D’Alema accusato dal Pdl di sapere: -Speculazioni vergognose-
 







di Fabio Martini




On. D Alema Massimo

E se le scosse fossero così forti da far cadere il «Sultano»? Dario Franceschini scuote la testa e si cuce la bocca. L’idea di un governo d’emergenza con dentro il Pd non vuole prenderla in considerazione prima del tempo, ma sui divanetti in pelle rossiccia del Transatlantico di Montecitorio non si parla d’altro che della signorina D’Addario, delle sue presunte notti trascorse a Palazzo Grazioli e delle possibili conseguenze di tutto questo. Un parlamentare di lungo corso come Pierluigi Castagnetti riassume il senso di tanti contatti informali con parole insolite per un uomo prudente come lui: «L’aria è quella di un allargamento della vicenda, di un progressivo logoramento di Berlusconi, di una vicenda che può mettere a rischio la legislatura. E’ fantasmagorico immaginare già scenari politici futuri, ma se il premier cadesse e la Repubblica entrasse in crisi, come farebbe il Pd a tirarsi indietro?».
Nel giorno in cui il Partito democratico
sceglie un profilo bassissimo, decide di non infilarsi nella polemica sulle notti brave della signorina pugliese, l’ipotesi di una caduta del premier comincia ad affacciarsi nelle chiacchierate informali dei dirigenti del Pd. Tutti scettici all’idea di un infarto immediato del governo, ma con due approcci diversi rispetto all’ipotesi lontana di un «governissimo». Da una parte chi, senza tifare, non lo esclude come Massimo D’Alema - che domenica aveva esplicitamente immaginato una opposizione chiamata ad «assumersi le sue responsabilità» - o come Pierluigi Castagnetti. I contrari, invece, non esprimono sfumature. Dice il veltroniano Giorgio Tonini: «Non precipiterà tutto così rapidamente e non c’è neppure da augurarselo. Ma se si aprisse una crisi, dovremmo andare ad elezioni anticipate, perché non potremmo sostenere un governo privo di un chiaro mandato elettorale».
Sostiene la prodiana Sandra Zampa: «Che Berlusconi cada non ci credo assolutamente, la destra non aprirà brecce. Ma
in linea di principio, in un sistema bipolare, quando un governo cade, si va subito a elezioni. Quanti guai si sarebbe risparmiato il centrosinistra, se dopo la caduta di Prodi nel 1998 avessimo seguito questa strada?». Solo più tattico uno dei «Franceschini boys» come Roberto Di Giovampaolo: «Io non ci credo che Berlusconi cada, ma se mai dovesse accadere, col cuore in mano del militante dico che mi fa ribrezzo pensare a un governo di unità nazionale con questa destra. Ma da parlamentare dico che, per provocare l’esaurimento vero del fenomeno Berlusconi, dovremmo mettere alla prova la destra in Parlamento: ce lo avete un altro capo?».
Ma se è ancora presto per immaginare scenari credibili, nel primo giorno del caso D’Addario, la linea al Pd ha finito per darla Massimo D’Alema. Che è stato letteralmente preso d’assalto da parte del centrodestra. Prendendo spunto dalla sommaria affermazione di D’Alema che domenica aveva ipotizzato «scosse» sul cammino di Berlusconi, il Pdl ha
attaccato con durezza senza precedenti l’ex premier, chiedendogli come potesse sapere dell’inchiesta in corso a Bari e arrivando a ipotizzare rapporti oscuri con «apparati non fedeli». D’Alema, oltre a minacciare querele a chi insistesse a insinuare una sua connection con la magistratura barese, ha alzato il tiro sul capo del governo, senza risparmiare colpi: «Consiglierei a Berlusconi di fare ciò che si fa in questi casi: c’è una intervista sul Corriere della Sera dove qualcuno gli fa delle accuse, ebbene risponda. Faccia quel che non ha fatto nel caso Noemi...». L’incontro con Obama? «Un caffè alla Casa Bianca è il minimo atto dovuto: fatico a vederlo come un grande successo, spero che Obama abbia dato buoni consigli». I terremotati? «Berlusconi li ha usati come spot». E tutto il Pd si è stretto attorno all’ex premier. Dario Franceschini: «D’Alema ha risposto con indignazione alle accuse perché ha ragione: quando parlava di scosse, si riferiva a fatti politici». Rosy Bindi: «Le accuse a D’Alema? Il solito tentativo di sviare l’attenzione».La stampa.it