Renzi a Juncker: "Non vengo in Europa con il cappello in mano"
 











Le osservazioni dell’Europa. E l’autonomia politica dell’Italia. Da difendere, perchè "ce la stiamo giocando, la partita non è vinta nè persa ma stiamo segnando dei gol". Perchè la "sinistra italiana può cambiare l’Europa". Così Matteo Renzi replica a Jean Claude Juncker. E lo fa prima su Twitter, poi nel corso di un’intervista rilasciata a Ballarò, in onda su RaiTre. Nel corso dell’odierna seduta al Parlamento europeo, infatti, il presidente della Commissione Ue aveva invitato Renzi a non considerarlo come "il capo di una banda di burocrati", ma come il rappresentante "di una istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi". Il riferimento di Juncker era alle recenti dichiarazioni del premier - "non ci faremo dettare la linea dai tecnocrati" - rilasciate a margine dell’ultimo Consiglio europeo.
L’Europa. E durante la trasmissione diretta da Massimo Giannini - e anche usando il suo profilo Twitter - Renzi sottolinea la propria
posizione in merito ai rapporti con l’Ue: "E’ cambiato il clima per l’Italia: in Europa non vado a dire ’per favore ascoltateci’, non vado con il cappello in mano, non accuso che sia tutta colpa loro". Ma neanche a "farmi spiegare cosa fare: e l’ho detto prima a Barroso e poi a Juncker". Una richiesta di "rispetto", per la "storia e il futuro" del Paese. Il premier è netto: "Se vogliono parlare dell’Italia devono andare al Trattato di Roma del 1957. Se non c’era l’Italia, non c’era l’Europa". E la "sinistra italiana può cambiare l’Europa".
E sono numerosi i temi affrontati durante l’intervista: dagli scontri di piazza al caso Cucchi, dal rapporto con i sindacati alla fiducia sul Jobs Act. Fino al futuro Presidente della Repubblica.
La situazione economica e l’efficacia delle riforme. I numeri, i dati, i rilievi delle istituzioni economiche italiane e internazionali. L’Istat, la Banca d’Italia. Osservazioni che, quasi ogni giorno, sottolineano in rosso le politiche del governo.
"Rispetto l’Istat. Rispetto la Banca d’Italia. La nostra situazione è difficile, il segno è sempre meno, ma la situazione è in miglioramento: il prossimo anno usciremo dalla recessione". Senza "colpire il risparmio" e senza "mettere una parimoniale". E difendendo le scelte fatte, come quella sul Tfr: "No, non penso che la cambieremo". L’obiettivo è "ristabilire un clima di fiducia con i cittadini".
Il sindacato, il Jobs Act e l’articolo 18. Nessun passo indietro, si cambia verso anche qui. O si cerca di farlo. La legge di stabilità? "Non può essere oggetto di contrattazione con i sindacati". Il Jobs Act? "Una legge di sinistra, non mi possono rimproverare di essere poco coraggioso". E il nodo cruciale, l’articolo 18? "Cancelliamo i contratti precari, semplifichiamo tutto e loro vanno in piazza per l’articolo 18? Se noi riuscissimo a parlare di contenuti, scopriremmo che il Jobs Act aiuta proprio chi è andato in piazza il 25 ottobre". Sul ricorso alla fiducia, il premier non si
scopre: "La mettiamo se serve". Poi la stoccata: "Ho un problema con il sindacato che fa politica. E sarebbe meglio che si occupassero di chi non si sono mai occupati".
La minoranza del Pd. Renzi lo afferma senza remore: "Non ci sarà nessuna separazione. Sono inclusivo, ho fatto entrare esponenti importanti nella minoranza in segreteria". Ma una cosa è certa: "I giochini non possono fermare il Pd e non possono incidere nel processo delle riforme".
La legge elettorale e la Severino. Le inchieste su Verdini, i tentennamenti del Cavaliere. Sono "loro" problemi personali, questioni che non possono, anche qui, bloccare i processi avviati. "Rispetto Berlusconi, rispetto Verdini e Letta che sono nella delegazione di Berlusconi. Ma il fatto che Berlusconi sia stato condannato e Verdini rinviato a giudizio attiene alla questione personale loro". Perchè sono ancora i maggiori esponenti dell’opposizione e le regole del gioco "si scrivono tutti insieme". Sulla legge Severino il premier
afferma che "l’impianto non si tocca". Quello che non torna è che "un politico decada dalla carica dopo il primo grado di giudizio".
Cucchi: "Una responsabilità per lo Stato". Garantismo: nessun intervento sulle sentenze, nessun commento. Ma un "dispiacere personale enorme". Perchè "potrei essere il fratello maggiore di Stefano, e quel ragazzo è morto quando era nelle mani dello Stato". Resta l’attesa, e la fiducia nella possibilità che la magistratura possa arrivare all’identificazione delle responsabilità. E il presidente del Consiglio parla anche della reazione dei sindacati di polizia: "Certe parole sono inaccettabili, serve pietà umana e rispetto".
L’impegno per l’Ast. Renzi mette in chiaro la strategia del governo: "Sto facendo pressione, ne parlo a tutti i livelli, perchè l’azienda arrivi a un accordo". E sugli scontri di Roma: "Li avevo visti alla Leopolda e sinceramente non mi sono sembrati dei facinorosi". La soluzione prevede solo una comunione d’intenti tra le parti
in causa. "C’è bisogno di lavorare nella stessa direzione e mi pare che ci stiamo arrivando". Perchè Terni "è il cuore della fotografia che dobbiamo avere davanti agli occhi quando pensiamo al futuro dell’Italia". E sulle cariche della polizia: "Non siamo stati noi a dare l’ordine".
Il dopo Napolitano. L’ipotesi è sul tavolo: "E’ possibile che il presidente della Repubblica lasci prima del tempo". Poi, la strada prevista dalla Carta. "Dobbiamo solo cercare una maggioranza più larga perchè lo prescrive la Costituzione. E io sono convinto che quando sarà il momento questo parlamento sarà in grado di fare una bella figura".r