SUPPLICA AI LEADER: TROVINO LA STRADA PER PACE GIUSTA IN MEDIO ORIENTE
 







di Giovanna Chirri




Il papa atterra in Israele e lancia subito una "supplica" ai responsabili politici mediorientali: esplorino "ogni possibile via" per trovare una "soluzione giusta" al conflitto israelo-palestinese. Appena toccato il suolo israeliano papa Ratzinger ha ricordato con forza che dall’"esito dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi" dipendono le "speranze di innumerevoli uomini, donne e bambini per un futuro più sicuro e più stabile". Per questo all’aeroporto Ben Gurion, davanti al presidente israeliano Shimon Peres, al premier Benjamin Netanyahu e a gran parte dei membri del governo, ha chiesto che si trovi una soluzione "cosicché ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti".
"A tale riguardo - ha aggiunto - spero e prego che si possa presto creare un clima di maggiore fiducia, che renda capaci le parti di compiere progressi reali lungo la strada
verso la pace e la stabilita". Quella di una terra per due Stati indipendenti e garantiti nella giustizia e nella sicurezza è da sempre la linea della diplomazia vaticana per il conflitto israelo-palestinese. La stessa linea è stata evocata anche questa mattina davanti al papa dal re di Giordania Abdallah II nel discorso di saluto a Benedetto XVI, che partiva da Amman diretto a Tel Aviv. Dal canto suo il presidente Peres, - premio Nobel per la pace nel ’94 insieme con Rabin e Arafat per i loro sforzi nel processo di pace, culminati negli accordi di Oslo - accogliendo Benedetto XVI nel palazzo presidenziale di Gerusalemme ha osservato che l’anno della visita del pontefice in Israele "potrebbe offrire opportunità per noi e per nostri vicini per giungere alla pace".
Il presidente ha auspicato "sforzi concertati per fare di quest’anno un anno storico per il bene di tutti i popoli...". Benché le divisioni siano "tenaci", ha detto, "i popoli della regione sono stanchi delle guerre". "La
soluzione dei due Stati - ha detto questa mattina il re di Giordania - gode del sostegno della comunità internazionale poiché essa fornisce l’unica promessa di pace durevole; è necessario, tutti insieme, lavorare per questa pace". Il papa ha scelto di riproporre questa ipotesi di soluzione in una occasione così solenne, l’arrivo in Israele, dopo aver chiarito che è giunto in questi luoghi "a pregare in modo speciale per la pace, la pace qui nella Terra Santa e pace in tutto il mondo". Farsi pellegrino di pace è uno degli obiettivi di questo dodicesimo viaggio internazionale dell’82enne papa tedesco, viaggio che cade in una fase particolarmente delicata tra israeliani e palestinesi, dopo l’operazione "Piombo fuso" su Gaza e dopo l’insediamento in Israele di un governo di destra, il cui ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, designato a dialogare con il presidente Obama per il processo di pace mediorientale, appartiene alla destra più radicale.
La Santa Sede diffida delle
posizioni radicali e spera in una convergenza delle forze moderate per trovare una soluzione, e anche congedandosi da Amman  papa Ratzinger ha esplicitamente "apprezzato" le "iniziative politiche lungimiranti della Giordania per costruire la pace in Medio oriente". Come è noto il re hashemita ha recentemente incontrato a Washington sia il presidente Obama che il segretario di Stato Hillary Clinton e si è impegnato a collaborare a una nuova stesura del piano saudita. Ma Abdallah per primo è convinto che se non si arriverà a uno Stato palestinese entro il 2009: le forze estremiste e violente potrebbero avere il sopravvento.
GENITORI SOLDATO SHALIT INCONTRANO RATZINGER - Noam e Aviva Shalit, genitori del soldato Noam Shalit, prigioniero di Hamas a Gaza dal giugno del 2006, si sono incontrati oggi a Gerusalemme con Papa Benedetto XVI nella residenza del presidente Shimon Peres. A quanto si è appreso, nel corso del breve colloquio Noam Shalit ha chiesto l’aiuto del
Papa per facilitare la liberazione del figli e gli ha consegnato un messaggio. Si suppone che sia una lettera indirizzata al figlio e che Noam abbia chiesto i buoni uffici della Santa Sede perché gli arrivi. Hamas tiene il soldato in stretto isolamento in un sito segreto, impedendogli di comunicare con i genitori e di ricevere visite della Croce Rossa Internazionale. Solo una volta, a quanto risulta, i genitori sarebbero riusciti a far pervenire una lettera al figlio grazie all’ aiuto del presidente francese Nicolas Sarkozy. Dal soldato è pervenuta solo una lettera con l’implorazione di fare tutto il possibile per ottenere la sua liberazione al più presto. I contatti tra Israele e Hamas sono stati finora indiretti e condotti soprattutto con la mediazione dell’ Egitto, finora però le parti non sono riuscite ad arrivare a un accordo per uno scambio di prigionieri. Ansa