Rublo e petrolio in rotta, le Borse sulle montagne russe
 











La rotta delle quotazione del greggio e la pericolosa svalutazione del rublo hanno portato a un intervento inatteso della Banca centrale russa, che ha mosso i tassi della misura maggiore dal 1998, quando di fatto ci fu il default di Mosca sul debito. L’Istituto centrale ha deciso di portare il costo del denaro dal 10,5 al 17 per cento, generando un rimbalzo immediato della divisa russa che però ben presto si è disperso nel vuoto. Il rublo è tornato così a perdere colpi nei confronti di euro e dollaro, crollando di nuovo in area 80 verso la moneta unica e a 62 sul biglietto verde (i cambi in diretta). Non si arresta neppure la caduta del prezzo del petrolio: per la prima volta dal luglio del 2009 il Wti scivola sotto i 55 dollari al barile e il Brent sotto i 60 dollari (le quotazioni).
La Banca centrale di Mosca, che ha già speso 80 miliardi di riserve nel tentativo di difendere il rublo, con il sesto rialzo dei tassi da marzo ad oggi spera anche
di frenare l’inflazione. Ma secondo gli analisti, l’economia russa non sarà in grado di sostenere a lungo questo livello di tassi, perché già colpita pesantemente dalle sanzioni occidentali che hanno seguito la guerra in Ucraina, oltre che dallo stesso calo del valore del petrolio e dalla massiccia fuga di capitali, oltre 100 miliardi di dollari. "Questa mossa simboleggia la resa" del tentativo di sostenere "la crescita economica in nome del preservare il sistema finanziario", spiega a Bloomberg il gestore Ian Hague. In ogni caso, "è la mossa giusta da fare, e non era facile farlo".
In questo clima di forte instabilità, le Borse europee provano a rimbalzare in apertura di seduta, cambiano segno anche sotto il peso dei dati negativi provenienti da Francia e Germania, tornano a recuperare con il miglioramento del Pmi dell’Eurozona. Insomma, domina la volatilità. A cominciare da Piazza Affari, dove il Ftse Mib arriva a cedere oltre un punto percentuale per poi tornare in rialzo
dell’1,6%. Sulle montagne russe anche le banche, con Mps e Bpm che passano in sospensione. Tra gli altri titoli tricolori, acquisti su Fca, che ha riportato un +3,7% delle immatricolazioni in Europa a novembre, contro il +1,4% del mercato. Contrastate le altre Borse europee: Londra +0,2%, Francoforte +0,3% e Parigi -0,2%.
Come accennato, dal fronte macro arrivano indicazioni deboli sui Pmi manifatturiero, dei servizi e composito nell’Eurozona. In Germania, ad esempio, l’indice scende a sorpresa a 51,4 punti, deludendo le aspettative degli analisti per un rafforzamento a 52,3 punti. Pesa soprattutto la componente dei servizi. Un valore superiore a 50 indica un’espansione della produzione, mentre un livello inferiore del Pmi indica una contrazione dell’economia. Anche in Francia non vengono centrate le attese, con il Pmi manifatturiero in calo ulteriore a 47,9 punti. A differenza della Germania, però, i servizi permettono all’indice generale transalpino di risalire ai massimi da
quattro mesi a 49,1 punti. Qualche spiraglio positivo arriva dal dato complessivo della zona euro, con l’indice composito in recupero a 51,7 punti, valore massimo da due mesi. Positivo, di nuovo dalla Germania, anche l’andamento dell’indice Zew sulla fiducia verso il clima economico: si attesta a 34,9 punti, da 11,5 del mese precedente, superando ampiamente le previsioni di 18.
Con questi dati sullo sfondo, il neo presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è chiamato alla presentazione dei suoi piani per il rilancio. Intanto, la bilancia commerciale italiana ha segnato a ottobre un attivo in aumento a 5,397 miliardi e nei 10 mesi a 33,602 miliardi. In Gran Bretagna, infine, si registra la frenata dei prezzi al consumo a novembre: l’inflazione è scesa su base mensile dello 0,3% mentre su base annua l’incremento è dell’1%.
A Oriente, la produzione manifatturiera della Cina ha rallentato in dicembre, secondo i dati provvisori diffusi oggi dalla Hong Kong and Shanghai
Banking Corporation (Hsbc). L’indice Pmi si stabilizzerà sul 49,5, il livello più basso dal mese di maggio, quando aveva segnato il 49,4.
Male, in mattinata, la Borsa di Tokyo: a 48 ore dalle elezioni giapponesi l’indice Nikkei ha chiuso in forte perdita al minimo da sei settimane e mezza. Anche la Piazza nipponica è spinta in basso dal crollo del prezzo del petrolio, che per gli investitori è sintomo di un rallentamento della crescita globale, che non potrà non avere effetto sulle esportazioni nipponiche. Di contro, lo yen e i bond governativi nipponici sono cresciuti di valore perché considerati nel ristretto lotto dei beni rifugio. Il Nikkei ha ceduto il 2,01% e chiuso a quota 16,755.32. Nel complesso, l’indice Msci Asia Pacific tratta ai minimi da due mesi. Discorso opposto per Shanghai, che continua a macinare record e chiude sui livelli massimi da aprile 2011.
Avvio di seduta in rialzo questa mattina per l’euro nei confronti del dollaro, dopo i primi scambi sui mercati
valutari internazionali. La moneta unica, infatti, viene scambiata a quota 1,2454 nei confronti del biglietto verde americano, rispetto alla valutazione di 1,2435 fatta segnare alla chiusura indicativa di Wall Street di ieri. Per quanto riguarda, invece, il cambio con lo yen, la divisa europea passa di mano oggi a 146,08 contro i 146,40 dell’ultima rilevazione. Lo spread tra Btp e Bund si stabilizza poco sotto 140 punti base, con il rendimento del decennale italiano intorno al 2%.
Ieri Wall Street ha archiviato in calo una seduta volatile proseguendo sulla strada della settimana scorsa, la peggiore del 2014 e la prima in ribasso dopo sette in rialzo. Ancora una volta a pesare è stato lo scivolone del greggio; i fari sono ora puntati sul Federal Open Market Committee (Fomc), il braccio di politica monetaria della Fed che oggi dà inizio alla riunione che terminerà domani. Sono attesi riferimenti non solo sulla tempistica con cui potrebbe iniziare ad alzare i tassi di interesse nel
2015 ma anche sul tonfo del petrolio. Arrivato a muoversi di oltre 300 punti in entrambe le direzioni, il Dow Jones ha perso alla fine lo 0,58%, l’S&P 500 ha ceduto lo 0,63%, il Nasdaq l’1,04%. Oggi gli investitori attendono i dati sull’avvio di nuovi cantieri in novembre e l’indice manifatturiero Pmi di dicembre.Raffaele Ricciardi,repubblica