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Il Decreto “appropriatezza”taglia 208 prestazioni in sanità |
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Dal Colesterolo ai Test genetici fino a Tac e Risonanze, l’elenco delle 208 prestazioni che per essere erogate a carico del Ssn dovranno soddisfare le condizioni di erogabilità o di appropriatezza prescrittiva è lungo e articolato (ricordiamo che il decreto per essere definitivo dovrà essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni). Come già anticipato nella prima versione del provvedimento, vengono toccati vari ambiti tra cui: odontoiatria, radiologia diagnostica, prestazioni di laboratorio, dermatologia allergologica, medicina nucleare. Ma facciamo qualche esempio leggendo l’elenco. Partiamo dall’esame per il colesterolo o per i trigliceridi. È previsto che sia eseguito “come screening in tutti i soggetti con più di 40 anni e nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare o familiarità per dislipidemia o eventi cardiovascolari precoci. Ma in assenza di valori elevati, modifiche dello stile di vita o interventi terapeutici, l’esame è da ripetere a distanza di 5 anni”, prima di poter essere nuovamente a carico del Ssn. Per quanto riguarda invece la risonanza della colonna (cervicale, toracica, lombosacrale) le condizioni di erogabilità prevedono che vi sia una “condizione di dolore rachideo in assenza di coesistenti sindromi gravi di tipo neurologico o sistemico, resistente alla terapia, della durata di almeno 4 settimane; Traumi recenti e fratture da compressione. In caso di negatività l’esame non deve essere ripetuto prima di 12 mesi”. Per una risonanza muscoloscheletrica (spalla, braccio, mano, gomito, ginocchio) sarà carico del Ssn in caso di Patologia traumatica acuta (Indicata nel caso di lesione osteocondrale post traumatica dubbia alla Rx. In caso di dolore persistente con sospetta lesione legamentosa ed ecografia negativa o dubbia), in caso di fase Post chirurgica (Non indicata inizialmente. Migliore valutazione delle eventuali complicanze) e in caso di sospetta infiammazione (Non indicata inizialmente. Solo dopo Rx negativa, ecografia positiva e test di laboratorio probanti per la malattia artritica per la valutazione dell’estensione del processo flogistico articolare alla componente cartilaginea e scheletrica (early arthritis). Non ripetibile prima di almeno 3 mesi ed in funzione del quadro clinico-laboratoristico. Nei quadri di degenerazione artrosica è indicato l’esame radiologico ed inappropriato l’esame RMN). Un gran numero di prestazioni finito sotto la lente del decreto ci sono anche i test genetici. Per questi c’è un elenco a parte in cui sono evidenziate le diagnosi di specifiche malattie e condizioni (un elenco corposo) per cui sono erogati i test a carico del Ssn. Rimangono a carico del Ssn quelli a scopo di trapianto. In caso di utilizzo per analisi di farmacogenetica se ne raccomanda l’uso solo su indicazioni delle Agenzie del farmaco europea (Ema) e di quella italiana (Aifa). Novità anche per i test allergologici e le immunizzazioni per allergia o per malattia autoimmune che sono a carico del Ssn solo se prescritti a seguito di visita specialistica allergologica o dermatologica. Numerose anche le prestazioni odontoiatriche sotto la lente del decreto. Ma sono tutelati i minori di 14 anni e le persone vulnerabili a livello sociale o sanitario. Per esempio l’estrazione di un dente deciduo sarà a carico del Ssn per i minori di 14 anni o se ci sono condizioni di vulnerabilità sociale. L’inserzione di una protesi mobile rimovibile sarà a carico del Ssn per le persone in condizioni di vulnerabilità sociale e sanitaria.L.F. Sanità, tagliare ancora è pericoloso contenimento, contenimento e ancora contenimento: questa la parola chiave che si sentono ripetere da anni quando si parla di sanità. Giusto ieri il Ministro Lorenzin ha presentato la lista delle 208 prestazioni attualmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale a rischio taglio. Sono di qualche giorno fa invece le ultime dichiarazioni di Renzi secondo cui male che vada nel 2016 si avrà lo stesso finanziamento del 2015, cioè 109 miliardi di euro. Peccato che gli impegni presi dal Governo attraverso il Patto per la Salute 2014-16 e le successive modifiche fossero ben diversi: 109 miliardi di euro per il 2015 e 113 per il 2016. Una staticità impensabile per il ministro della Salute Lorenzin, secondo cui il Fondo sanitario per il prossimo anno "non dovrebbe scendere sotto i 112 miliardi di euro", cifra stabilita dalla Legge di Stabilità. Ma è vero che spendiamo ancora troppo? Da quanto emerge dai dati pare di no. Anzi, in qualche caso tagliare ancora sarebbe molto pericoloso. -1 per cento di spesa rispetto al 2010 I dati raccolti dal Mef in un rapporto intitolato "Il monitoraggio della spesa sanitaria”, mostrano infatti che dal 2010 a oggi la spesa corrente è in realtà calata in quasi tutte le regioni italiane e in generale oggi la percentuale di spesa sanitaria rispetto al pil non è aumentata. Se dal 2000 al 2010 si è passati dai 67 mila euro ai 112 mila, a partire in particolare dal 2011 il contenimento è stato evidente, specie nelle regioni in piano di rientro. Una diminuzione nazionale dell’1 per cento. Ma soprattutto, pare che rispetto all’Europa non siamo poi così male. Nel complesso le politiche di contenimento delle spese sanitarie hanno interessato un po’ tutti i paesi europei: tramite tagli al fabbisogno come in Grecia, Irlanda e Portogallo, utilizzando la leva fiscale a copertura dei deficit locali o con nuove imposte, come è accaduto in Francia. Nel 2012, raccontano i dati OCSE, la spesa sanitaria pro capite in Italia era più bassa rispetto a Francia, Germania e Regno Unito. Dal 2000 al 2010 la spesa è raddoppiata Colpiscono i tagli ma colpisce forse ancora di più il fatto che in 10 anni, e in particolare dal 2000 al 2007, prima cioè dello scoppio della crisi, la spesa sanitaria sia letteralmente raddoppiata. Le ragioni che ci hanno portato a un punto quasi di non ritorno le spiega il MEF. Da una parte i costi crescenti legati al personale: un numero crescente di assunzioni, una dinamica dei rinnovi contrattuali superiore rispetto all’inflazione programmata, e una mancanza di controllo sui fondi contrattuali. Dall’altra una pesante assenza di controllo sugli ordinatori di spesa e di programmazione in molte regioni italiane. E ancora, pochi controlli relativi all’appropriatezza delle prestazioni erogate e incrementi tariffari non governati. Per non parlare dello scarso controllo sui consumi, di casi di inappropriatezza nell’utilizzo di farmaci, e di investimenti che non hanno tenuto conto delle effettive risorse a disposizione. Dove si è tagliato di più Il settore dove i tagli sono stati più consistenti dal 2010 in poi è quello della farmaceutica convenzionata, che ha toccato punte del -10 per cento con un -7,5 per cento medio nel periodo 2010-13. Seguono i tagli al personale (-2,1 per cento complessivo nello stesso periodo), prestazioni sociali (-1,7 per cento) e medicina di base (-1,5 per cento). La spesa è invece aumentata alla voce beni e servizi: +1,6 per cento dal 2010. Farmaceutica: una bolla che potrebbe scoppiare "Di fronte a tagli massicci sul fronte della farmaceutica convenzionata, e alla contemporanea messa in commercio di nuovi farmaci molto costosi che dovrebbero migliorare la vita di molti, non è difficile comprendere che gli equilibri siano precari” spiega la senatrice Nerina Dirindin, docente di Economia sanitaria all’Università di Torino. Come riportano i dati del MEF, la spesa per la farmaceutica (non sono compresi qui i farmaci ospedalieri) non solo non aumenta dal lontano 2006, ma nel 2011 e nel 2012 la contrazione registrata è stata rispettivamente del 9,6 e del 9,7 per cento, per un totale nel 2013 di poco più di 8 miliardi. Ridurre il personale è un rischio Il settore forse più rischioso dove tagliare, e il secondo per tagli effettuati, è però quello del personale, che costituisce oggi un terzo della spesa sanitaria complessiva. In percentuale non è stato il settore più vessato, con una media del -2 per cento annuo dal 2010 al 2013, ma rappresenta un settore molto delicato dove tagliare. A mostrarlo sono i dati presenti all’interno della Relazione della 12a commissione permanente igiene e sanità presentata in Senato lo scorso 23 giugno. Interessante anche la "geografia” di questi contenimenti, per la maggior parte concentrati al Sud. "Il rischio maggiore di tagliare in questo comparto è l’esternalizzazione dei servizi” prosegue Dirindin, che ha lavorato alla relazione presentata in Senato. "I tagli al personale, che nel caso italiano sono stati attuati sostanzialmente tramite il blocco del turn-over, rischiano di far sì che entrino nel sistema elementi come la criminalità organizzata. E non stiamo parlando solamente di alte cariche dirigenziali – prosegue Dirindin – ma banalmente anche di chi fa le pulizie o lavora nelle mense degli ospedali.”Cristina Da Rold,l’espresso |
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