Gli ambientalisti al premier: “Il pacchetto Aria pulita va difeso a Bruxelles”
 











Da una parte Matteo Renzi e dall’altra Jean-Claude Juncker. In mezzo ventidue associazioni ambientaliste, di medici e ricercatori che hanno chiesto al Governo italiano di prendersi cura della qualità dell’aria di tutto il Continente.
La preoccupazione nasce dal programma di lavoro messo a punto dalla nuova squadra di Bruxelles per il 2015: tra le pieghe ecco il “taglio” dalle priorità e il de-potenziamento del “Pacchetto Aria” che contiene proposte cruciali per migliorare la qualità dell’atmosfera.
Una preoccupazione, una minaccia per milioni di persone che vivono sopratutto nelle metropoli.
«Respirare aria pulita e la tutela della salute sono diritti irrinunciabili dei cittadini – scrivono le associazioni - per questo chiediamo al premier Renzi e al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti di invitare la Commissione a revocare la proposta di ritiro del pacchetto e a utilizzare invece il lavoro e le proposte della Commissione
precedente».
Ecco come i dati raccontano questa urgenza. Solo in Italia muoiono prematuramente oltre 67 mila persone per l’elevato inquinamento dell’aria. Le polveri sottili non conoscono confini e in tutta Europa si cresce fino alla quota-monstre di 450 mila vittime. Una città più grande di Bologna scompare per colpa dell’inquinamento.
I costi esterni per la società, collegati alla salute, sono cifre stratosferiche di centinaia di miliardi. Per questo lo scopo è senza fraintendimenti: non accogliere la richiesta avanzata da Jean-Claude Juncker e dal vicepresidente Frans Timmermans nell’ambito della proposta di Piano di Lavoro della Commissione per il 2015, di rivalutazione del cosiddetto “Pacchetto Aria” entro il quale si trovano nuove proposte legislative, alcune pubblicate meno di un anno fa.
La commissione aveva messo a punto proposte dettagliate per molti degli elementi che compongono il “Pacchetto Aria”: limiti nazionali alle emissioni, oltre alla direttiva che ridurrà
l’inquinamento dagli impianti e il regolamento sulle “non-road mobile machinery”, le macchine mobili non stradali come escavatori, ruspe, pale caricatrici che contribuiscono notevolmente emettendo ossidi di carbonio, idrocarburi e particolato.
Inoltre, sono già in fase avanzata le proposte necessarie ad affrontare il tema cruciale delle emissioni reali delle automobili per mezzo di nuovi test dei livelli di emissioni dei veicoli su strada. Finirà tutto nel dimenticatoio con il nuovo corso deciso da Juncker? Michele Sasso,l’espresso