FINI SUI CAPIGRUPPO: LA PROPOSTA DI BERLUSCONI CADRA’
 







di Milena Di Mauro




G. Fini- Presidente della Camera

L’elenco delle divisioni tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, co-fondatori del Pdl, si allunga oggi di una nuova voce. "Ad un certo momento bisognerà riconoscere il voto di un partito nel voto del solo capogruppo", butta là il premier, al solito impensierito da regolamenti non adeguati e dai tempi biblici necessari per approvare le leggi in Parlamento. "La proposta è già stata avanzata ed è caduta nel vuoto. Accadrà anche stavolta...", lo gela indispettito il presidente della Camera, ancora una volta schierato a difesa di centralità e dignità delle Camere. Ma intanto è un po’ guastata la giornata di festa dell’inaugurazione a Montecitorio del nuovo voto anti-pianisti, motivo di vanto ed orgoglio per Fini. Il premier ed il suo ex vice, che di nuovo domani si vedranno a pranzo per facilitare una comunicazione altrimenti non semplice, continuano a dire l’uno il contrario dell’altro sui temi più disparati: dalle intercettazioni al caso Englaro, dalla decretazione d’urgenza all’abuso del ricorso alla fiducia, dal diritto di voto per gli immigrati in regola alla bicamerale per le riforme, per citare solo alcune delle divergenze più recenti. Pensare che la giornata era iniziata con il viatico del leader della destra all’ipotesi di Berlusconi al Quirinale.
"Certamente oggi Berlusconi ha un appoggio personale e popolare per cui questa ipotesi non è affatto remota", argomentava Fini intervistato da ’El Pais’, aggiungendo però di non sentirsi "il delfino" di nessuno. Quanto ad un suo futuro al Colle, il premier aveva preferito dribblare sull’apertura di Fini: "Non ho visto niente". Ma in Forza Italia l’uscita del presidente della Camera era parsa a più d’uno una sorta di autocandidatura del leader di An, forte del suo ruolo istituzionale di garanzia e del rapporto sempre migliore con l’opposizione (che infatti anche oggi lo elogia per la risposta alle "pulsioni autoritarie" del Cavaliere). Berlusconi, in attesa di sviluppi
futuri, punta intanto a cambiare i regolamenti e annuncia la volontà di dimezzare il numero dei parlamentari, attraverso però una legge di iniziativa popolare. Ma soprattutto fa sobbalzare il Palazzo con l’idea del capogruppo che vota per tutti, mutuata dall’esperienza francese, dice il premier chiamando il ministro Franco Frattini ad una ’expertise’ sulla materia. "Di fronte a regolamenti che sono ancora francamente non adeguati alle necessità di un governo e di una maggioranza di avere tempi certi e brevi di approvazione delle leggi - argomenta il Cavaliere - bisognerà che ad un certo momento si riconosca il voto di un partito nel voto del capogruppo. Chi invece non è d’accordo, vota contro o si astiene. Ma il capogruppo alzandosi e votando in commissione ed in Aula, rappresenta l’intero gruppo dei suoi deputati". Fini stoppa immediatamente l’ipotesi.
E c’é chi subito fa notare che ancora una volta, per muoversi in tal senso andrebbe cambiata la Costituzione, che all’art. 67
lascia libero ogni parlamentare di esercitare le proprie funzioni "senza vincolo di mandato". Divergenze a parte, tra un paio di settimane Berlusconi salirà su un palco proprio con Fini per annunciare "la cosa più importante che lasceremo al Paese", il Pdl. "Lasceremo", dice il Cavaliere. Ma il plurale salta in vari passaggi successivi del suo discorso alla assemblea dei gruppi del Pdl. "Tra noi ci sarà grande e straordinaria compattezza - assicura il premier - il partito che nasce sarà il vero partito della gente, non sarà certo un partito di nomenklatura, non dovrà conoscere correnti, posizioni di potere, potentati. Si respirerà aria fresca e nuova. Io sono emozionato, intimamente sereno e felice, sarà una storica occasione di libertà, il 27 marzo nascerà una forza che segnerà la storia per i prossimi decenni". Fini, il co-fondatore, non viene nominato da Berlusconi neppure una volta. In compenso il premier spiega che sarà lui personalmente ad aprire e chiudere il congresso. E tutti i presenti avranno una pergamena e medaglia celebrativa per dire ’io c’ero’.Ansa