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Senato, riforme: al voto finale il ddl Boschi
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Concluso nella serata di ieri l’esame dei 40 articoli del ddl Boschi e relativi emendamenti, l’assemblea di Palazzo Madama si appresta a dare il via libera, in prima lettura, alla riforma del Senato e alla modifica il titolo V della Costituzione. A Palazzo Madama la seduta ha avuto inizio alle 9,30, come preannunciato ieri sera dal presidente Pietro Grasso, con le dichiarazioni di voto. Gli interventi previsti sono dodici, subito dopo interverranno, in dissenso, la senatrice a vita Elena Cattaneo e il senatore del Pd Vannino Chiti. A seguire, il voto finale sull’intero provvedimento, che dovrebbe arrivare in tarda mattinata. Ma si tratta solo del primo passaggio, visto che occorreranno almeno altre tre letture tra Camera e Senato, sempre che non intervengano modifiche. Non dovrebbero esserci sorprese sull’esito del voto al disegno di legge costituzionale di revisione della parte II della Costituzione, che reca "disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione". Renzi in Aula? Tra i banchi del governo è presente il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, c’è anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Mentre c’è attesa per la presenza o meno in Aula del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il premier nel pomeriggio dovrebbe presiedere l’ultimo Consiglio dei ministri prima delle ferie, iniziate già ieri per i deputati e che oggi dovrebbero prendere il via anche per i senatori. Poi, tra fine mese e inizio di settembre la ripresa in pieno dell’attività di governo e politico-parlamentare. I senatori del Movimento 5 Stelle, dopo essersi auto-esclusi dai lavori sul ddl Boschi nei giorni precedenti, hanno lasciato l’Aula del Senato prima del voto, dopo l’intervento del capogruppo Vito Petrocelli. "Il Movimento 5 Stelle questo governo l’ha già sfiduciato e lo sfiducia anche oggi", ha detto Petrocelli, dopo aver denunciato il "fallimento" di Renzi. "Ma chi l’ha visto il confronto? In quest’Aula abbiamo visto un ministro che twitta e rivolge sorrisi verso i banchi di Forza Italia", ha anche detto Petrocelli, dopo aver spiegato di non volersi rivolgere né al governo né a Renzi, ma agli italiani e di aver consegnato le "centinaia di mail che sono arrivate a tutti i senatori" M5S e che contengono "gli emendamenti che gli italiani" avrebbero voluto inserire nella riforma. Anche la Lega non parteciperà al voto finale, decisione maturata nelle ultime ore per marcare una totale presa di distanza dalla riforma. La conferma è arrivata dal capogruppo Gian Marco Centinaio: "Non possiamo essere complici di chi sta affossando questo Paese". Centinaio ha attaccato duramente il premier Matteo Renzi ("rampante e all’apparenza riformista") ma ha puntato il dito anche contro il presidente del Senato Pietro Grasso per la gestione dell’Aula durante il dibattito sul ddl. "Ci siamo trovati ad essere dei semplici ratificatori di decisioni prese altrove". Non voteranno Sel e gruppo misto. "Abbiamo deciso, insieme a tutte le altre opposizioni, di astenerci dal voto finale sulla riforma della Costituzione, invece di limitarci al voto contrario, per segnalare che questa riforma è stata imposta con la forza muscolare e con ottusa brutalità dal governo e da una metà del Senato. I senatori di Sel e anche quelli del gruppo misto non possono legittimarvi, nemmeno con il voto contrario, e quindi non parteciperanno alla votazione" ha annunciato il capogruppo Loredana De Petris, nel corso delle dichiarazioni di voto. E in sede di dichiarazioni di voto anche Gal ha annunciato la sua non partecipazione al voto. Il vice capogruppo, Fabio Maria Scavone: "La riforma non può essere il volto del governo in carica, non risolverà" la crisi economica "ed è pericoloso e ingiusto farlo credere agli italiani". Scavone ha anche ricordato "le continue ingerenze del governo e le troppe provocazioni che dall’esterno hanno scandito la riforma". Tra i banchi del Pd circolano foglietti. Vannino Chiti, esponente dem tra i più esposti nella critica alla riforma interna al partito, ha portato a Luigi Zanda un manifestino in bianco e nero, che il capogruppo Pd ha guardato con attenzione e poi ripiegato. A distanza, riferiscono le agenzie, si possono leggere in testa i nomi dello stesso Chiti oltre a Civati e Mineo. Qualche riga sotto, a caratteri cubitali, la scritta "Vergogna". Chiti ha portato al presidente del Senato Pietro Grasso un altro foglietto, probabilmente dello stesso contenuto di quello consegnato a Zanda. Tra i "dissidenti" del Pd, ha parlato Felice Casson: "Sicuramente non votiamo sì". Casson non ha svelato se si asterrà, consapevole che al Senato l’astensione vale come voto contrario, o uscirà dall’Aula. "In ogni caso - ha sottolineato - i nostri voti sono ininfluenti, perché la maggioranza assoluta c’è e la maggioranza dei due terzi non può essere raggiunta". Mentre Massimo Muchetti utilizza il suo blog per annunciare la sua non partecipazione, scrivendo di "riforma sbagliata per quattro ragioni principali. La prima, i tempi. La priorità del governo avrebbe dovuto essere l’economia. La notizia di questi giorni non è il Senato che approva questa legge ma l’Italia in recessione". Durante le dichiarazioni di voto, Alessandro Maran, vicepresidente del gruppo Scelta Civica, dichiara il sostegno allo "sforzo" del governo nel portare a termine la riforma Costituzionale. "Madrid è tornata a crescere grazie alla riforma del lavoro, noi ci aspettiamo che il governo affronti la riforma del lavoro, della spesa, della giustizia, con la stessa determinazione con cui ha affrontato la riforma del Senato". Sì alla riforma anche dal Gruppo per l’Italia, rappresentata dal capoigruppo Lucio Romano: "La stagione delle decisioni è arrivata. Sì, in prima lettura, ma è arrivata. Il Gruppo Per l’Italia voterà favorevolmente questa riforma". Per Ncd, intervento di Gaetano Quagliariello: "Abbiamo cominciato cambiando noi stessi, dovremo concludere il cammino cambiando l’Italia. Abbiamo davanti a noi una grande occasione e la consapevolezza che difficilmente ve ne sarà un’altra. Per questo, innanzi tutto per questo, il Nuovo Centrodestra dirà sì a questa riforma". Ma Quaglieriello ha parlato anche dell’Italicum, su cui Ncd si batte per preferenze e ritocco delle soglie: "Noi non condurremo mai una battaglia corporativa o di interesse. Condurremo a viso aperto una battaglia di sistema, sulla quale auspichiamo la convergenza di tutte le forze interessate a costruire istituzioni che stiamo armonicamente in piedi, a cominciare dalle forze della maggioranza. Perché, a fronte di un Senato con elezione di secondo grado, sarebbe intollerabile una Camera di nominati". Il capogruppo Paolo Romani certifica il "sì" di Forza Italia e fa notare "il clima di legittimazione politica" alla base del ddl Boschi: "E’ possibile lavorare in maniera condivisa, individuando una mediazione alta, le regole si scrivono insieme, questo è solo l’inizio. Oggi il Senato dimostra di non essere una Casta. Questa riforma porta due firme: quella di Renzi e quella di Berlusconi. Stiamo scrivendo una pagina storica". Ma "al governo - ha aggiunto - non riconosciamo il merito di aver tagliato le tasse. Vi siete dimenticati delle aziende. Noi faremo opposizione vera, leale e responsabile".
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