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Mozzarella per Gasparri, baccalà per Scilipoti Ecco cosa mangiano i politici a Natale |
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Vietate battute sul «magna magna», la cena di Natale è una cosa seria. Deputati e senatori, svolti anche in anticipo gli obblighi legati alla finanziaria, possono serenamente prendere i loro trolley e andare a tirare le sfoglie, comprare panettoni, spinare il pesce. Solo i ministri hanno avuto l’ultima incombenza di una convocazione natalizia, ma per il resto la festa è cominciata puntuale e durerà a lungo: l’aula della Camera e del Senato si sono riconvocate per l’8 gennaio, passata anche la Befana. Sulla tavola dei politici è facile fare ironia ed è facile far montare la polemica, come sa bene Mario Monti del cui cenone di capodanno si scrisse molto , due anni fa, perché organizzato nel suo appartamento a palazzo Chigi con dieci invitati. Il leghista Roberto Calderoli si preoccupò degli eventuali costi per le casse pubbliche. La replica dell’austero premier fu ironica, disse che forse si era speso un po’ di più tenendo le luci accese fino al brindisi, ma spiegò che era stata la moglie Elsa a fare la spesa e a mettere in tavola. Niente camerieri di palazzo, niente cuochi a spese nostre. Solo tortellini, cotechino e lenticchie, con tanto di scontrini conservati. E se Palazzo Chigi resterà deserto, quest’anno, il detto «Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi» si dimostra sempre valido. Deputati e senatori tornano quasi tutti a casa per il presepe e Babbo Natale. Le tavole sono tutte imbandite, come spesso capita, nel segno della tradizione. Ecco i menù Nella casa bipartisan per eccellenza, quella di Nunzia De Girolamo e Francesco Boccia, il piatto forte della vigilia è un piatto tipico di Benevento, il cardone. È una zuppa, con i cardi, come intuibile, le uova sbattute, il pollo lesso sfilettato, le polpette di carne e i pinoli. Un piatto contandino, must natalizio, tirato fuori dalla tradizione dei padroni di casa, la famiglia De Girolamo. La cena della vigilia è a Benevento, infatti, terra natia di Nunzia e a Francesco non resta che portare tracce della sua terra, la Puglia, sott’olio: pomodorini secchi e carciofini pare siano squisiti. Per quanto riguarda le magie natalizie, dai Boccia si compiono tutte: dopo quella del presepe, a mezzanotte, arriva anche un Babbo Natale in carne ed ossa con il sacco in spalla. In famiglia si mascherano a turno. Non molto lontano dai Boccia va Gianni Pittella, l’uomo forte del Pd in Europa, capogruppo dei socialisti a Bruxelles, che non vede l’ora di tornare nella sua Basilicata. L’europarlamentare trova riposo nella cittadina natale, Lauria, come tiene a raccontare ai suoi follower su twitter. Pittella va a cena da un amico, il pediatra Nicola Di Lascio, giro Rotary club. Il menù prevede degli spaghetti alle vongole, i moscardini e i polipetti, un dolce, tutto consumato tra le mura di casa, «in un contesto molto familiare». Si beve vino rosso, «preferibilmente lucano». Una vigilia in famiglia è anche quella di Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, che si siede a tavola con i figli e con il padre. Il menù lo cura l’anziana moglie del signor Giachetti. Per espiare il troppo disimpegno di una cena «non certo luculliania», il 25 a pranzo da bravo radicale il deputato del Pd Giachetti visiterà il carcere di Parma. Sempre in carcere, al Sollicciano di Firenze, passerà Capodanno, in compagnia di Rita Bernardini e Marco Pannella. Giachetti è il vice di Laura Boldrini che invece passa il Natale nelle Marche, in campagna, nei luoghi dell’infanzia. Menù della tradizione, semplice, coi tortellini in brodo e gli spinaci al burro e parmigiano il 25, mentre la vigilia sarà di magro. Pare sia un’ottima cuoca la renziana Pina Picierno. L’eurodeputata va a Teano a casa della famiglia dove cucina per tutti, esclusi i dolci a cui pensa la mamma. La cena è a base di pesce, «come vuole la tradizione», e la spesa di quest’anno prevede una quiche di salmone e asparagi, le capesante gratinate, un risotto o delle linguine e la scarola ripiena. L’insalata di rinforzo serve a prendere fiato, per poi passare al baccalà fritto e ai broccoli natalini. Che bontà. Con i manicaretti di Pina Picierno prova a confrontarsi un altro deputato del Pd, Ernesto Carbone. Calabrese, Carbone si cimenta anche lui col pesce, ma grazie all’aiuto della figlia Arianna, dieci anni, vanta risultati che assicura memorabili. Si parte con pane burro e alici, si passa per il sautè di cozze e vongole, per i cannolicchi, e si arriva ai ravioli di cernia: «Tutto fatto a mano, col fumetto con le teste dei pesci: è il piatto preferito di mia figlia». La famiglia è larga, si arriva a 25 persone, e servono anche i secondi. Nelle teglie c’è una coda di rospo infarinata con l’alloro, e una cernia di tre chili con le patate al forno. Banditi i pomodorini, «che il pesce si fa in bianco». I dolci danno il colpo di grazia. A casa Carbone si mangiano i turdilli e gli scalilli, un’istituzione di Cosenza: pasta frolla fritta passata nel miele o glassata. La giovane democratica Giuditta Pini, al primo mandato da parlamentare, è invece di Carpi, quindi modenese. Mangia tortelloni di zucca alla vigilia e tortellini e zampone, «rigorosamente non precotto», il 25. Torna a casa per Natale anche Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del consiglio, romagnolo. Rientra a Sogliano al Rubicone, dove va al cinema con i bimbi, a messa, e poi affronta un piatto di cappelletti in brodo e una buona dose di formaggio di fossa, prodotto tipico del borgo che infatti organizza ogni anno un’apposita fiera, le ultime due settimane di novembre e la prima di dicembre. La famiglia Gozi avrà fatto scorta, sicuramente, e innaffia il tutto con una bottiglia di Sangiovese. È dato sapere anche la cantina, Spalletti Colonna di Paliano. Ah: «Io sono l’addetto al presepe» rivendica il sottosegretario. Appassionata di presepe è anche Giorgia Meloni. L’ex ministro va a messa: «Quella di mezzanotte la trovo molto suggestiva», dice. È donna delle tradizioni colei che sogna di riportare la destra capitolina al Campidoglio. La cena è in famiglia preparata dalla sorella, «che è bravissima». Il menù cambia di anno in anno, è vero, ma si rispetta il precetto e si mangia pesce. Meloni adora i gratinati e la pasta con il tonno. A casa, dicevamo, ovviamente c’è il presepe. Meloni è ormai una paladina degli allestimenti natalizi e sui social chiede a tutti di mandarle le foto della loro sacra famiglia. Più concentrata sul ruolo di babbo natale è invece Laura Ravetto. «Corro a Cuneo dai miei genitori», è il programma della brava figlia unica. Ad anni alterni si mangia a casa, dove cucina la mamma, specialista in insalata russa e ravioli al plin, o si mangia fuori, e quest’anno tocca al ristorante. «Tutto rigorosamente piemontese» è la regola. Ravetto si vanta: «Chiedete a Oscar Farinetti o Carlin Petrini se non è questa una delle regioni con i miglior prodotti agroalimentari...». Non ci sono riti particolari, tranne appunto quello dei doni. I regali si aprono il 25 mattina e di solito chi riceve più regali sono i due cani. Babbo natale è molto gentile e glieli fa trovare sotto l’albero con tanto di fiocco. Un po’ babbo natale è anche Domenico Scilipoti, che prima di dedicarsi alla famiglia e alla madre di 94 anni incontra alcune famiglie della provincia di Messina, con delle associazioni. «Parliamo un po’ del Natale, cerchiamo di scambiarci dei doni con chi magari è più solo» spiega l’ex deputato, oggi senatore di Forza Italia. A casa il menù è semplice e senza carne, che Domenico Scilipoti non ne mangia. Apprezza invece il baccalà, i formaggi, le noci e le nocciole, come ricostruisce con orgoglio frugale al cronista impiccione, non senza aver suggerito di andare sul suo sito a leggere il suo ultimo post sulla sovranità monetaria. Finito di mangiare, con i figli e la moglie si va a messa. «Tanti auguri». Anche l’ex 5 stelle Paola De Pin va a messa («se ce la faccio, se non casco addormentata», scrive onestamente). La vigilia De Pin la passa a casa, con il marito e i due bambini, e il momento di festa è il pranzo del 25. Lì, in un agriturismo, si soddisfa lo stomaco con la tipica cucina veneta con tutti i nonni e gli zii. Quello che lo fa più strano di tutti è Roberto Formigoni: «Noi per tradizione facciamo la cena il 25» spiega, «non le so dire bene il perché ma così facevano i miei nonni e così facciamo io e i miei fratelli». Né pranzo né vigilia dunque, ma una tavolata immensa è quella di casa Formigoni. A Lecco a casa o del fratello o della sorella di Roberto si riuniscono le famiglie, tutte numerose. Tra figli (tre il fratello, otto la sorella) e nipoti è difficile tenere il conto, soprattutto per chi deve preparare i cappelletti, «rigorosamente fatti a mano, uno per uno». «Da piccolo» racconta Formigoni, «li facevo anche io». Per il presidente del Veneto Luca Zaia, leghista, niente pandoro ma un panettone rigorosamente con i canditi («Non capisco come si faccia a concepirlo senza» dice). Il panettone si può farcire col mascarpone. Attento alle tradizioni il presidente è più concentrato sul pranzo del 25 che sulla vigilia: in tavola tortelli in bordo o gnocchi fatti in casa, poi il bollito di pollo e cotechino accompagnati da mostarda e rafano. I dolci della tradizione, pandoro e panettone, li mangia anche il forzista Maurizio Gasparri che però il 24 comincia con un bel piatto di spaghetti con le vongole veraci e poi prosegue con il pesce. Il 25 anche da lui è il turno dei tortellini in brodo, della salumi e dei formaggi. E della mozzarella. Luca Sappino,l’espresso |
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