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Fiamme dal petrolchimico brindisi |
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Una fiamma alta circa dieci metri, tanto secondo le stime dei vigili del fuoco, si è levata a tarda sera dalla torcia del petrolchimico di Brindisi in località Torre Cavallo. Una lingua di fuoco visibile persino da Mesagne, che dista dal capoluogo poco meno di venti chilometri, come dimostrano i video riversati in rete dai movimenti ambientalisti Brindisi bene comune e No al carbone, che da tempo si battono anche in sede giudiziaria per fermare le accensioni che bruciano il cielo di Brindisi da mesi sprigionando nell’aria preoccupanti nubi e polveri la cui natura si teme sia tutt’altro che salubre. Identico fenomeno che si è verificato in pieno giorno l’11 agosto scorso oscurando tutto il litorale a nord e a sud del capoluogo, sulla testa dei bagnanti. Decine le telefonate giunte per tutta la notte al comando provinciale dei vigili del fuoco, che hanno subito contatto Eni-Versalis (le multinazionali proprietarie degli impianti), che hanno spiegato le ragioni a monte delle accensioni: sarebbero andati in blocco due compressori facendo entrare in funzione l’impianto di sicurezza che permette di liberare quei gas che rimarrebbero altrimenti intrappolati creando una pericolosa camera di compressione e rischi di esplosione. Il punto è, come denunciano gli ambientalisti che hanno presentato più di un esposto in Procura, che il sistema di sicurezza dovrebbe entrare in funzione solo in casi eccezionali, la frequenza delle sfiammate si teme sia sintomatica di guasti strutturali che andrebbero sanati con interventi mirati e programmati. "E’ evidente che nel Petrolchimico vi sono dei problemi non risolti probabilmente legati alla mancanza di tecnologie adeguate sul gruppo dei compressori e a manutenzioni straordinarie non effettuate come quelle previste a Settembre e poi rinviate", scrive Riccardo Rossi, capogruppo consiliare di Brindisi bene comune, "Questa situazione pone in serio pericolo la salute dei brindisini, sottoposti, come da accertamenti Arpa in altre situazioni di accensione della torcia, ad innalzamenti dei valori del Benzene, cancerogeno del gruppo uno, di Idrocarburi policiclici aromatici e polveri sottili. Tutto ciò non è più tollerabile". La richiesta rivolta al sindaco Mimmo Consales è di "di procedere ad una ordinanza di fermo impianti per il cracking del Petrolchimico, da mantenere sino al termine delle manutenzioni straordinarie decennali degli impianti che il gruppo Eni ha deciso di rinviare e che invece deve immediatamente effettuare". Sonia Gioia,repubblica |
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