BERLUSCONI: LA CRISI NON E’ TRAGICA, NO ALL’ASSEGNO
 











ponte sullo stretto

La crisi "esiste" ma "é vissuta sui media in maniera più drammatica di quella che è", basti pensare al "calo delle borse è dovuto a una manciata di azioni". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi.
"C’é una distonia completa" fra quello che raccontano i media e "il messaggio che noi ci sforziamo di dare ai nostri concittadini e che è un messaggio che anche tutti gli altri capi di Stato e di governo stanno cercando di dare", ha detto il premier. "Nel Consiglio europeo di domenica scorsa - ha proseguito - abbiamo concordato la necessità di far capire a tutti quanti che questa crisi, che esiste e davanti alla quale certamente noi non chiudiamo gli occhi, è vissuta sui media in maniera più drammatica di quanto non sia, perché anche guardando al calo delle borse, se si guarda quante sono le azioni cambiate a certi prezzi si vede che sono una manciata di azioni". "Chi ha delle
azioni e non ha bisogno di fare cassa immediatamente - ha osservato il Cavaliere - si deve più o meno tranquillamente tenere le azioni nel cassetto e aspettare che passi questa crisi" Mentre, ha sottolineato, "se si continua a dare l’impressione che la crisi sia assolutamente tragica questo non fa che spaventare le persone che forse, soltanto per la paura, rischiano di cambiare il loro stile di vita". E questo, ha detto il presidente del Consiglio, "é il pericolo più grande". Berlusconi è tornato poi a fare l’esempio degli impiegati della pubblica amministrazione che "hanno avuto un incremento" salariale grazie ad una inflazione inferiore a quella tendenziale, grazie al prezzo basso del petrolio e alle tariffe delle bollette. I pubblici dipendenti, ha detto, "si trovano quindi gli stessi soldi di prima, anzi aumentati dal rinnovo del contratto" e "hanno un potere di acquisto superiore a quello di prima". "Non c’é quindi motivo - ha concluso - che queste famiglie riducano il loro stile di vita, aumentando la profondità della crisi".
La Rai "é l’unica tv di Stato che attacca il governo in carica".
"Non voglio rispondere qui a ipotesi dell’opposizione circa la garanzia per tutti coloro che perdono il posto di lavoro", ha detto il premier con riferimento all’assegno di disoccupazione proposto dal leader del Pd Dario Franceschini. "Il sistema attuale - ha aggiunto  - è già un sistema che consente di intervenire e modulare gli interventi e di farlo in maniera opportuna e migliore di quella che non sarebbe se adottassimo la misura che è stata preconizzata" che "sarebbe una licenza di licenziare, soprattutto per i piccoli imprenditori e gli artigiani", i cui dipendenti "godrebbero dell’indennità e continuerebbero a lavorare in nero". Sarebbe quindi, ha concluso Berlusconi, "un incentivo a licenziare e un incentivo al nero".
Il Consiglio dei ministri oggi ha stanziato 4 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali. Ha detto Silvio Berlusconi aggiungendo che
si aggiungono ai 4 miliardi di euro delle Regioni e al miliardo di euro della Finanziaria. "Complessivamente la somma diventa di 9 miliardi", ha sottolineato il premier.
"Nessuno ha fatto più noi in Europa. Noi riteniamo che potremo fare di più, ma è tutto legato alla crisi e alla sua profondità". Il Cavaliere ha spiegato che in Europa infatti se vi sono stati stanziamenti "più imponenti sono stati per salvare le banche e non come supporto all’economia".
Le misure varate dal governo in favore del settore dell’auto "stanno dando ottimi risultati" come dimostra il fatto che "le industrie hanno richiamato la quasi totalità dei lavoratori che erano in cassa integrazione". Ha detto il presidente del Consiglio. Il premier ha riferito di aver ricevuto i "complimenti dal presidente" della casa automobilistica Volkswagen per "l’efficacia" delle misure adottate dall’Italia per contrastare la crisi.
CIPE: VIA LIBERA A 17,8 MLD PER INFRASTRUTTURE
Via libera a un
pacchetto di 17,8 miliardi per le infrastrutture: è quanto ha stabilito il Cipe che si è riunito questa mattina a Palazzo Chigi. E’ quanto si apprende da fonti di governo.
Disco verde alle risorse per l’avvio della costruzione del Ponte sullo Stretto. Il costo totale dell’opera è di circa 6,1 miliardi e le risorse che il Cipe doveva varare e che hanno ottenuto l’ok sono pari a 1,3 miliardi.
Il pacchetto di risorse che ha ottenuto il via libera del Cipe è composto dai 16,6 miliardi previsti ai quali si aggiunge 1,2 miliardi per le infrastrutture dell’edilizia scolastica e quella carceraria.
Il pacchetto di risorse aggiuntive di 1,2 miliardi è composto da un miliardo del fondo per l’edilizia scolastica e da 200 milioni del fondo per quella carceraria.
Via libera allo stanziamento di 800 milioni di euro per il Mose.
ARRIVANO 1.510 MILIONI PER METROPOLITANE E EXPO
Sono 1.510 milioni di euro le risorse che, nell’ambito del pacchetto complessivo varato
dal Cipe di 17,8 miliardi di euro, andranno a finanziare le ’reti di trasporto e i sistemi metropolitani’. L’elenco delle opere che beneficeranno di questo contributo pubblico è il seguente: Opere connesse a Expo 2015, Linea C metropolitana Roma, Rete metropolitana regionale campana, Reti metropolitane di Palermo e Catania, Investimenti Catania, Sistemi urbani e metropolitani di Bari e di Cagliari, Adeguamento sistemi metropolitani di Parma Brescia Bologna, Aeroporto di Vicenza, Sistemi di trasporto lacuale.
TENSIONE PRE-CIPE, MINISTRI CONTRO TREMONTI
Alta tensione, stamattina di buon’ora a Palazzo Chigi, sulla gestione delle risorse che il governo intende destinare al sostegno dell’economia reale. Un confronto a tratti anche aspro che ha coinvolto Giulio Tremonti da una parte e diversi ministri dall’altra (Scajola, Prestigiacomo, Gelmini, Bondi, in particolare) durante una riunione informale che ha preceduto il Cipe (che infatti e’ iniziato circa un’ora e mezza
dopo l’orario previsto) e alla quale ha partecipato, almeno nella parte finale, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Materia del contendere le priorita’ nell’utilizzo delle risorse disponibili che, con l’accordo generale (anche se qualche volta a denti stretti da parte di qualche responsabile di ministero), erano scese a 9 miliardi di euro. Una questione che riguarda naturalmente anche l’attribuzione delle decisione di spesa ai singoli ministeri. Secondo una prima ipotesi, infatti, era stata indicata una precisa ripartizione dei fondi ai ministeri: in particolare le Attivita’ Produttive per il sostegno alle piccole e medie imprese, ma anche l’Ambiente, l’Istruzione per la Ricerca, i Beni Culturali, la Giustizia per le carceri. Ma all’idea si era opposto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, sostenitore di un diverso approccio alla gestione delle risorse anticrisi, che ha insistito per evitare l’attribuzione diretta dei fondi ai ministeri. Alla fine, e’ stato Berlusconi a mediare e a decidere per il fondo unico sotto la responsabilita’ di Palazzo Chigi. ’’Un fondo strategico - ha poi spiegato durante la conferenza stampa - a sostegno dell’economia reale e quindi delle imprese, che sara’ nella disponibilita’ decisionale della presidenza del Consiglio; i ministri, man mano che avranno pronti progetti di intervento immediatamente realizzabili si rivolgeranno alla presidenza del Consiglio che discutera’ di questi progetti con l’assemblea dei ministri, formalmente o informalmente, raccogliera’ il parere del ministero dell’Economia e poi le decisioni verranno portate al Cipe’’. La gestione delle risorse, insomma, e’ attribuita a Palazzo Chigi e le priorita’ saranno decise di volta in volta in base alla situazione congiunturale, condividendole il piu’ possibile con i ministeri. Ma, a parte la soluzione di compromesso, il confronto nel governo deve aver lasciato molti scontenti, visto il malumore che si e’ registrato informalmente da piu’ ministri dopo la riunione del governo. Il piu’ deciso nel contrastare la filosofia con la quale Tremonti ha impostato la gestione dei fondi per le imprese e’ stato il ministro delle Attivita’ Produttive Claudio Scajola che, a quanto si e’ appreso, ha prima posto la questione in un incontro informale con Gianni Letta, poi ha protestato vibratamente nel corso della riunione pre-Cipe e alla fine ha lasciato Palazzo Chigi senza partecipare al Consiglio dei ministri. Proteste, durante l’incontro, ci sarebbero state anche da altri ministri, da Prestigiacomo a Gelmini a Bondi. Ansa