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Mentre Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, con fare da scagnozzo di periferia, lancia bellamente le sue minacce ai popoli europei proferendo che se l’Italia e la Francia “non procederanno alle riforme annunciate, per questi Paesi non sarà piacevole”; mentre le più alte cariche dello “stato” ci esortano a prendere come fatto compiuto l’invasione immigratoria che disintegra quotidianamente la pacifica convivenza e l’equilibrio socioeconomico della nazione; mentre a Genova, a Lecce, a Reggio di Calabria, a Varese, ad Ancona, a Macerata, a Napoli (per restare nell’ultima settimana) decine di connazionali si tolgono la vita e uccidono i propri familiari, i propri figli, schiacciati dal dramma dell’insolvenza di debiti causati da un sistema monetario usuraio; mentre a Monza, a Vicenza, a Livorno, a Pescara, a Potenza (sempre per restare negli ultimi giorni, nelle ultime ore) realtà produttive d’ogni sorta, piccole, medie e grandi, artigianali e industriali, sono costrette alla chiusura e al licenziamento dei lavoratori a causa di un sistema tributario strozzino che ha per mandanti i viscidi “gnomi di Bruxelles”; mentre ci viene imposta a ogni piè sospinto la dismissione della nostra identità, delle nostre tradizioni, della nostra vitalità di nazione e di popolo; mentre le iene banchettano sui poveri, agonizzanti resti di quella che fu una nazione sovrana, alcuni uomini liberi non si arrendono e gridano la propria rabbia. La gridano coscienziosamente, razionalmente, civicamente, radicalmente. La tramutano in un programma di rinascita nazionale, alieno alle isterie degli “opposti estremismi”, lontano anni luce dalle illusioni di “dialogo” con un sistema politico marcescente che fonda la propria legittimità sulle “valutazioni” degli economisti, la affermano con la forza che solo un popolo che non vuole morire e che è cosciente delle proprie potenzialità può avere. Sono trascorsi oramai dei mesi da quando gli italiani hanno dovuto necessariamente re-imparare a familiarizzare con alcuni concetti di sovranità, di riscossa e di identità; la “crisi”, in tutta la sua forza dirompente, non lasciava alternative: soccombere o reagire. Lo si è ad esempio notato, in occasione delle ultime consultazioni elettorali che hanno interessato - pur se a livello locale - il nostro Paese: il dato dell’Emilia Romagna (regione in cui si è da sempre rilevato il fattore statistico della maggiore partecipazione popolare) in cui solo il 40% degli elettori ha “degnato” di considerazione il sistema partitico, ha un valore simbolico definitivamente drastico. E il fatto che un movimento quale la Lega Nord si sia affermato, incrementando a dismisura il proprio elettorato in nome di battaglie di sovranità economica, politica e culturale, è inoltre segnale che non tutti i nostri concittadini hanno deciso di subire passivamente i diktat di un appartato burocratico, finanziario e repressivo con sede nei palazzi di cristallo dell’eurocrazia apolide di Bruxelles. Questi italiani, questi uomini liberi, hanno quindi deciso che è ora di unire le forze e i sacrosanti istinti di ribellione che ancora appartengono a questa nazione. Al nord come al centro, al sud come nelle isole, verso un unione di terra e di popolo, verso una lega nazionale del popolo italiano. Con questi intenti, si terrà a Roma, venerdì 12 dicembre, una campagna associativa che fungerà da volano e da crogiolo delle forze e degli uomini autenticamente popolari, sovrani e indirizzati verso chiari e precisi obiettivi di rinascita nazionale. E’, facendo ricorso a una efficace terminologia coniata da Ida Magli, un “laboratorio della distruzione” quello da abbattere. Quell’entità che lavora per la perversa distruzione di ogni cultura, di ogni identità, di ogni giustizia sociale, di ogni differenza territoriale, linguistica e storica, di ogni assetto umano già fondato sulla libertà individuale, sulla solidità della famiglia, sulla centralità e solidarietà di ogni parte della comunità nazionale. E’ la battaglia europea per riaffermare la sovranità di ogni nazionalità; per riaffermare che arte, cultura, storia, genio, solidarietà e civiltà sono radicate nelle nostre terre e nelle nostre genti; per stracciare tutti i pezzi di carta che altri hanno scritto e sottoscritto a nostro nome e a nostro danno, per riproporre il vero contratto sociale tra i cittadini e i loro rappresentanti, di costruire uno Stato strumento del popolo e non soggetto a caste interne ed oligarchie apolidi. E’ la battaglia per una vera sovranità monetaria ed economica finalmente libera dai meccanismi di prestito usuraio dello strumento con cui scambiare la ricchezza prodotta dalle nostre mani, dal nostro intelletto, dalla nostra creatività. E’ la battaglia per una vera Unione dei popoli europei che percepisca la lontananza di Roma, Berlino, Parigi, Mosca, tanto da New York quanto dalla “cupola eurocratica”, in nome di una solidarietà dei popoli d’Eurasia da Dublino a Vladivostok e di una cooperazione con quel mondo arabo-mediterraneo oggi ridotto a terra di conquista dei potentati economici angloamericani e divenuto rampa di lancio di un’immigrazione incontrollata che aggredisce le fondamenta della nostra identità continentale. Una lega insomma, un’unione di quanti – liberi dal settarismo e dalle sterili divisioni - vogliono ancora che il reale diventi possibile. Non è impresa utopistica. Fu Goethe a sostenere che “non sempre è necessario che la verità prenda corpo”, che sia già abbastanza “che essa aleggi in spirito e susciti l’accordo, allorché, come suono di campane, fluttua benevolmente e severamente nell’aria”. E’ però altrettanto vero che quei rintocchi, quelle campane, in situazioni di allarme come la presente, si tramutino in bando di mobilitazione, in spinta verso l’azione, in riaffermazione del fatto che – qualunque cosa accada – “lo Stato siamo Noi”. Campagna associativa per una lega del popolo italiano – Presso la Sala L’Universale, via Francesco Caracciolo n. 12, Roma – Venerdì 12 dicembre, ore 18.Fabrizio Fiorini-ri
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