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Nichi Vendola riattacca il telefono dopo gli auguri -sinceri- di Berlusconi. Ci racconta la vittoria che «finalmente» gli ha trasformato il marchio di radicale in quello di uomo che governa «insieme» ai moderati. E descrive la Puglia che sogna: senza ticket sanitari, aperta all'altra sponda dell'Adriatico, capace di valorizzare il proprio territorio e la propria agricoltura ma di non scambiare la cultura solo con la sagra del polpo Alle 20,15 squilla il suo cellulare: «Presidente, che piacere sentirti: sei gentile a chiamarmi. Lo so, lo so: sono sinceri i tuoi auguri, lo so. Grazie. Davvero. Ti ringrazio per queste parole». Dall'altro capo del telefono c'è Silvio Berlusconi. «Un segno di civiltà», commenta Nichi Vendola, passeggiando nel suo comitato mentre le telecamere di Otto e mezzo lo incalzano per il collegamento. Giacca e pantaloni neri, maglietta nera, scarpe nere, si accomoda e infila l'auricolare. «Un segno di civiltà - ripete - Che gli auguri fossero sinceri l'ha voluto sottolineare più volte: mi ha detto di essere disponibile a discutere subito dei problemi della Puglia, come avrebbe fatto se avesse vinto Fitto». E Raffaele Fitto ha chiamato per complimentarsi della vittoria? Ancora no, sto ancora aspettando. Ormai sei diventato un caso nazionale: Bertinotti, invece di definirti «radicale», ora preferisce definirti «radicato». Che succede nell'Unione con la tua vittoria? Succede che possiamo finalmente fare un passo avanti. Si può andare avanti insieme, radicali e moderati, entrambi siamo stati chiamati a governare il cambiamento. In Puglia Rifondazione ha fatto un balzo in avanti, ma i risultati nazionali non sembrano aver premiato il tuo partito. Secondo te perché? Le elezioni regionali sono una cosa, le politiche o le europee un'altra ancora: credo che questa stabilità sia un buon segnale, considerato che la logica delle elezioni regionali a volte sfugge dai soliti criteri. Grazie alle primarie sei diventato presidente, ma intanto Prodi ha rinunciato. Te la sentiresti di consigliare ugualmente di ripetere questa esperienza sul piano nazionale? Ti rispondo così: le primarie non devono diventare un totem. Se in Puglia le abbiamo realizzate è perché c'era un motivo preciso: vivevamo un momento di difficoltà. Le abbiamo avviate per trasformare una crisi in un processo politico. Pochi minuti dopo la vittoria hai detto che questa era la vittoria che sanciva la nuova questione meridionale. Berlusconi ti ha appena proposto un incontro per valutare i problemi della Puglia. Che segnali intendi dare, da domani, per invertire la rotta? Per la sanità, ad esempio... Innanzitutto reperire le risorse economiche per eliminare il ticket. Inoltre vorrei avviare immediatamente tutte le procedure necessarie perché si ponga fine a una piaga che ci affligge da tempo: le liste d'attesa che da noi sono eccessivamente lunghe. Una priorità della tua prossima agenda politica? Il punto è questo: dobbiamo costruire una serie di sguardi che diano connessi e in contatto con la visione di un altro modello di sviluppo. Cosa intendi, per la precisione? Intendo, per esempio, che dobbiamo rapidamente conquistare l'internazionalizzazione del suolo pugliese. Prestissimo inizierò un viaggio per le capitali balcaniche. Con quale scopo? C'era una volta un progetto: si chiamava Corridoio 8, e prevedeva che l'area trans-adriatica transitasse per i Balcani. E' un progetto che in questi anni sembra essere naufragato. Mi sembra il caso di riprenderlo immediatamente in seria considerazione. E poi ci sono altri punti su cui vorrei lavorare con decisione. Per esempio l'immigrazione. In Puglia abbiamo molti centri di permanenza temporanea. A Bari ne è stato costruito un altro pronto per l'inaugurazione. Dobbiamo trasformare tutto ciò che è reclusione e segregazione per gli immigrati. Voglio che crescano veri centri di accoglienza e che in Puglia sia messa la bando qualsiasi criminalizzazione dell'idea di immigrato. Per tanti buoni propositi, questa regione non ha disposizione moltissime risorse economiche... Vorrei che si capovolgesse rapidamente questa prospettiva di declino: siamo l'ultima regione d'Europa per quanto riguarda la ricerca e l'innovazione Purtroppo si tratta di un segnale drammaticamente importante: bisogna investire in un nuovo pensiero politico. Cioè? Non possiamo certo affrontare la globalizzazione in questo modo. La globalizzazione non si può affrontare senza ricerca e innovazione. Sono questi i primi campi in cui ci tocca investire. E poi, in genere, ci sono molti altri nodi strutturali. Penso ad esempio all'agricoltura, che è un altro settore su cui bisogna lavorare moltissimo. Per introdurre quali novità? Convocherò gli Stati generali dell'agricoltura: una sessione intensiva che consideri i reali problemi del settore agro-alimentare. Dobbiamo raggiungere una politica strategica che ci porti a una qualificazione. Anche la gestione della cultura, se è per questo, in Puglia è stata tragica. Abbiamo smarrito totalmente la bussola, anche in questo settore: purtroppo in questi anni abbiamo confuso la cultura con la sagra del polpo o della polpetta. La gestione della cultura deve prevedere altro, assolutamente, in particolare per la nostra regione. Perché in particolare per la questa regione? Perché dobbiamo investire nel Mediterraneo, ad esempio, vista la nostra tradizione e la nostra peculiare posizione geografica. E questo, in sintesi, che intendo quando dico che dobbiamo trovare sguardi diversi. E questo riguarda qualsiasi settore dalla sanità all'agricoltura, dalla cultura all'emigrazione. E' di questo che abbiamo bisogno. In fondo adesso siamo già riusciti in una grossa impresa, siamo di fronte a una grande opportunità: il voto dei pugliesi rappresenta una grande esperienza di rottura. In fondo hanno bocciato la politica autoreferenziale del centrodestra. Insieme proveremo a ricongiungere la politica alla vita. Sembra semplice, ma in fondo è tutto qui.
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