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Un'alternativa nell'alternanza |
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di AN. MAS. Bari
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L'onda che ha portato al successo era partita un anno fa con le amministrative Caso Puglia nei 14 mila voti di scarto tra Vendola e Fitto c'è lo scarto minimo tra due modi opposti di vedere, vivere, pensare e governare la regione Quattordicimila voti. Un mucchio di schede elettorali che potresti mettere in un paio di scatoloni e chiudere nel portabagagli di un furgoncino. Lo scarto è tutto qui. Eppure è attraverso questo risicato 0,6 per cento, è attraverso questa cruna d'ago, che in Puglia s'è fatta largo un'esperienza formidabile: la prova provata che, alla legge dell'alternanza, da oggi si può opporre l'idea di un'alternativa. Nichi Vendola, appena eletto, l'ha chiamata «rivoluzione gentile». Bertinotti invece s'è affrettato a evocare Lula, Chavez e la riscossa dell'America Latina. E pensare che per decenni, i pugliesi, aspiravano a trasformarsi nella California del Sud. Il mito dell'efficienza, della produzione, degli affari per tutti: questo era il modello che si vedevano sventolare sotto il mento a ogni tornata elettorale. Salvo poi trovarsi figli e fratelli invischiati da una mobilità senza rete, con contratti a un mese, sgobbando senza diritti tra gli scaffali di un ipermercato. Oppure in un treno, con un bagaglio più raffinato della vecchia valigia di cartone, ma pur sempre da emigranti. A volte emigranti con una laurea, o un dottorato di ricerca, un progetto nella mente, sfogliavano un quotidiano che titolava: «Puglia, fuga dei cervelli». Come se i cervelli potessero fuggire senza i corpi. Oppure persi in file interminabili, per una prestazione sanitaria di medio livello, o senza posti letto sufficienti negli ospedali. Sarà pure uno 0,6 per cento, ma ci passa tutto questo e molto altro ancora. Il linguaggio, la comunicazione, tanto per cominciare. Vendola per mesi ha parlato di sogni, dei suoi sogni, offrendoli in risposta a chi, come Raffaele Fitto, gli chiedeva risposte precise: «Domani, se vinci, che fai? Riapri l'ospedale di Terlizzi?». La «protesi» di Berlusconi - il pupillo del nostro più grande imbonitore di sogni - chiedeva a Vendola di confrontarsi sui numeri, sulle pratiche del potere più insidiose e ficcanti, cioè quelle dell'amministrazione. Pratiche che Fitto, dopo anni di dominio solitario, conosceva molto bene, ma alle quali Vendola non poteva replicare perché il suo potere amministrativo è cominciato solo ieri. Quei 14mila voti hanno voluto premiare proprio la sua lontananza dal potere. E anche i suoi sogni e le sue contraddizioni: gay, comunista, cattolico. Il machismo ideologico della destra s'è frantumato di fronte a Nikita: se la sua contraddizione oggi è degna di rappresentare una regione, vuol dire che la contraddizione è stata riconosciuta come essenziale, vitale, esistente. Non è poco. Quest'onda era partita circa un anno fa, con l'elezione di Michele Emiliano a sindaco di Bari e Vincenzo Divella presidente della Provincia. Il candidato sindaco per cui Fitto aveva lottato, Luigi Lobuono, perdeva drammaticamente al primo turno. Ed era la destra ad affondarlo. Allora come oggi. La gente di destra che non gradisce l'accentramento dei poteri e la strettissima distribuzione di deleghe: esattamente ciò che ha punito Fitto. In tanti hanno scelto la sua lista, «La Puglia prima di tutto», ma hanno poi siglato una croce sul nome di Vendola. La Puglia quindi non s'è trasformata di colpo. Ha solo visto uno spiraglio di luce e s'è lasciata incantare. Le primarie, un accidente della storia, una casualità che si trasforma in causalità: il centrosinistra non trova il candidato adatto, i Ds s'impuntano, la Margherita pure e Rifondazione ha il coraggio di proporre il suo nome. Non ci credeva nessuno. Vendola ha vinto le primarie grazie alla sua apparente debolezza: se i suoi avversari interni avessero percepito la sua forza, in tanti sarebbero accorsi ai seggi per sostenere il candidato della Margherita, Francesco Boccia. Ma il coro era unanime: Vendola non ce la farà. Credevano di batterlo con poco, non era necessario mobilitare le truppe cammellate. E invece no. Questa ennesima casualità l'ha trasformato improvvisamente nel candidato del centrosinistra: lo spiraglio di luce s'è allargato improvvisamente, commuovendolo, perché non se l'aspettava neanche lui. Così, giorno dopo giorno, il caso s'è fatto causa: ora non resta che aspettare gli effetti. In fondo è sempre da un raggio di sole che ricomincia primavera.da Il Manifesto
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