Legge stabilità, Padoan in audizione: "Pressione fiscale salirà in 2016 e 2017"
 











"E’ essenziale che la manovra mantenga la sua compattezza". Questo l’auspicio del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nell’audizione davanti alle commissioni Bilancio del Parlamento sulla legge di stabilità. "Gli interventi della legge di stabilità muovono verso il rafforzamento del sistema produttivo, l’aumento del reddito disponibile delle famiglie, il sostegno all’economia e la domanda aggregata - ha detto Padoan - . Vengono incrementate le risorse da destinare alla dotazione infrastrutturale del Paese e per la realizzazione delle riforme strutturali annunciate dal Governo; particolare attenzione viene riservata, inoltre, alle problematiche occupazionali connesse all’attuale fase congiunturale".
"In un contesto simile - ha aggiunto il ministro - misure di politica economica che agiscono sia dal lato della domanda sia da quello dell’offerta, in un quadro organico e coerente, possono sostenere l’attività economica nel breve termine e dare
forza al progetto riformatore. Se incisive e credibili, le politiche per la crescita possono cambiare la formazione delle aspettative, rafforzando la dinamica degli investimenti, dell’occupazione e dei consumi e avviare un solido e duraturo percorso di sviluppo dell’economia". Per questo, dunque, "è essenziale che la manovra mantenga la sua compattezza".
Padoan ha fornito molte cifre della manovra. Il beneficio medio complessivo in termini di minore imposta Irap pagata dalle imprese, ad esempio, "è stimato pari al 36,8%. Sotto il profilo della dimensione aziendale, il beneficio si concentra tra le grandi imprese a maggiore intensità di lavoro". Complessivamente, ha spiegato, gli interventi previsti dalla manovra "ammontano a circa 32,4 miliardi nel primo anno (erano 36,2 miliardi nel disegno di legge di stabilità), a 45,8 miliardi nel 2016 e 46,3 miliardi nel 2017. A copertura delle misure espansive, la stessa manovra reperisce nuove risorse per circa 26,5 miliardi nel 2015 (erano
25,8 miliardi prima delle osservazioni della Commissione UE), di cui oltre 16 miliardi (circa il 60 per cento) tramite misure di riduzione della spesa e circa 10 miliardi da aumenti delle entrate".
Ma Padoan ha detto anche che la pressione fiscale è destinata a salire nel triennio, con una "riduzione contenuta nel 2015, passando dal 43,3% del 2014 al 43,2%" e una stabilizzazione "al 43,6% in ciascuno degli anni 2016 e 2017". L’effetto previsto è dovuto all’eventuale scatto delle clausole di salvaguardia: "Se si utilizza meccanicamente l’applicazione delle clausole di salvaguardia e si immagina che saranno utilizzate interamente si giunge a risultati non particolarmente soddisfacenti in termini di performance, ma le clausole andranno gestite di volta in volta". Il ministro si è detto ottimista: "Sono convinto che l’insieme delle misure del governo è in grado di produrre risultati migliori di quello che i numeri dicono oggi. In questo caso sarà più facile gestire meglio i problemi che
si pongono oggi, incluse le clausole di salvaguardia". In serata, fonti del Mef hanno precisato: "L’aumento della pressione fiscale ipotizzato per il 2016 dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ci sarebbe solo se scattassero le clausole di salvaguardia".
Padoan ha difeso l’aumento dell’aliquota applicabile ai rendimenti del patrimonio mobiliare dei fondi pensione, così come quella sul Tfr, affermando che resta comunque "decisamente inferiore a quella ordinaria applicabile alla generalità dei redditi di natura finanziaria (che sono tassati al 26%)". Quanto agli ammortizzatori sociali, saranno coperti nel triennio da un fondo di 6,5 miliardi.r