Italia: dalla deindustrializzazione alla distruzione dell’agricoltura
 











Ahi serva Italia, di dolor ostello,
nave sanza nocchiere, in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello.
(Dante Alighieri, Purg. VI, vv. 1-3)

Anni fa la globalizzazione fu “venduta” come una panacea: avrebbe creato nuovi posti di lavoro in un mercato flessibile, avrebbe portato ad una benefica concorrenza con conseguente riduzione dei prezzi, avrebbe consentito alle nuove generazioni di vivere e lavorare all’estero, avrebbe creato un mercato mondiale in cui vendere ed acquistare tutto ed il contrario di tutto, avrebbe abbattutto le frontiere ideologiche. Naturalmente era un imbroglio.
La globalizzazione, che ha favorito solo le multinazionali, mentre ha danneggiato o distrutto piccole e medie imprese, è stata ed è solo un pretesto ed uno strumento per strappare il tessuto economico di alcuni stati, avvantaggiando l’apparato produttivo di altri paesi, dove la manodopera costa meno ed in cui i
lavoratori non sono sindacalizzati. Così i B.R.I.C. (Brasile, Russia, India, Cina) e pochi altri paesi impazzano con le loro materie prime e manufatti in quasi tutto il pianeta, mentre l’Occidente langue sempre più. In particolare talune nazioni europee (soprattutto Grecia ed Italia in questo periodo) sono vittime di politiche fiscali e finanziarie vessatorie, ideate solo per soggiogare ed impoverire. Un popolo debole, affamato, indebitato fino al collo è più facile da controllare ed accetterà obtorto collo anche misure draconiane con il miraggio di risollevarsi.
Le scellerate iniziative attuate dai vari governi italiani, diligenti interpreti di volontà superiori, hanno causato la deindustrializzazione: molti imprenditori hanno chiuso e stanno chiudendo i battenti; chi ha potuto, ha delocalizzato, ossia ha trasferito gli impianti all’estero. Le conseguenze: operai in cassa integrazione o ricollocati o licenziati, disoccupazione crescente, tensioni sociali… Per distruggere il
secondario sono stati usati una tassazione esosa, il cosiddetto “cuneo fiscale”, nonché una normativa farraginosa, astrusa e persecutoria che scoraggia chicchessia ad intraprendere un’attività economica anche di tipo individuale. Les jeux sont fait: l’Italia si avvia a diventare un paese ex industriale in cui quasi tutte le merci devono essere importate.
Tuttavia, a differenza di quanto ipotizzava qualche economista, “la terra dove il sì suona” non è destinata a tornare ad un livello agricolo, poiché il settore primario è oggi gravemente compromesso, a causa dell’applicazione di norme assurde e soprattutto grazie a decenni di geoingegneria clandestina. Moria di api, contaminazione dei suoli, parassiti, piogge torrenziali e siccità ad hoc stanno falcidiando i raccolti, portando alla rovina agricoltori ed allevatori non ancora “convertitisi” all’agricoltura ed alla zootecnia industriali, magari tangenti con gli interessi delle aziende leader nel campo delle biotecnologie.
Anni fa
prevedemmo e paventammo che ciò sarebbe successo. Il quadro è fosco, poiché i farabutti non si accontentano di dominare e di arricchirsi sempre più. I banchieri internazionali sono molto potenti e spregiudicati, ma al di sopra di loro agiscono altri figuri dagli scopi ancora più inconfessabili.
Come ci spiega lo spaventoso Henry Kissinger, ex segretario di stato durante , già consigliere di papa Benedetto XVI: “Non riposeranno fino a quando non sarà tutto distrutto” .
La guerra climatica in pillole
Le nubi che non ci sono più
Per una maggiore comprensione dei fenomeni legati alla guerra ambientale in corso, abbiamo realizzato l’Atlante dei cieli chimici.
’articolo che segue il secondo, elenca cose apparentemente vere. Ovviamente come di consuetudine non si parla di origini antropiche o meglio di guerra ambientale. Ma vi sono tali e tanti indizi per porre sul banco degli imputati l’industria della chimica che con gli antifungini fa colossali affari   planetari.
(vedere articolo seguente).
Come se non bastasse sappiamo che con le irrorazioni chimiche di bario e alluminio, contenuti nelle  scie chimiche, si inducono a malattia le piante che ovviamente dovranno essere “curate” con i veleni proposti dalle multinazionali della morte.
Ad esempio il veleno che ci mangiamo con il pane di tutti i giorni è uno di questi e infatti quei solchi di ruote in ogni campo di grano stà a confermare l’avvenuto delitto. Vengono sparse migliaia di tonnellate di antifungini nel mondo per prevenire presunte catastrofiche malattie della pianta avvelenandola però definitivamente e preventivamente.  Ho coltivato dei terreni di mia proprietà e mio padre lo ha fatto prima di me. Ebbene mai, ripeto, mai abbiamo buttato sul frumento un grammo di veleno e mai,  abbiamo avuto problemi di malattie fungine nel nostro grano. Se ci facciamo aiutare dal buon senso scopriamo che già prima dell’avvento dei diserbanti la produzione di frumento era circa la
stessa di oggi.
Non parlo ovviamente del periodo pre meccanizzazione.
E allora a chi giova questo avvelenamento di alimenti, terra, acqua, persone e animali? Sicuramente alle case farmaceutiche che producono i veleni ed anche ai consorzi agrari ed altri commercianti che li vendono.
Quello che sconvolge è il fatto che non è una pratica truffaldina senza effetti collaterali, bensì un piano criminale di distruzione della biodiversità dal contenuto eugenetico  con, come  effetto collaterale la truffa (già ora le coppie umane hanno problemi di sterilità in quasi il 50% dei casi). Capite che è ben più grave.
Ancor di più sconvolge il fatto che questi presunti scienziati, che mi permetto di definire ingenui o utili idioti o criminali a seconda del grado di consapevolezza, omettano il ruolo dei funghi simbionti della specie Glomus che assieme ai batteri probiotici sono responsabili della fertilità dei suoli e dell’aumento degli apparati radicali di piante, radici che
crescono  fino al 100 volte superiori per dimensione. Con tali apparati le piante non soffrono la siccità e ricercano in una superficie più vasta i microelementi di cui hanno bisogno. Da rivelazioni del dottor Giusto Giovannetti del centro culture sperimentali della Val d’Aosta (CCS), ho avuto conferma che da analisi effettuate dall’università di  Bologna durate 3 anni su ortaggi micorrizati con il prodotto Micosat cioè con funghi simbionti e batteri probiotici e senza il minimo utilizzo di fertilizzanti di sintesi e nemmeno organici e senza diserbanti,  la produzione è aumentata del 13,5% con piante molto più robuste, piante meno gracili e resistenti alle intemperie. Come vedete, spesso accade  di scoprire pura e criminale disinformazione. (Quanto scrivo è quanto io stesso ho sperimentato quindi i detrattori eventuali si documentino prima per non farmi perder tempo)
Un’ultima precisazione i funghi sono gli esseri viventi più ostinati e difficili da debellare
dell’intero pianeta.  Essi sono preposti alla scomposizione degli organismi o parte di questi, una volta  morti. Un fiunghicida è per sua natura dunque il più potente veleno che si possa immaginare. Nel caso del Roundup di Monsanto a base di glifosato si sa che è sempre attivo nei liquidi e quindi nell’acqua. E’ una strada senza ritorno percorsa con criminale incoscienza mettendo a repentaglio la nopstra stupida vita e quella di tanti esseri innocenti che sono appena nati e nasceranno.
Non un giornalista, non un politico alza la voce su questi argomenti. Stampalibera è una voce che grida nel deserto, un deserto fatto di convinzioni e rendite parassite di connivenza di tanti che sfruttano il male altrui nell’illusoria presunzione che ciò vada  a loro vantaggio economico. Ci sarà ancora da soffrire purtroppo, ma anche la consapevolezza sta montando. Sta a noi far si che questi messaggi passino.
Becchiamoci questo spottone che la Stampa di Regime ci propina
ricordandoci noi, che la distruzione dei funghi sulla terra equivale a sterilizzazioni di terreni a perdita di biocenosi e di vitalità dei suoli non chè loro capacità di rinnovare il miracolo della vita ovvero la fertilità e la produttività gratuita di alimenti anno dopo anno.
Un’ultima raccomandazione logica: mangiate Biologico e se potete vegetale costa meno se mangiate semi ed è più gustoso.
Con affetto Lino Bottaro
Negli ultimi vent’anni, i funghi hanno contribuito all’estinzione del 65 per cento delle specie animali e vegetali. E ogni anno continuano a distruggere milioni di tonnellate di raccolti con danni da miliardi di euro
Chi l’avrebbe mai detto: il 65 per cento delle estinzioni di specie animali e vegetali avvenute negli ultimi due decenni non è imputabile agli esseri umani (almeno non direttamente) bensì ai funghi. È quanto afferma un gruppo di ricerca coordinato da Matthew Fisher dell’ Imperial College London, in Gran Bretagna, in uno studio pubblicato su
Nature. Se fin ora erano considerati un problema esclusivamente agricolo, a causa della loro patogenicità per le colture alimentari, adesso si comincia a capire che l’impatto dei funghi sull’ ambiente è ben più ampio. E solo monitorando la diffusione delle infezioni fungine e intervenendo preventivamente si potranno evitare conseguenze ancora peggiori per la biodiversità.
Il danno arrecato dai funghi patogeni ad alcune delle più importanti colture alimentari è ben quantificato: ogni anno vengono distrutte mediamente 125 milioni di tonnellate di mais, grano, riso, patate e soia. Con ovvie ripercussioni in campo alimentare: solo per fare un esempio, le perdite registrate tra il 2009 e il 2010 sarebbero bastate per dare da mangiare a quasi 600 milioni di persone. Il problema, naturalmente, è anche economico. Le patologie arrecate dai funghi alle sole colture di riso, grano e mais costano all’agricoltura circa 46 miliardi di euro ogni anno.
Sul fronte ambientale, lo scenario non è
migliore. Dando un’occhiata ai dati raccolti da ProMED e HealthMap, agenzie internazionali specializzate nel monitorare la comparsa e diffusione di nuove patologie, i ricercatori hanno scoperto che oltre 500 specie di anfibi e alcune specie di api, tartarughe marine, pipistrelli e coralli sono seriamente minacciate da funghi patogeni. Un trend in crescita, per gli animali come per le piante: dal 1995 al 2010, le infezioni fungine sono cresciute dall’ 1 al 7 per cento. Un problema per la biodiversità, ma anche per il riscaldamento globale. La moria o il danneggiamento di alberi causati dai funghi si traducono in circa 230-580 mega tonnellate di CO 2 che non vengono assorbite dalla vegetazione e contribuiscono ad arricchire la cappa atmosferica che ci sta surriscaldando.
Risalendo alla radice del problema, si scopre tuttavia che, seppur involontariamente, le cause sono sempre riconducibili alla nostra specie. I viaggi e il commercio hanno contribuito alla diffusione delle malattie
fungine su scala mondiale a partire dalla metà del ventesimo secolo. Per questo, avvertono i ricercatori, la comunità internazionale deve impegnarsi ad aumentare i controlli alle frontiere sui prodotti di origine animale e vegetale (possibile veicolo di malattie) e a stanziare risorse per prevenire l’ulteriore diffusione di nuove infezioni.
Trattamenti fungicidi, un contributo alla qualità del grano duro
‘Le richieste di maggior qualità e quantità e i cambiamenti climatici richiedono il controllo dei patogeni fungini per massimizzare l’efficenza della pianta
fotografia-aerea-bayer-trattamenti-folicur-sphere.jpg Fotografia aerea con speciale fotocamera che permette di valutare la diversa efficienza fotosintetica delle varie parcelle di frumento (3: trattato Sphere; 5:trattato Folicur; 7: trattato con Sphere e Folicur)
Nell’ambito del ciclo di incontri sul frumento, organizzati da Bayer CropScience, Michele Pisante, Università degli Studi di Teramo, ha presentato il programma
di verifica dei trattamenti in vegetazione sia in levata che in spigatura, svolto con il coinvolgimento di produttori campani, pugliesi e della Basilicata per cercare di aumentare la produzione senza penalizzare, anzi aumentando, gli indici qualitativi del grano duro (proteine, peso ettolitrico e indice di giallo). In 14 ambienti di coltivazione rappresentativi di 700 mila ha di frumento duro su 7 varietà di duro e 2 di tenero e 3 tesi sperimentali è stato saggiato il possibile effetto dei trattamenti fungicidi con Sphere e Folicur SE sulla produzione.
Perché far entrare questi trattamenti nella pratica agricola? ‘Perché le richieste di maggior qualità e quantità e i cambiamenti climatici richiedono il controllo dei patogeni fungini per massimizzare l’efficenza della pianta’ ha risposto Pisante. L’assenza di attacchi fungini, infatti, permette di mantenere alta l’efficienza fotosintetica delle piante e quindi massimizzare la produzione.
Nell’annata 2007, caratterizzata in molte
delle aree oggetto di studio dalla crescita della virulenza di septoria e ruggine bruna, Sphere ha mostrato una costante efficacia contro septoria, ruggine bruna, oidio, dall’applicazione fino alla raccolta.
I trattamenti, che per essere efficaci devono essere preventivi, hanno portato ad aumenti sia nei parametri quantitativi (quantità prodotta, reasa media e peso dei 1000 semi) che qualitativi (proteine e glutine). Visti i risultati ottenibili, si sottolinea l’importanza di una programmazione razionale, organica e sistematica degli interventi per minimizzare la diffusione di queste gravi malattie e massimizzare la produzione e la qualità delle produzioni.
‘Sulla base dei risultati incoraggianti ottenuti finora’ ha concluso Michele Pisante ‘stiamo definendo future sperimentazioni rivolte alla verifica dell’utilità anche per aiutare le piante in condizioni di stress idrico’.
  href="http://agronotizie.imagelinenetwork.com">http://agronotizie.imagelinenetwork.com
Esperienze di campo su grano duro: trattamenti in vegetazione con fungicidi
Carlo Maresca – Imprenditore agricolo
‘L’imperativo dell’azienda cerealicola oggi più che mai è produrre reddito. Come? Qualificando la produzione per spuntare prezzi migliori e migliorare l’efficienza aziendale così da ridurre i costi.’ Maresca ha portato la sua esperienza sulle scelte tecnico-economiche e tecniche fatte per raggiungere questi obiettivi; scelte economiche, aprendo all’innovazione e agli investimenti tecnici e avviando un rapporto di collaborazione con un’importante azienda di trasformazione attraverso i contratti di coltivazione; scelte tecniche, seminando varietà idonee ad elevate potenzialità produttive e utilizzando seme conciato, adottando rotazioni e concimazioni razionali, diserbo mirato e trattamenti fungicidi preventivi in vegetazione.
Su questo ultimo Maresca ha presentato i
risultati dell’annata scorsa caratterizzata da forti attacchi di septoria e ruggine bruna. L’applicazione preventiva di Sphere ha dato i risultati attesi. Grande interesse ha scaturito il conto economico presentato che mostra un netto guadagno ove è stato eseguito il trattamento fungicida, legato all’aumento della produzione di granella, del peso ettolitrico, del tenore proteico e del tenore in glutine. Maresca ha ottenuto un incremento di Plv di 116 euro/ha. In conclusione il grano duro rimane coltura di reddito, su cui investire per migliorare le rese e farsi riconoscere economicamente la qualità prodotta.
‘E’ possibile ottenere elevate produzioni di grano migliorando la qualità della granella?’ Pierfranco Offredi, responsabile fungicidi Bayer CropScience, risponde sottolineando il contributo degli agrofarmaci, diserbanti, fungicidi ed insetticidi, nei confronti di una agricoltura sostenibile che però si deve confrontare con un mercato globalizzato, competitivo e in continua
evoluzione per quelli che sono i vincoli esterni.
Le malattie fungine dal mal del piede iniziale, agli attacchi di septoria, oidio e ruggini sul culmo e sulla foglia possono provocare perdite quantitative e qualitative alla produzione così come le diverse specie infestanti che competono con la coltura specialmente nelle prime fasi di sviluppo.
In quest’ottica la conoscenza delle malattie fungine, delle infestanti ed il loro prevedibile sviluppo in campo permette di razionalizzare i costi della difesa e delle operazioni colturali; quindi è particolarmente importante come in un unico passaggio, tra l’accestimento e la levata, si possa abbinare il diserbo ed il controllo delle malattie fogliari con prodotti perfettamente miscibili tra loro come Atlantis e Sphere.
La risposta finale racchiude quindi la sintesi di tutto l’incontro: sì, è possibile ottenere elevate produzioni di grano migliorando la qualità della granella attraverso una gestione tempestiva, completa ed efficace
delle infestanti, delle malattie fungine e degli insetti. stampalibera.com