Dissesto idrogeologico, 10 milioni mai spesi: così si poteva evitare il disastro ambientale
 











Cinquanta case abusive, racconta per il momento l’inchiesta della Procura. Ma sull’alluvione di settembre del Gargano - due persone morte, case, storie, imprese distrutte - c’è un numero che fa ancora più impressione: tre milioni, come tre milioni di euro, che erano lì a disposizione degli enti locali da anni proprio per cominciare alcune opere necessarie a evitare tragedie di quel tipo. Soldi che invece non sono mai stati nemmeno toccati ma fino a oggi sono rimasti lì a dormire. Tre per il Gargano, dieci per tutta la Regione.
Ad accorgersene è stata, dopo un lungo lavoro con gli uffici e con la Forestale, la nuova struttura della presidenza del Consiglio #Italiasicura. Il capo, Erasmo D’Angelis, proprio in estate aveva messo in mora gli enti minacciando la revoca del finanziamento. Ma poi a settembre è venuto giù tutto. Proprio a Vieste, tra l’altro, dove sono pronti e mai spesi (così almeno risultava al 31 luglio di quest’anno) cinqeucentomila
euro dal 26 novembre del 2007. A cosa servivano? "Mitigazione del rischio idraulico" c’è scritto negli atti. Quei soldi servivano dunque esattamente a evitare quello che è accaduto. O per lo meno a provarci. L’opera dal novembre del 2007, e quindi da sette anni, è in fase di progettazione. Perché? "Ci sono ritardi nell’acquisizione del parere di compatibilità al Piano d’ambito per l’assetto idrogeologico da parte dell’Autorità di bacino pugliese, ricevuto con prescrizione nella scorsa primavera 2014". Una frase per i più assolutamente incomprensibile ma che spiega bene però di chi sono le colpe: la burocrazia da sette anni, a fronte di un finanziamento già stanziato, non riesce a fare un’opera evidentemente urgentissima come la calamità di settembre ha dimostrato.
Ma il concetto di urgenza, quando si parla di tutela del territorio in Italia, è particolare. A Pietramontecorvino ci sono poco meno di 800mila euro per il modellamento del versante del torrente che a ogni alluvione
esonda. O meglio c’erano. Perché quei soldi, stanziati nel dicembre 1999, quindici anni fa, sono stati destinati per altro. E cioè il consolidamento e il risanamento del centro. Una mattonella nuova tira molto di più di un fiume messo in sicurezza. Non si è fatto nulla invece ad Ascoli Satriano dove hanno un milione incagliato addirittura dal dicembre del 2004. Dieci anni e nessuno ha nemmeno cominciato a costruire le opere previste. "Il progetto definitivo ed esecutivo - scrivono i tecnici - deve essere rimodulato per recepire integrazioni richieste da vari enti. A questo punto è da approvare il nuovo esecutivo e la procedura per la gara appalto". C’è da aspettare, quindi. D’altronde sono passati soltanto dieci anni.
Tre sono dunque i milioni "dimenticati" soltanto sul Gargano. Ma quando si sentiranno piangere gli amministratori per il prossimo disastro ambientale è dieci il numero che bisogna tenere a mente: dieci come i milioni stanziati dai ministeri per prevenire il disastro
ambientale negli anni scorsi e per il momento mai spesi. Sono soldi freschi, disponibili ma che rimangono a dormire in qualche piega di bilancio dei vari enti locali. Il caso non riguarda soltanto la provincia di Foggia ma, omogeneamente, tutta la regione.
Per dire a Diso, provincia di Lecce, sono stati stanziati 700mila euro a novembre del 2008 e però mai usati. "E’ necessario  -  hanno spiegato gli uffici alla task force di Palazzo Chigi  -  una ridefinizione del progetto a seguito delle prescrizioni dell’Autorità di bacino. Inoltre è ancora in corso la procedura di verifica per la Via (la Valutazione d’impatto ambientale) alla provincia di Lecce e alla Regione". Per tornare in provincia di Foggia a Cagnano Varano era assolutamente necessaria la realizzazione di una barriera davanti all’isola Varano. A novembre del 2008 per questo sono stati stanziati un milione e mezzo di euro e invece niente. Ma a oggi siamo ancora in progettazione: "Il parere di
compatibilità dell’intervento non è stato ancora acquisito. E sussiste inoltre il problema del "patto di stabilità" che impedisce di sbloccare i fondi già assegnati per tale intervento".
Sulla Murgia a ogni alluvione sono tutti con il fiato sospeso. Eppure a Gravina e Spinazzola hanno due milioni di euro mai spesi. Quattrocentomila sono per Gravina e nello specifico per la "manutenzione straordinaria e opere di ingegneria naturalistica" e un milione e mezzo a Spinazzola dove erano previsti lavori di "sistemazione idrogeologica in via Le Grotte". In entrambi i casi siamo ancora in fase di progettazione con il sistema tutto bloccato da una serie di permessi che tardano ad arrivare. A Giovinazzo da anni un tratto di costa è assolutamente off limits, ma soprattutto pericoloso. Per questo a novembre del 2008, dunque sei anni fa, vengono destinati dal Governo due milioni per il "consolidamento della fascia costiera per cedimenti e crolli della costa rocciosa". E invece. Invece "il
contratto e l’appalto di esecuzione dei lavori con la ditta aggiudicatrice è stato risolto  -  si legge nel dossier di Palazzo Chigi  -  E si è proceduto all’affidamento di un nuovo incarico progettuale e all’esecuzione di nuove indagini geognostiche, sismiche, oltre a rilievi topografici e batimetrici ". Addio.
D’altronde  -  mentre gli altri soldi continuano a essere incagliati alle Tremiti, a Copertino, a Cellino San Marco o a Monopoli  -  c’è chi, come proprio a Ginosa e Castellaneta Marina, nonostante le promesse ancora aspetta i soldi promessi a ristoro delle passate alluvioni. E al di là dell’assistenza
al danno non vede risolto ancora il problema: non a caso, a ogni acquazzone, si grida al disastro. Oppure c’è chi, come testimonia un’inchiesta della procura di Foggia, quei soldi li ha avuti ma non li ha spesi esattamente nel migliore dei modi. A Biccari, per esempio, secondo alcuni rilievi i pozzi che sono stati costruiti sono molto
meno profondi di quello che avrebbero dovuto essere. E così come sono servono a niente, o comunque molto poco. I famosi pozzi con il fondo.Giuliano Foschini,repubblica