Ricordo di Miriam Longo
 







Rosario Ruggiero




È esperienza comune che per spiccare al meglio un salto in avanti, al fine di superare un ostacolo, sia buona cosa tornare un po’ indietro. Si chiama rincorsa, ed è procedimento ben noto a qualunque atleta. Non da meno, per superare impedimenti epocali, civili e culturali, gioverà indietreggiare nel tempo per acquisire così slancio propulsivo verso un più fausto futuro. Si chiama recupero storico, ed è metodo conosciuto da qualsiasi serio intellettuale.
In virtù di ciò, non può allora che giungere gradita l’iniziativa programmata ultimamente a Napoli dal conservatorio di musica “San Pietro a Majella” in ricordo di Miriam Longo in occasione dei cento anni dalla nascita, pianista, lì già insegnante, artista di inclita discendenza, sorella infatti di quell’Achille e figlia di quell’Alessandro ai quali tanto deve il prestigio dell’antica istituzione musicale partenopea.
La cosa, tra l’altro, giunge ancor più congrua semplicemente ricordando la
gloria, storica e mondiale, di una scuola musicale, e specificamente pianistica, quella, appunto, napoletana, assolutamente massima che, a partire dal leggendario Sigismund Thalberg, può annoverare, per il pianoforte, virtuosi e didatti di altissimo calibro la cui lezione si è diramata per l’intero nostro pianeta ed i cui attuali eredi  ancora calcano applauditissimi le scene dei maggiori teatri al mondo con in nomi di Martha Argerich, Bruno Leonardo Gelber, Daniel Berenboim, Laura De Fusco, e fino a pochi ani fa Aldo Ciccolini, Sergio Fiorentino, Tito Aprea o Arturo Benedetti Michelangeli, per dirne solo alcuni; e giunge addirittura necessaria unicamente comparando questa incredibile epoca aurea, da pochissimo estinta, con l’attuale triste temperie subentrata da pochi decenni.
Si sa, un fertilissimo campo che racchiude, senza ombra di dubbio, fecondi semi, perché torni a generare profumatissimi fiori, ripulito dalle erbacce, va amorevolmente innaffiato.
Ricordare Miriam
Longo, e la sua prestigiosa famiglia, può sicuramente essere considerato una prima, utilissima goccia.