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Prima rappresentazione assoluta a Napoli |
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È la monumentale basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli, in pieno centro storico napoletano, il luogo eletto per la prima rappresentazione di “Il mio nome è Natiki! Storia di una gatta cenerentola”, spettacolo teatrale musicale che vedrà impegnata l’Orchestra Multietnica Mediterranea. Musiche originali e tradizionali per un testo, scritto dal giornalista e sceneggiatore Guido Piccoli, ispirato da “La Gatta Cennerentola” di Giambattista Basile. Un vivace caleidoscopio etnico, invece, il gruppo degli interpreti, da Cenerentola “Natiki”, interpretata da Edera Alfama, di Capo Verde, a Prageeth Perera, dallo Sri-Lanka, nel ruolo dello sciamano, a Celine Sabla, dalla Liberia, Nyong Inyang, dalla Nigeria, Particia Pimienta Fernandez, dalla Colombia, Ermina Kacani, dall’Albania, Tsvetanka Asatryan, dalla Bulgaria, Costel Lautaru, dalla Romania, Johnny Grima, da Malta, e gli italiani Romilda Bocchetti, Gianluca Salerno, Gianluigi Sperindeo, Enzo Petrone e Giovanni Guarrera. Partecipazione straordinaria di Marcello Colasurdo, nei panni dell’ambiguo albergatore Papone. Costumi a cura di YoSola. Si tratta, in sostanza, della celeberrima fiaba di Cenerentola, racconto di amplissima diffusione spaziale e temporale con le sue ben oltre trecento diverse versioni nei vari paesi del mondo a partire dalle prime tracce egiziane e mediorientali risalenti ad oltre cinquecento anni prima della venuta di Cristo. Ma è in una raccolta curata da Nelson Mandela che il personaggio principale appare con il nome di Natiki. Ed è al continente nero, ed ai nostri giorni, che fa particolarmente riferimento il testo di Piccoli. Natiki, infatti, è una ragazza di uno dei tanti paesi africani belligeranti, senza più genitori né fratelli, giacché sterminati dalla guerra civile. Sarà la sua passione per la musica e per un cantante nigeriano, Edidem, dopo svariate vicissitudini ed il consueto incantesimo, a farle trovare infine amore e felicità. «Ispirata anche da tante realtà odierne autentiche, la vicenda, in qualche modo, finisce col raccontare la nostra stessa orchestra – chiosa Giovanni Guarrera, anche direttore artistico dell’evento – giacché è un’orchestra nata tre anni fa, proprio durante l’ingresso in Italia, dalle coste libiche, di tanti emigranti africani, portatori di culture antichissime, profondi sentimenti e toccante sofferenza umana, nonché originali stilemi ed affascinanti suggestioni inerenti a quel meraviglioso linguaggio universale, di altissimo affratellamento, che è la musica». Rosario Ruggiero |
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