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Strage Nato Afghanistan più di cento civili uccisi |
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di Simonetta Cossu
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Ancora una strage. Ancora vittime civili il cui unico errore è quello di vivere in un villaggio sospettato di dare riparo ai talebani. Per arrivare ad uccidere i miliziani i militari Usa non hanno avuto dubbi: bombardare l’obiettivo al tappeto. Risultato: 120 morti, tra questi molte donne, bambini e anziani. La notizia è stata confermata dalla Croce Rossa. Quanto accaduto tra lunedì e martedì pomeriggio nella provincia occidentale di Farah è la più grave strage di civili dall’inizio dell’invasione dell’Afghanistan nel 2001. Funzionari Usa e afghani hanno avviato delle indagini sull’episodio, e anche in questo caso sarà l’ennesima ricerca di colpevoli che non saranno mai giudicati. La portavoce del Cicr (Croce rossa internazionale), Jessica Barry, ha detto che il gruppo ha inviato una squadra dopo che al quartier generale era arrivata una richiesta dai leader tribali: chiedevano che qualcuno andasse a verificare sul posto la situazione dopo gli attacchi aerei. Giunti sul posto il personale della Croce Rossa ha descritto uno scenario di distruzione di massa: case distrutte e decine di cadaveri, villaggi rasi al suolo. «C’erano donne e bambini rimasti uccisi. Sembrava stessero cercando rifugio nelle case quando sono stati colpiti», ha aggiunto la portavoce. Barry ha precisato che tra le vittime c’era anche un volontario del primo soccorso della Red Crescent in Afghanistan, morto assieme a 13 componenti della sua famiglia. Le forze a guida Usa in Afghanistan hanno riconosciuto di essere coinvolte nei combattimenti e nelle incursioni aeree nella zona di Bala Boluk nella provincia, iniziate lunedì e proseguite anche ieri. Secondo testimoni il raid Usa è scattato su richiesta delle forze militari afgane intrappolate in un feroce scontro con i miliziani. I civili in fuga cercavano riparo nelle abitazioni che sono poi state bombardate. La conferma è arrivata dallo stesso Rohul Amin, governatore della provincia di Farah. «Gli abitanti dei villaggi hanno portato a bordo di due camion oltre trenta cadaveri, solo per dimostrare alle autorità afgane e alle forze internazionali cosa era accaduto» ha dichiarato Abdul Ghafar Watandar, capo della polizia della provincia. I miliziani si erano infiltrati alcuni giorni addietro nel distretto da dove avevano attaccato diversi villaggi e diversi civili con l’accusa di essere spie del governo di Kabul e della coalizione. L’uccisone di tre agenti e il ferimento di altri quattro ha spinto a richiedere l’intervento dell’esercito afghano e dell’appoggio aereo della Nato. Il più alto numero di vittime si è registrato a Gerani nel distretto di Bala Baluk. I sopravissuti hanno raccontato ai rappresentanti afghani che avevano "nascosto" i bambini, gli anziani e le donne in alcuni edifici al fine di proteggerli dai combattimenti. Tutto inutile, quando quegli edifici si sono trasformati in obbiettivi militari e rasi al suolo. Il portavoce delle forze militari Usa parte del contingente Nato, il colonello Greg Julian ha ammesso che una battaglia era in corso e che le forze Nato erano intervenute ma per ora nega quanto dichiarato dalla Cir. «Sono dispiaciato per le vittime, ma confermeremo solo quando avremo messo i nostri occhi sul terreno, solo allora potremmo avere una idea di cosa sia accaduto». Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha espresso «profondo dispiacere» per le vittime. Per ora di certo si sa solo che a bombardare sono stati con molta probabilità i caccia Usa, ma nell’area è presente anche il contingente italiano. Lo scorso maggio, il governo italiano decise di venire incontro alle richieste degli alleati americani, attenuando le restrizioni nell’impiego dei nostri militari in missioni di combattimento. E l’Italia poco tempo fa aveva confermato l’invio di rinforzi in Afghanistan Occidentale in vista delle elezioni del 20 agosto, ma si appresta a cedere agli anglo-americani il controllo di una parte della provincia di Farah, la più esposta alle incursioni talebane provenienti dalla confinante Helmand presidiata da forze britanniche. Lo aveva annunciato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel corso di una audizione alle commissioni Difesa riunite di Senato e Camera. La Regione Ovest dell’Afghanistan, sotto il comando italiano affidato al generale Rosario Castellano, comprende anche la provincia di Farah, zona che confina con la Regione Sud del Paese dove operano truppe britanniche, canadesi, australiane e olandesi e dove verranno concentrati buona parte dei 17.000 rinforzi in arrivo dagli Usa. E in Afghanistan si trovano dal novembre scorso anche i 4 Tornado dell’areonautica militare italiana. Secondo i ’caveat’ imposti dal governo italiano, la missione di questi aerei da guerra - che ci costa oltre quattro milioni di euro al mese - non sarà quella di sganciare missili e bombe. Ma «Le missioni aeree di ricognizione non hanno finalità ricreative e umanitarie», aveva commentato a Peacereporter il generale Fabio Mini, ex comandante della missione Kfor in Kosovo il giorno dell’annuncio dell’invio. «Sono missioni da combattimento vero e proprio in quanto preludono all’attacco con bombe a grappolo, incendiari ed esplosivi ad alto potenziale». Viene da chiedersi: che ruolo hanno avuto in questa ultima carneficina gli aerei italiani? de Liberazione
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