Prezzi dell’Eurozona in calo, le Borse puntano sulla Bce
 











Lo avevano previsto gli economisti di Bloomberg e la realtà supera addirittura il loro pessimismo: l’Eurozona è in deflazione, mentre in Italia l’inflazione è ferma a dicembre sia su mese che su anno. I prezzi dell’area con la moneta unica, secondo la stima flash rilasciata dall’Eurostat, per dicembre vedono un calo del tasso di inflazione annuale a -0,2%, dal +0,3% di novembre. Il panel di economisti dell’agenzia finanziaria Usa aveva preventivato una flessione dello 0,1%. Per l’Eurozona, si tratta della prima flessione dei prezzi dall’ottobre del 2009; pesa il crollo dei prezzi dell’energia (-6,3% rispetto al -2,6% di novembre), mentre sono stabili cibo, alcol e tabacco. L’unico aumento è previsto per il settore dei servizi, stabile rispetto a novembre con il +1,2%.
"Probabilmente l’inflazione rallenterà ulteriormente a gennaio", sosteneva già prima dei dati ufficiali Evelyn Herrmann di Bnp Paribas all’agenzia finanziaria Usa, "e rimarrà a
livelli bassi molto a lungo". Indicazioni nette per l’Eurotower di Mario Draghi, dove i tecnici sono al lavoro sulle soluzioni tecniche per avviare il quantitative easing, l’acquisto di titoli di Stato sui mercati (Blog: le tre carte di Draghi). Una mossa che la Bce ha in canna proprio per contrastare la deflazione, la spirale di abbassamento dei prezzi e cali dei consumi che mina la fragilissima ripresa Ue. Negli ultimi giorni, però, si è fatta strada l’ipotesi che il Direttorio della Bce (previsto per il 22 gennaio) aspetti le elezioni greche (25 gennaio) prima di avviare un programma effettivo.
Sui mercati azionari domina la volatilità con i listini che, dopo la pubblicazione dei dati sui prezzi, puntano sull’intervento di Draghi. Come accaduto ieri, però, Milano si sgonfia in chiusura e cede lo 0,11%. Nel resto d’Europa, Londra sale dell’1,1%, in linea con Parigi, mentre Francoforte aggiunge lo 0,9%. Chiusura in ribasso per la Borsa di Atene, che cede l’1,46%. Lo spread tra il
Btp e il Bund sale in area 145 punti base, con un rendimento all’1,93% per il decennale italiano. I titoli di Stato tedeschi, come quelli americani, continuano il loro rafforzamento visto il momento di tensione globale: per il decennale di Berlino il rendimento è sceso fino allo 0,456%, livello mai toccato prima. Dopo l’ennesima seduta in ribasso Wall Street prova il rimbalzo: quando in Europa gli scambi si avviano alla conclusione, il Dow Jones avanza dello 0,5%, il Nasdaq e lo S&P500 salgono dello 0,85%.
L’euro accelera al ribasso sulla prospettiva di una Bce che inondi il mercato di liquidità: scende a 1,1805 dollari, ai minimi dal 2006, sulle attese crescenti per un intervento di espansione monetaria (1,1914 alla rilevazione ufficiale di ieri della Bce). Il biglietto Usa, nel frattempo, consolida la propria posizione anche nei confronti delle altre principali divise: continua a girare sui massimi da inizio agosto 2013 sulla sterlina, da metà settembre del 2010 sul franco
svizzero. Resta volatile il petrolio, dopo che il Brent per la prima volta dall’aprile del 2009 ha infranto momentaneamente al ribasso la soglia di 50 dollari al barile. Il greggio Wti a febbraio recupera leggeremente sopra la soglia di 48 dollari al barile, il Brent oscilla intorno a 51 dollari, tornando a indebolirsi alla chiusura dei mercati europei dopo un rimbalzo nel primo pomeriggio. A sostenere le quotazioni è anche il calo a sorpresa delle scorte di petrolio negli Usa: sono scese di 3,062 milioni di unità, mentre gli analisti attendevano un rialzo di 300mila barili.
Le rilevazioni sui prezzi al consumo sono dunque la bussola di giornata, anche se l’agenda europea prevede altri dati interessanti. In Germania, ad esempio, il tasso di disoccupazione scende al 6,5% in dicembre; le vendite al dettaglio - sempre nell’economia tedesca - salgono a sorpresa dell’1% mensile a novembre, ma il dato annuo è -0,8%. In Italia, invece, il tasso sale al nuovo record 13,4%. Nel complesso
dell’Eurozona il tasso di disoccupazione a novembre si è attestato all’11,5% come a ottobre, risultando però in calo rispetto a un anno prima quando era all’11,9%.
Oltre ai dati sull’Ue, sono da registrare anche molti rilievi dagli Stati Uniti, dove per altro la Fed pubblicherà i verbali della riunione di metà dicembre che potrebbero dare qualche indizio ulteriore sul ritmo di rialzo dei tassi d’interesse. Dall’indice Adp sull’occupazione del settore privato di dicembre emerge un incremento di 241mila posti, con le attese che variavano tra 225 e 250mila. Migliora il deficit della bilancia commerciale, calato a 39 miliardi a novembre, in attesa delle richieste di nuovi mutui. Sul panorama internazionale da monitorare il rapporto del Fmi sul mercato immobiliare e le stime globali della Banca Mondiale, nella serata italiana.
Sullo sfondo continuano a permanere i due elementi di tensione che hanno caratterizzato i forti ribassi e poi la volatilità delle ultime tre sedute: il crollo
del prezzo del petrolio e l’evoluzione politica ad Atene, dove si avvicinano le elezioni del 25 gennaio per il rinnovo del governo. Alexis Tsipras è in vantaggio e ha tranquillizzato sulle intenzioni di uscita dall’euro, ma sia i mercati che la Germania - attraverso la pubblicazione di indiscrezioni di Der Spiegel sull’accettazione della rottura della moneta unica da parte della Cancelleria, smentite con un po’ di ritardo - hanno voluto mandare il loro segnale minaccioso all’elettorato ellenico.
Chiusura piatta, in mattinata, per la piazza di Tokyo dopo il tonfo segnato ieri: l’indice Nikkei segna +0,01% a 16.885,33 punti dopo aver oscillato tra 16.808 e 16.975 punti. Dopo i recenti guadagni, prende fiato l’oro a febbraio: lima qualcosa a 1.214 dollari l’oncia.Raffaele Ricciardi,repubblica