"Investimenti miopi sulla banda ultra larga, serve piano strategico"
 











C’ è mezza Italia dimenticata dagli operatori per la banda ultra larga e la colpa è di una totale assenza di regia, da parte delle aziende e dei Governi che si sono succeduti. Suona come una bocciatura agli investimenti degli operatori ma anche come una tirata di giacca al Governo Renzi l’indagine congiunta che le due Autorità di settore, Antitrust e Agcom, hanno pubblicato oggi. L’Italia non ha ancora un progetto comune, del Paese, per dare a tutti noi una rete banda larga a prova di futuro. E finora non è stato così perché sono prevalsi gli interessi di mercato su quelli della collettività. Gli operatori hanno investito con il braccio corto. Le Autorità chiedono insomma un piano strategico nazionale, organico e strutturato, mentre finora gli operatori hanno investito in disordine sparso. Ognuno per conto proprio, con il risultato che alcune città italiane avranno fino a quattro reti diverse (di Telecom Italia, Fastweb, Vodafone, Metroweb), altre ne avranno due o tre e altre ancora rischiano di esserne escluse. I soli piani degli operatori dicono che nel 2016 appena il 50 per cento degli italiani sarà coperto da banda ultra larga (30-100 Megabit); una quota già raggiunta dalla media europea nel 2013.  Solo il tempo dirà se a colmare i ritardi, per puntare al 100 per cento di popolazione coperta entro il 2020, sarà adeguato il piano che il Governo sta elaborando con i fondi pubblici 2014-2020, con un impegno di spesa previsto di 6 miliardi di euro.
Se confrontiamo questo piano con la ricetta presentata dalle due autorità troviamo infatti sia differenze sia analogie significative.  Un punto forte comune è l’idea che l’Italia deve puntare alla fibra ottica fino alle case o almeno fino alla base dei palazzi (fiber to the home/fiber to the building), perché solo così potrà avere una rete  a prova di futuro. L’indagine congiunta nota che sarebbe miope se gli operatori continuassero a fare- come stanno facendo- solo
reti fino all’armadio, che adesso riescono a dare 30 Megabit (100 Megabit nel caso di Fastweb a certe condizioni). Se la fibra si avvicina all’utente- tra l’armadio e la casa- si può toccare 1 Gigabit, che è adesso l’obiettivo a cui guardano i principali Paesi ed è realtà già ora nelle città più avanzate. Anche il piano banda ultra larga è strutturato per incentivare gli operatori a offrire i 100 Megabit garantiti, avvicinando la fibra all’utente, rispetto ai "semplici" investimenti fino all’armadio.
La differenza principale tra i due piani è nell’idea di governance di tutto questo piano. Il piano governativo non può che parlare solo di fondi pubblici e di incentivi agli investimenti degli operatori. Ma per Agcom-Antitrust serve un passo in più di centralizzazione. La soluzione ideale- scrivono- sarebbe lo sviluppo di infrastrutture da parte di un operatore puro (che separi reti dai servizi). Ma è anche- ammettono- quella più difficile da realizzare. In alternativa ci potrebbe
essere almeno un co-investimento tra operatori, suggeriscono le autorità. Il terzo scenario è quello in cui si sta andando, in assenza di coordinamento: investimenti separati, nessuna o pochissima collaborazione tra operatori. La conseguenza la vedremo presto anche con i nostri occhi: strade affollate da tre armadi con fibra; uno di fianco all’altro, a servire le stesse abitazioni- di Telecom Italia, Fastweb e, da ultimo, Vodafone. E sarà l’immagine concreta che denuncerà quanto sia difficile fare in Italia un progetto comune per il Paese.Alessandro Longo,repubblica