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Esperto informatico per il Policlinico? Esterno senza laurea e con stipendio d’oro
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A denunciare la vicenda, anche con un esposto alla Procura e alla Corte dei Conti, è il segretario dell’organizzazione sindacale Gruppo indipendente Libertà, Luigi Cipriani. Ma a corredo ci sono delibere ed atti, non ultimo quello del presidente della Repubblica che il 30 ottobre scorso ha accolto il ricorso straordinario proposto dal dirigente messo da parte. La storia comincia nel luglio 2009, quando il direttore generale della Asl Policlinico, Vitangelo Dattoli, deciso a procedere al potenziamento del Servizio informatico ospedaliero e convinto che "nessuno del personale attualmente in servizio presso l’Ufficio informatico aziendale ha i requisiti e la professionalità necessaria", richiede ad innova Puglia un esperto informatico, in assegnazione temporanea nel ruolo di dirigente responsabile. Il dirigente esterno, viene messo nero su bianco, costerà alla Asl 105 mila euro l’anno, dal 1 dicembre del 2009 per un primo triennio, poi rinnovato fino al mese scorso, quando arriverà la scure del Consiglio di Stato. La scelta ricade sul signor Nunzio Porfido, marito dell’ex sindaco socialista di Bari, Daniela Mazzucca, che viene così incaricato di lavorare per consentire al Policlinico il pieno utilizzo delle risorse informatiche. Ma la scelta non è condivisa da Gaetano Violante, dirigente responsabile del servizio Ced e sistema informativo dell’azienda sanitaria, che sostiene di essere stato estromesso dalla realizzazione del nuovo progetto e spogliato delle relative funzioni. Il ricorso al Consiglio di Stato viene pienamente accolto, trovando la piena condivisione anche del ministero della Salute che, come riporta la sentenza del Consiglio, lo ritiene fondato "anche alla luce del ben noto principio di autosufficienza della pubblica amministrazione, particolarmente rilevante in momenti di rigorosa stretta dei conti pubblici". La decisione dei giudici va nella stessa direzione, chiarendo che l’incarico è stato affidato sulla base di una disposizione riguardante il trasferimento temporaneo di personale dipendente pubblico verso altre pubbliche amministrazioni o imprese private, e non il contrario, come in questo caso. "È una banalissima vicenda amministrativa che riteniamo di dover perseguire - commenta il direttore generale Dattoli, che ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione - Nel momento in cui non si poteva assumere, non c’erano concorsi né dirigenti, l’unica possibilità era chiedere ad Innova Puglia, società in house con la Regione, in base ad una legge che invita a farlo". Per Dattoli, Violante non aveva i titoli giusti: "Prima di questa convenzione, ne esisteva una precedente, sempre per l’attività di sviluppo informatico. Né la precedente amministrazione né la mia hanno ritenuto che il ricorrente, ora in pensione, potesse svolgere mansioni". E anche lo stipendio d’oro, ritiene, è nella norma: "Questo è un servizio quotato con il pagamento di un dirigente, pattuito con Innova Puglia. Non laureato, è vero, ma l’indicatore che avevamo scelto era uno stipendio dirigenziale. Per rispetto della sentenza, abbiamo immediatamente sospeso la convenzione, non andiamo contro sentenza del giudice".Mara Chiarelli,repubblica |
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