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Il Pil tedesco conferma il calo: -0,2%, i listini peggiorano con gli indici Pmi
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La settimana inaugurale di settembre parte sotto il segno del rinnovato confronto tra fautori dell’austerità e possibilisti della flessibilità in tema di conti pubblici, dopo la notizia di una telefonata del cancelliere tedesco, Angela Merkel, al governatore della Bce, Mario Draghi, per chiedere lumi sulle sue recenti affermazioni pubbliche, lette come un invito all’allargamento dei cordoni da parte dei politici europei per sostenere la difficile ripresa. Eppure proprio oggi la Germania ha confermato tutte le difficoltà economiche mostrate da alcuni recenti dati macroeconomici: la crescita del Pil tedesco nel secondo trimestre si è confermata pari all’1,2% annuo, in linea con le attese degli analisti, mentre su base trimestrale si è confermata la prima stima e cioè una flessione dello 0,2%. La rilevazione si accompagna ad altri dati importanti di giornata, che riguardano i Pmi manifatturieri: indicatori importanti perché segnano le impressioni dei direttori agli acquisiti delle aziende e sono quindi anticipatori del ciclo economico. In Italia, il dato è in calo a 49,8 punti ad agosto, in discesa dal 51,9 di luglio e al livello minimo su 14 mesi. Sotto la soglia di 50 punti, il Pmi indica una contrazione economica. Male anche la Francia, dove l’indicatore di Markit si attesta a 46,9 punti, mentre la Spagna sale a 52,8. Dalla stessa Germania, già gelata dal Pil, arrivano segnali di rallentamento che gli analisti non attendevano e così il complesso dell’Eurozona scivola ai minimi da oltre un anno. La settimana (agenda) è improntata comunque all’attesa per la riunione del board della Bce di giovedì prossimo: molti chiedono a Draghi nuovi interventi anti-deflazione, lui stesso ha aperto a possibili nuovi stimoli straordinari, ma l’impressione è che sia ancora troppo presto per un quantitative easing - l’acquisto massiccio di titoli sul mercato - in stile Fed. I listini europei peggiorano dopo le indicazioni giunte da Markit, passando in rosso dopo che agosto è andato in archivio - per i mercati globali - come il miglior mese dallo scorso febbraio. A spingere gli acquisti è stata l’aspettativa per le nuove mosse della Bce e per una politica ancora accomodante della Fed, ma sullo sfondo i timori geopolitici e le mosse aggressive di Vladimir Putin sulla questione ucraina non lasciano tranquilli. Prova ne è la continua pressione sul rublo, sempre debole verso il dollaro e ai minimi di sempre. La giornata si preannuncia comunque di tono minore, in quanto a volume di scambi, visto che Wall Street oggi è chiusa per la festa nazionale del Labor day. Pausa anche per gli altri mercati, obbligazionario, valutario e delle materie prime. A Milano l’indice Ftse Mib gira in negativo e lascia sul terreno lo 0,55%. Cambiano segno anche gli altri listini Ue: Francoforte lima lo 0,25%, in linea con Londra, Parigi perde lo 0,4%. A Piazza Affari si guarda a Mps, sul quale il Credit Suisse ha riavviato la copertura con rating neutral. Giornata importante anche per Luxottica, che riunisce il board per calendarizzare l’addio dell’ad, Andrea Guerra, e ragionare sul futuro vertice. L’euro è ai minimi da un anno sul dollaro. La moneta europea si attesta a 1,313 contro il biglietto verde mentre il cross con lo yen resta stabile in area 136,7. Si restringe in avvio di settimana lo spread tra Btp e Bund tedeschi: il differenziale di rendimento si attesta a 151 (circa 154 alla chiusura di venerdì) con un rendimento che torna sotto il 2,4% sul mercato secondario per il titolo tricolore. In mattinata, la Borsa di Tokyo ha archiviato la prima seduta della settimana in rialzo. L’indice Nikkei ha terminato le contrattazioni mostrando un progresso dello 0,34% a 15.476,60 punti mentre il Topix si è attestato a 1.283,06 punti in salita dello 0,40%. Da Est, sul fronte macro emerge il rallentamento della crescita della produzione manifatturiera cinese in agosto. L’indice della banca Hsbc indica per il mese scorso un livello di 50,2 in netto rallentamento rispetto a luglio (51,7). Un dato che viene confermato anche da un indicatore pubblicato dal governo di Pechino: l’indice dei responsabili acquisti (Pmi) cala a 51,1 in agosto da 51,7 di luglio secondo quanto comunicato dall’ufficio nazionale di statistica cinese. Il Pil cinese intanto ha rallentato ad un ritmo di crescita del 7,4%, il più basso da 18 mesi. Come accenato, la Borsa americana ha concluso agosto mettendo a segno il maggior guadagno dei listini da febbraio nonostante le continue tensioni geopolitiche. Gli investitori torneranno in azione solo domani dopo un guadagno dello 0,1% nel Dow Jones durante l’ultima seduta, a 17.098,45 punti, che ha portato il rialzo mensile al 3,2 per cento. Lo S&P 500, da parte sua, è reduce da un nuovo record: il rialzo dello 0,3% di venerdì e del 3,8% nel mese gli ha fatto raggiungere il nuovo massimo di 2.003,37 punti. Il Nasdaq è lievitato dello 0,5% (il 4,8% in agosto) a 4.580,27. L’oro è in rialzo sui mercati asiatici dove il lingotto con consegna immediata viene scambiato a 1.287,43 dollari l’oncia. Il petrolio è in calo in avvio di settimana sul mercato after hour di New York dove i contratti sul Wti con scadenza a ottobre scendono 95,71 dollari al barile; il brent cala a 103,20 dollari. Raffaele Ricciardi,repubblica |
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