Città del Vaticano
Due passi avanti e uno indietro
 







di Alessandro Speciale




Due passi avanti e uno indietro: potrebbe essere riassunto così l’atteggiamento dei vescovi italiani nei confronti del governo sui due temi "caldi" del momento, immigrazione e lavoro. Dopo le parole - nette - pronunciate due giorni fa dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che aveva parlato dei licenziamenti facili delle aziende, degli ammortizzatori sociali carenti per i precari, dei diritti negati dei migranti e delle ambiguità del pacchetto sicurezza, ci pensa oggi il segretario generale dei vescovi, monsignor Mariano Crociata, a gettare acqua sul fuoco.
O meglio: il prelato si limita a ribadire che nulla di quanto detto dalla Cei va interpretato come critica o polemica diretta nei confronti dell’esecutivo, perché la Chiesa «non è un soggetto politico» e non spetta a lei dare riconoscimenti o rimbrotti a nessuno. Il che non toglie, però, il diritto-dovere di riproporre la propria analisi e di puntare il dito nei confronti di
problemi, come quello dell’occupazione, che sono sotto gli occhi di tutti.
Il pacatissimo monsignor Crociata, che ieri ha incontrato i giornalisti al termine delle prime ventiquattr’ore di lavori della plenaria della Cei, sta bene attento a non coinvolgere i vescovi nella battaglia elettorale, pur senza rinunciare a esprimere i propri orientamenti pastorali. Sulla questione dell’immigrazione, ad esempio, gli viene ricordata la lunga battaglia del cartello al completo delle associazioni cattoliche, da Sant’Egidio alle Acli alla Caritas, per citare solo le principali, contro il pacchetto sicurezza di Maroni, pieno di norme clamorosamente "anti-cristiane", come quelle che impediscono ai clandestini di sposarsi o rendono più ardui i ricongiungimenti familiari. Il segretario commenta con un sonoro «Bene!» la mobilitazione dei laici cattolici, ribadendo però che ai vescovi spetta non di entrare nel merito della proposte o controproposte ma di indicare la "bussola" che deve orientare la
questione, ovvero la difesa «imprescindibile» della dignità di ogni essere umano.
Stessa linea anche sulla questione del lavoro, quella a cui Bagnasco aveva riservato le parole più forti e sulla quale ancora ieri, intervenendo all’assemblea di Confcooperative, il presidente Cei è tornato per chiedere alla aziende di scegliere «un profitto in meno per un occupato in più». «I nostri interventi - ha spiegato Crociata - nascono dalla preoccupazione e dallo sguardo della Chiesa sulla realtà sociale. Constatiamo che ci sono difficoltà e problemi, la crisi è una realtà che sta dinanzi ai nostri occhi» ma l’obiettivo è sempre quello di «incoraggiare chi ha compiti in questo campo a fare sempre di più e meglio, in un momento difficile per tutti». Guai quindi a mettere in bocca ai vescovi attacchi contro Berlusconi & co.: «Non vogliamo dire che il governo non ha fatto nulla, sarebbe una menzogna o una strumentalizzazione scorretta. Se ha fatto la sua parte, lo giudichi politicamente chi
fa politica». «E - aggiunge - se chi di dovere ritiene di aver fatto il meglio, noi ci riteniamo contenti»: come il ministro del Welfare Maurizio Sacconi con la sua proposta di moratoria sui licenziamenti, che va accolta positivamente come tutto ciò che «può migliorare le condizioni del mondo del lavoro».
I vescovi tornano anche, seppur a malincuore, sulla "questione morale" della politica italiana - ovvero su Berlusconi e le sue molte "ambiguità", dalla sentenza sul caso Mills alla saga di Noemi Letizia: «Se proprio vogliamo parlare di questione morale - afferma in un primo momento monsignor Crociata -, ieri come oggi in Italia di questioni morali ce ne sono tante», tutte importanti, e ognuno, poi, «ha la propria coscienza, la propria capacità di giudizio». Questo, però, non può far trascurare che i modelli degli adulti influenzano pesantemente i giovani. E i giovani, è l’analisi del segretario Cei, «sono spesso scoraggiati» da quegli adulti che da una parte propongono «richiami
moralistici ai valori» e dall’altra perseguono «cinicamente interessi, obiettivi, noncuranti degli effetti indiretti che modelli e comportamenti producono». de Liberazione