Assennato: "Dall’Ilva a Cerano la Puglia migliora ma non gridiamo al miracolo"
 











Il direttore generale dell’Arpa, fa il punto sulla situazione ecologica della regione alle prese con le priorità di sempre: Taranto, innanzi tutto; poi, Brindisi. Per quanto riguarda il gigante dell’acciaio evidenziate le grandi difficoltà nell’intervenire in una realtà dove tutto è stato abbandonato per quarant’anni. Ma nulla sarà come prima perché l’Agenzia è impegnata affinché i valori relativi alle emissioni non si alzino mai più. Poi la questione riguardante Tempa Rossa: "Siamo stati chiamati incausasoloasettembrediquest’anno". Eilgasdotto? "Parlo a titolo personale, sia ben chiaro: a me farebbe piacere che questo tipo di impianti avesse un impatto positivo sul territorio sempre e comunque. Nel caso specifico, se il gasdotto dall’Azerbaigian arrivasse per esempio a Brindisi e così facendo potesse essere riconvertita la centrale a carbone di Cerano non sarebbe dannoso".
"Le priorità lungo il fronte ambientale, sono quelle di sempre: Taranto,
innanzi tutto; poi, Brindisi" racconta Giorgio Assennato, direttore generale dell’Arpa.
Ilva è una palla al piede?
"E’ difficile intervenire in una realtà dove tutto è stato abbandonato per quarant’anni".
La missione di far convivere il siderurgico più grande d’Europa con la città è di quelle impossibili?
"Se faranno tutte le modifiche contenute nell’Aia...".
Cioè, professore?
"La produzione di acciaio non potrà superare ogni dodici mesi quota 6 tonnellate, al massimo potrà impennarsi fino a 6,5 tonnellate. Ma il profitto è legato alle enormi dimensioni di quella fabbrica".
Sì, insomma, con 6,5 tonnellate all’anno gli utili vanno a farsi benedire. Qualora fossero 10, invece...
"Il sottoscritto può assicurare tutti che l’Agenzia è impegnata affinché i valori relativi alle emissioni non si alzino mai più".
Perché, come stanno le cose, sono bassi?
"Dalla fine del 2012 il
bicchiere è pieno. Voglio dire che la qualità dell’aria è decente sia per quanto riguarda le polveri, sia per il cancerogeno più temibile, il benzoapirene".
Un miracolo?
"Macché! Sono chiuse sei delle nove cokerie, questa è la verità. Sono, piuttosto, le bonifiche quelle che potrebbero rappresentare un problema quasi insuperabile: questo perché procedono lentamente, troppo lentamente".
Ilva piange, ma non è che gli altri insediamenti industriali del capoluogo ionico ridono. Può essere una iattura pure la costruzione della condotta per il trasporto del petrolio da Tempa Rossa, in Basilicata?
"Noi come Arpa abbiamo chiesto agli investitori di avere qualche garanzia in più".
Perché la giunta regionale nel 2011 aveva concesso il via libera a questa operazione?
"Approvarono una delibera inutile visto che già era uscito il decreto ministeriale per "sdoganare" la realizzazione di quest’opera. Lo spazio è ampio per qualunque
dietrologia".
Lungomare Nazario Sauro adesso vuole rimettere tutto in discussione.
"Lunedì 13 farò un’audizione, a via Capruzzi, dinanzi alla commissione Ambiente".
Ma perché a distanza di tre anni, Arpa solleva dubbi sull’affare Tempa Rossa?
"E’ semplice: non eravamo stati coinvolti prima in questa storia".
C’è una spiegazione?
"Lasciamo stare. Siamo stati chiamati in causa solo a settembre di quest’anno, tuttavia non dall’assessorato all’Ecologia. Era stata proprio la commissione Ambiente del consiglio regionale a sollecitarci per saperne di più, questo è tutto. Del resto anche a proposito del gasdotto Tap il nostro coinvolgimento è stato minimo".
Qual è l’opinione del dg dell’Arpa sullo sbarco del metanodotto a San Foca, nel Salento?
"Parlo a titolo personale, sia ben chiaro: a me farebbe piacere che questo tipo di impianti avesse un impatto positivo sul territorio sempre e comunque. Nel caso
specifico, se il gasdotto dall’Azerbaigian arrivasse per esempio a Brindisi e così facendo potesse essere riconvertita la centrale a carbone di Cerano non sarebbe dannoso. Anzi. Faremmo a meno di continuare a usare un combustibile fossile tutt’altro che benefico".
Da queste parti sembra che si possa fare a meno perfino dei depuratori giacché funzionano, quando ci sono, poco e male. O no?
"Sì, lo so, vanno a singhiozzo. O sono gestiti peggio. Ma, intendiamoci, non è che altrove in Italia le cose vadano meglio".
A Torre Guaceto il depuratore di Carovigno mette in pericolo l’esistenza della riserva marina?
"Non mi pare, ma sarebbe stato meglio se avessero predisposto subito una conblemi dotta sottomarina".
Intanto la raffineria dell’Eni, ancora in quel di Taranto, rischia di chiudere i battenti.
"E, questo, sarebbe un guaio. Mi viene la voglia di gridare: bisogna stare attenti. Se fosse vero, potrebbe accadere che la
manutenzione ordinaria sarebbe ridotta al minimo e i sistemi di sicurezza si allenterebbero. Non voglio seminare il panico, però potrebbe essere una nuova ThyssenKrupp (a Torino nella notte fra il 5 e il 6 dicembre del 2007 sette operai dello stabilimento tedesco muoiono investiti da una fuoriuscita di olio bollente che aveva preso fuoco, ndr) ".Lello Parise,repubblica