo." Dai compensi d’oro per l’extramoenia all’appalto a caro prezzo, tutte le accuse all’Asl di Bari - Seicentomila euro pagati a un’azienda non si sa per quale motivo. Milioni di euro invece mai versati ai fornitori che hanno creato una voragine in bilancio per via degli interessi, oltre a sprechi, assunzioni e maquillage di bilancio. Non ci sono soltanto i medici di base e le commissioni nelle 132 pagine di relazione che il ministero della Salute ha notificato alla Asl di Bari. C’è uno spaccato di una gestione sanitaria degli ultimi anni, anche prima che arrivasse l’attuale manager Domenico Colasanto, per alcuni versi imbarazzante, con casi precisi di sprechi, sciatterie e confusione burocratica. I PAGAMENTI Uno dei problemi principali della gestione della Asl (comunque migliorato nell’ultimo anno) è il ritardo nei pagamenti. "L’accumulo di rilevanti ritardi nella registrazione delle fatture e nei pagamenti ai fornitori che, unitamente all’incertezza dell’entità delle masse debitorie e creditorie e alla loro vetustà, hanno reso inattendibile sia la contabilità analitica che quella generale. Ciò ha procurato e continuerà a procurare pesanti ripercussioni in ordine ai consistenti interessi di mora da corrispondere ai fornitori". Immediatamente fanno un esempio pratico. "Il 22 aprile del 2013 l’agenzia delle entrate di Latina ha emesso un avviso di liquidazione che intima di pagare alla ditta Abbot srl la somma di sette milioni e mezzo ". Una spesa enorme che però è aumentata del 20 per cento all’incirca. Tra spese e interessi, quel credito oggi "comporta un maggiore esborso di un milione e 320mila a carico del bilancio aziendale". IL BILANCIO Una situazione questa che rende, secondo gli ispettori, il bilancio di quella che è la Asl più grande d’Italia - bilancio non a caso bocciato dai revisori dei conti - assolutamente inaffidabile. "I dati del 2013 - scrivono potrebbero far pensare a un miglioramento delle partite debitorie per interessi verso fornitori. A un più attento esame, tuttavia, si ritiene che il miglioramento sia solo contabile essendo la conseguenza della mancata contabilizzazione di interessi passivi in seguito al loro mancato riconoscimento mediante l’adozione degli appositi atti deliberativi". La sostanza, dicono quindi, sarebbe diversa dalla forma. I SEICENTOMILA EURO FANTASMA Anche perché mentre alcune aziende aspettavano di essere pagate quanto gli doveva, per altre i conti erano diversi. E’ il caso dell’appalto per l’informatizzazione della contabilità. Una gara di esternalizzazione "inutile" dicono gli ispettori, perché tutto si poteva fare internamente, che viene comunque affidata a una ditta (HB. it) di poco più di duecentomila euro all’anno. Il sistema però non funziona, "la ditta è inadempiente " dicono gli ispettori. Eppure "pur l’HB. it group non avendo adempiuto agli obblighi contrattuali e, pertanto, ha indebitamente percepito il compenso di 200mila euro. Si evidenzia però che nel periodo dal 16 luglio del 2006 al 24 ottobre del 2013 il partitario della ditta in questione mostra pagamenti per un ammontare complessivo di 873mila euro per i quali non è stato possibile ottenere chiarimenti dall’Azienda né rintracciare il sottostante atto contrattuale relativo alla differenza di pagamenti 873mila e i 220mila dovuti". LE LISTE D’ATTESA Per abbattere le liste d’attesa nel corso degli anni la Asl ha rilasciato una serie di autorizzazioni all’attività intramoenia, cioè la possibilità ai medici di svolgere visite private all’interno della struttura. I pochi controlli e una deregulation hanno però portato a due paradossi secondo gli ispettori: le liste di attesa sono aumentate e alcuni medici hanno lavorato più privatamente che nel pubblico. "L’operazione - scrivono comporta riflessi negativi sulle liste di attesa i cui tempi, di conseguenza, tendono ad allungarsi invece che a essere abbattuti. Con la motivazione di abbattere le liste di attesa, tra l’altro non proprio critiche, l’Azienda ha provveduto al rilascio di eccessive autorizzazioni all’esercizio delle prestazioni aggiuntive in libera professione aziendale senza il rispetto dei criteri imposti dal quadro normativo: carenza di organico, temporaneità, urgenza, abbattimento liste di attesa". Qualche esempio. Nella cardiologia a fronte di 861 prestazioni per ciascun singolo dirigente, un medico ne ha svolte 785 in intramoenia. In Ostetricia a fronte di 986 prestazioni "pubbliche"duemedicinehanno registrate "2.096 e 1.468 private, che sono nettamente superiori al limite massimo di 986,57 prestazioni medie rese in attività istituzionali". LE ASSUNZIONI Il ministero interviene anche sul discorso delle stabilizzazioni stigmatizzando però quanto accaduto nella Asl di Bari. "Le assunzioni a tempo determinato - scrivono - o con contratti di co. co. co più volte rinnovati, in alcuni casi sono avvenute senza alcuna selezione pubblica ma per chiamata diretta. Violazioni che prefigurano i presupposti fondamentali che rendono illegittime le stabilizzazioni e determinano responsabilità a carico dei dirigenti che hanno autorizzato le assunzioni". È vero però che c’è un contenzioso in corso perché è stata la Regione ad autorizzare la sanatoria, ma "qualunque sarà il giudizio di merito sulla questione - concludono gli ispettori - si ravvisano comunque responsabilità aziendali nell’utilizzo del lavoro flessibile senza aver prima dimostrato di aver raggiunto la piena utilizzazione della capacità produttiva". Tutte le Asl nel mirino: "Chi ha lucrato, pagherà" - I controlli vanno avanti e venerdì mattina Pentassuglia incontrerà i direttori generali di tutte le Asl per avere sul tavolo una relazione completa su i risultati raggiunti dal piano di abbattimento in Puglia. L’obiettivo è chiaro e lo spiega lo stesso assessore: "Devo fare tutte le valutazioni e capire come sono stati spesi i 12 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione. Voglio fare chiarezza fino in fondo. Non vorrei che qualcuno un domani chiami il mio assessorato a rispondere di una responsabilità che non ha". Nel caso, sarà lo stesso Pentassuglia a portare le carte dai giudici. Più tardi in una nota ufficiale l’assessore ribadirà il concetto: "Avendo investito 12 milioni di euro, ci attendiamo che gli stessi producano il miglior risultato e non vengano dissipati nemmeno in piccola parte". Intanto si soffia ancora sul fuoco della prima polemica esplosa nei giorni scorsi, quella sulle spese pazze nell’Asl di Bari. Il presidente Vendola aveva parlato di illegalità di sistema. "La questione delle ore aggiuntive - ha detto il presidente dell’Ordine dei medici di Brindisi, Vinci - deriva direttamente dai tagli alle spese, seguiti al piano di rientro. È stata una scelta della politica". Più duro il commento di Franco Lavalle, segretario regionale dell’Ussmo: "Non permetteremo che si possa fare di tutta l’erba un fascio. Abbiamo da subito contestato l’uso delle prestazioni aggiuntive per le liste d’attesa, ma non siamo stati ascoltati". Quella di ieri doveva essere anche la giornata di presentazione in giunta regionale, da parte di Pentassuglia, delle delibere contenenti le valutazioni su tutti i manager Asl (tranne quello di Foggia). Ma in giunta si è parlato di tutto tranne che di giudizi sul manager Asl. Quel che è certo è che Pentassuglia sta cercando di superare l’onda degli scandali per invertire la rotta della sanità pugliese. Venerdì prossimo, al ritorno da Roma, l’assessore potrebbe annunciare l’avvio dell’80 per cento delle 2100 assunzioni di medici e infermieri autorizzate dal governo. "Mi riservo il restante 20 per cento per ulteriori novità che potrebbero emergere con la nuova programmazione sanitaria" conferma ancora Pentassuglia. Sprechi in sanità, Vendola: non si può sempre dire "è colpa della politica" - “Ho appreso che l’Ordine dei Medici si è risentito per le mie parole. Chiedevo a tutti di non cercare un capro espiatorio, ma di mettere a fuoco esattamente la capillarità delle dinamiche corruttive in sanità”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha commentato a margine della conferenza stampa di presentazione del bilancio degli incentivi varati in favore delle imprese, la vicenda relativa ai presunti sprechi all’interno della Asl di Bari rilevati in una relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. “C’è la responsabilità di ciascuno – ha proseguito Vendola – che va chiamata in causa. Non si può sempre dire: è colpa della politica. Se un chirurgo lascia il bisturi nella pancia di un paziente, non si può dire: è colpa della politica. Io ero rimasto molto impressionato dalla lettura della relazione degli ispettori del Ministero dell’Economia e forse per quello ho reagito dicendo che ognuno deve fare autocritica”. “Vorrei rassicurare l’Ordine dei Medici – ha spiegato il Presidente Vendola – : so benissimo che tantissimi medici lavorano oltre il normale orario di lavoro con spirito di abnegazione, con amore nei confronti dei pazienti, con competenza. Tuttavia, ci sono altri medici che lavorano con furbizia e violando le regole. Questo non va bene. Se un medico è in vacanza e contemporaneamente viene remunerato per prestazioni aggiuntive, è evidente che c’è qualcosa che non funziona. È forse colpa della politica?”. Il Presidente della Regione Puglia si è detto poi “molto meravigliato del fatto che nella conferenza stampa di ieri prendesse la parola il dirigente dell’Ordine dei Medici di Brindisi, il dott. Emanuele Vinci. Lui è stato per sei anni Direttore Sanitario della Asl di Brindisi e la sua mancata riconferma in quel ruolo è stata determinata esattamente dal conflitto che il Direttore Generale Paola Ciannamea ha agito in quella Asl sul tema delle prestazioni aggiuntive. C’è, insomma, chi ha cominciato a mettere il dito sulla piaga e chi, probabilmente, preferiva mettere la maschera a copertura di ciò che non andava bene. Chi ha operato in una certa maniera, non può fare tutte le parti in commedia”. FIMMG scrive ai direttori dei principali quotidiani locali: verificare le informazioni prima della gogna mediatica ! - Il Segretario provinciale FIMMG Giovanni Sportelli ha rilasciato la seguente dichiarazione in merito alle verifiche amministrativo-contabili sulla ASL BA. “In questi giorni sono apparsi numerosi articoli riguardanti le verifiche in oggetto, nell’esercizio del diritto di cronaca normativamente tutelato. In relazione a tanto, però, la scrivente Organizzazione sindacale non può non ricordare che le notizie riportate dagli organi di stampa hanno un impatto notevolissimo sulla immagine e sul decoro di coloro i quali sono esposti al giudizio del lettore. In particolare, più volte gli articoli hanno riportato espressioni che, fino a prova definitiva della responsabilità di alcuno, rappresentano una sorta di giudizio senza contraddittorio e senza appello, in particolare per i medici di medicina generale il cui lavoro è fondato sul rapporto di fiducia con l’assistito. Per questi motivi, sarebbe opportuno, oltre che eticamente corretto, che le affermazioni contenute nella relazione ministeriale di verifica – che ha originato il tutto - siano verificate dal giornalista e non siano asetticamente riportate senza un preventivo controllo. La scrivente ha chiesto copia della relazione ma ancora non la ha ottenuta. Tuttavia, dalle notizie riportate, pare di cogliere che molte situazioni non sono addebitabili a comportamenti dolosi dei medici di medicina generale, come il lettore potrebbe comprendere leggendo gli articoli. Ad esempio, quanto riportato circa la partecipazione all’UVM da parte dei medici di medicina generale non corrisponde al vero. Infatti i medici, per contratto regionale hanno diritto al compenso “per la partecipazione all’UVM”. Ma qualcuno è andato a verificare le norme sull’UVM? È sin troppo facile riportare le conclusioni della relazione che descrive improbabili moltiplicazioni di compensi. Ma dovere del giornalista è anche quello di non fermarsi alla relazione (che è un atto di parte e non la decisione di un giudice imparziale e terzo) e andare a verificare. L’UVM, come previsto dal Regolamento Regionale n. 4/07, è una equipe multi professionale in grado di leggere le esigenze di pazienti con bisogni sanitari e sociali complessi. È composta da un coordinatore socio-sanitario nominato dal direttore del distretto, dall’assistente sociale, dal medico di medicina generale, da medici specialisti o altre figure professionali individuate dalla ASL competente. L’UVM “elabora il progetto socio-sanitario personalizzato, che deve essere condiviso con l’utente e con il nucleo familiare e da essi sottoscritto” e può essere modificata con l’individuazione di specialisti di discipline diverse secondo le patologie del singolo paziente (geriatra, psichiatra ecc.). Quindi ogni cittadino ha e deve avere la sua Unità per valutare le sue personali e specifiche esigenze socio-sanitarie. Non sono invenzioni del medico, è scritto nella norma regionale. Il numero di UVM tenutesi in un singolo giorno non è un capriccio del medico. L’avvio delle procedure per l’erogazione degli assegni di cura in Puglia ha determinato un aumento delle prestazioni richieste dai cittadini e quindi dei casi da sottoporre ad UVM. Ecco perché 5 o 10 casi in un giorno. Ciascun caso ha avuto la sua UVM, spesso con la partecipazione di soggetti diversi oltre al medico. Ma nessuno ha detto, perché nessuno ha verificato, che, al fine di contenere i costi, i medici nell’anno in corso hanno accettato di ridurre il compenso del 50%, pur continuando ad effettuare le prestazioni alla stessa maniera. Il fatto che nella relazione ciò non sia riportato (o almeno i giornali non lo hanno riportato, si saprà solo quando il testo integrale sarà disponibile), non scusa il giornalista che non faccia i dovuti controlli e metta alla berlina una intera categoria di professionisti tout court. Analogamente, per quel che riguarda la questione della rimozione dei punti di sutura, riportata in maniera superficiale e semplicistica, vi è da dire che generalmente si rimuovano tutti i punti della sutura in una sola volta, tranne che nei casi in cui vi sono complicanze che richiedono ripetuti interventi sulla stessa sutura per evitare conseguenze pregiudizievoli al paziente. Anche in questo caso, la generalizzazione del comportamento, così come riportata, è errata e ingenerosa e non risulta che il caso sia stato approfondito nemmeno dalla ASL BA. Vi invito quindi ad un comportamento professionale ispirato a canoni di eticità e moderazione, poiché additare i medici al pubblico ludibrio (e meno male che ad oggi non sono stati pubblicati nomi o luoghi precisi), probabilmente attira il lettore ma non serve a salvaguardare la dignità del Servizio Sanitario che va protetto –come i responsabili di eventuali reati vanno puniti- poiché garantisce a chiunque, senza distinzioni, un accesso gratuito alle cure. La sua distruzione gratuita (a cominciare dalla figura del medico) non serve a nessuno, la conoscenza delle dinamiche e il contributo alla correzione di possibili distorsioni del sistema invece servono. Alla luce di quanto sopra, resta riservata ogni azione, anche risarcitoria, ove se ne dovessero verificare i presupposti”. Antonello Cassano,Lello Parise,Giuliano Foschini,repubblica |
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