Gasdotto, la guerra dei carotaggi: ancora le trivelle della Tap
 











Gasdotto, Vendola chiama i sindaci: "Troviamo alternativa reale"
Il confronto sul gasdotto Tap con l’Anci è previsto martedì 14 ottobre (ore 15.00) a Bari presso la Presidenza della Regione Puglia. Il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha scritto infatti al Presidente dell’Anci Puglia, Luigi Perrone, proponendo a lui e ai sindaci dei territori interessati la data dell’incontro.
Vendola ritiene infatti "necessario - è scritto nella missiva - avviare un confronto serio e serrato con i sindaci, interpreti delle volontà locali, per verificare la reale possibilità di approdi alternativi, nel pieno rispetto dei ruoli e delle responsabilità di ognuno".
Vendola, dopo aver scritto che "la Regione Puglia ha sempre manifestato nelle forme previste il proprio dissenso alla realizzazione dell’approdo del gasdotto a Melendugno", ha ricordato a Perone, che "la Regione sarà chiamata ad esprimere l’intesa per la realizzazione
dell’opera che, coerentemente agli atti fin qui assunti, non potrà che essere negativa". "La norma vigente, in caso di dissenso da parte della Regione, introduce la previsione - conclude Vendola - di istituire un collegio tecnico tra lo Stato e la Regione che possa individuare alternative localizzative".                           Davide prova ancora a fermare Golia. Melendugno non vuole arrendersi all’idea che la battaglia contro la Tap sia persa e si mette di traverso per bloccare ogni mossa della multinazionale. Compresi i sondaggi geotecnici avviati lungo il percorso a terra del gasdotto proveniente dall’Azerbaijan. Le trivellazioni sono iniziate martedì mattina, poi bloccate dall’intervento dei vigili urbani, ripartite stamattina e poi di nuovo fermate.
Secondo Trans Adriatic Pipeline la documentazione autorizzativa è in regola, mentre per il
Comune mancano documenti fondamentali. Non è un caso che già lunedì il sindaco Marco Potì in un post su facebook definiva gli scavi "non autorizzati, quindi abusivi" e chiedeva ai cittadini di avvertire le forze dell’ordine nel caso in cui avessero visto "attività di sondaggi in corso". Attività che già  martedì è stata bloccata dai vigili urbani di Melendugno, che hanno eccepito la mancata comunicazione al Comune di avvio dei lavori. Un atto non dovuto, secondo la Trans Adriatic Pipeline, dal momento che "per lo svolgimento di sondaggi geognostici la legge non richiede obbligo di ottenere permessi dalla pubblica amministrazione ma solo l’autorizzazione del proprietario".
Senza contare  -  sostiene ancora Tap - che il decreto prefettizio è stato affisso per trenta giorni all’albo pretorio dello stesso Comune, per cui la comunicazione doveva intendersi effettuata. D tutt’altro avviso gli uomini della polizia municipale guidata dal comandante Antonio Nahi, che ieri
hanno effettuato un sopralluogo, acquisito documentazione e redatto un verbale, nel quale viene evidenziata anche l’assenza di un archeologo sul cantiere, previsto invece dalla Prefettura. La documentazione è stata passata al setaccio da tecnici e dirigenti comunali, secondo i quali non tutto è in regola. Di sicuro c’è che l’amministrazione di Potì non intende passare sopra alcuna irregolarità: "Verificheremo ogni documento  -  aveva chiarito martedì il primo cittadino  -  perché a un primo esame della polizia municipale sembrano mancare autorizzazioni necessarie".
La società intanto ha presentato la comunicazione richiesta dal Comune "per ragioni di buon vicinato", pur considerando esaustivo di ogni comunicazione il decreto prefettizio nonché il Decreto Via firmato l’11 settembre dal ministro dell’Ambiente e stamattina ha avviato i lavori nell’entroterra della zona San Basilio. A poche ore dall’inizio dei sondaggi, tuttavia, i vigili urbani si sono presentati di
nuovo sul cantiere, intimando la sospensione. Cosa che ha reso necessario l’avvio di un confronto serrato tra i rappresentanti della società e quelli l’amministrazione comunale, dalla quale è partita una richiesta di chiarimento verso la Prefettura di Lecce, finalizzata a capire se i documenti che risulterebbero mancanti siano inutili, così come sostiene Tap.
Gli avvocati dell’amministrazione e del Comitato No Tap, inoltre, stanno valutando quelle che vengono definite come ’altre presunte stranezzè venute alla luce all’apertura del cantiere, ovvero ’la mancata corrispondenza tra le ditte originariamente incaricate di effettuare i sondaggi e quelle effettivamente presenti a Melendugno’. Particolari che offrono ulteriori appigli alla battaglia giudiziaria del piccolo Davide salentino contro il colosso del gas, sul cui operato potrebbero accendere altri fari anche la magistratura in virtù degli esposti presentati nei giorni scorsi alle Procure di Lecce e Roma e all’Autorità nazionale
anticorruzione. A loro si chiede di verificare la legittimità della procedura Via, evidenziando una serie di date non coincidenti e ipotizzando possibili falsi commessi nell’iter.
Un’eventualità che, allo stato, è appena un sospetto ventilato da chi quel gasdotto con approdo a San Foca proprio non lo vuole e, spulciando tra le carte, ha indicato presunti ritardi commessi da Tap nella presentazione delle integrazioni al progetto richieste dal ministero. In Salento non tira aria di rassegnazione, nonostante le pessime notizie che continuano ad arrivare dal Governo. Appena lunedì il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, durante il Consiglio dei ministri UE per l’energia ha negato la possibilità di valutare approdi alternativi a Melendugno, "perché quel punto non ha impatto ambientale e consentirà di realizzare l’opera". A San Foca, dunque. Laddove ieri sono state posizionate le trivelle e dove, nelle prossime settimane, i proprietari dei terreni in cui saranno effettuati
i sondaggi dovrebbero ricevere un indennizzo di circa 500 euro concordato con Trans Adriatic Pipeline come ristoro per il disturbo.Chiara Spagnolo,repubblica                                I vertici italiani della società, dopo aver valutato il provvedimento di sospensione insieme a tecnici e avvocati, hanno fatto sapere che lo impugneranno, stante la necessità di proseguire i carotaggi fino ad arrivare in poche settimane ai 44 previsti dalla tabella di marcia. Proprio oggi, infatti, è stata avviata perso il ministero dello Sviluppo economico la procedura per l’autorizzazione unica, nell’ambito della quale la Regione Puglia conta di esprimere formalmente  il proprio dissenso rispetto alla scelta di San Foca.
"La sospensione dei sondaggi non può oscurare il segnale che arriva oggi dell’avvio del procedimento di Autorizzazione
unica - ha commentato la società -. E’ cominciata l’ultima tappa del percorso autorizzativo, la conferenza di servizi presso il ministero dello Sviluppo, che dovrà licenziare il progetto dell’opera e rilasciare l’autorizzazione con la quale Tap conta di aprire i primi cantieri nei primi mesi del 2016".
Di certo, per ora, c’è che i lavori sono fermi. Dopo lo stop and go dei giorni scorsi, l’amministrazione di Marco Poti ha infatti deciso di portare le proprie convinzioni alle estreme conseguenze, sbandierando anche il rischio di un sequestro del cantiere laddove non venisse rispettato l’ordine di sospensione delle attività. Per i tecnici comunali non risulta infatti sufficiente il decreto con cui la Prefettura di Lecce, il 30 maggio scorso, ha autorizzato l’accesso alle proprietà ricadenti lungo il tracciato a terra del gasdotto, poiché lo stesso accesso deve avvenire "previa acquisizione di ulteriori necessarie autorizzazioni o nulla osta in base alle disposizioni
vigenti".
Permessi di cui, sostiene da due giorni il Comune di Melendugno, la Trans Adriatic Pipeline non è in possesso. Le indagini che la società stava effettuando tramite la ditta lombarda Tecnoin, secondo quanto accertato dai funzionari dell’ente, "pur non avendo bisogno di titolo abilitativo sotto il profilo edilizio", devono rispettare comunque "le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali", nonché "le normative di settore e, in particolare, le norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitario, e lati e all’efficienza energetica, nonché delle disposizioni contenute nel Codice dei beni culturali".
All’atto dei sopralluoghi effettuati martedì dalla polizia municipale, tuttavia, Tap non avrebbe esibito "permessi della Sovrintendenza nè comunicazioni al Comune, al quale non risulta comunicata la ditta esecutrice dei lavori, il nome del direttore nè la certificazione della regolarità contributiva". I tecnici comunali contestano inoltre che, durante lo
stesso sopralluogo di martedì, non è stata rilevata la presenza dell’archeologo, nonostante la società abbia invece evidenziato che il professionista era al lavoro, così come prescritto dalla Prefettura, e che si era solo spostato temporaneamente nel momento in cui i vigili urbani hanno fatto capolino sul cantiere.
Nell’area, al momento, restano le attrezzature della Tecnoin, visto che Tap "ha preso atto del l’ordinanza e sta adempiendo all’ordine di sospensione in essa contenuto". "Certa della legittimità e correttezza del proprio operato e, in particolare, della possibilità  di eseguire le indagini geotecniche in corso sulla base degli atti e delle autorizzazioni già ottenute  - aggiunge la società - provvederà in tempi brevissimi a impugnare il provvedimento nelle sedi giurisdizionali competenti".