L’ombra dell’intrigo internazionale sui Bond Usa da 134,5 miliardi sequestrati a Chiasso
 











Ben 134,5 miliardi di titoli di stato statunitensi e un giallo che, più passa il tempo, più rischia di assumere i contorni di uno scandalo internazionale. Tutto inizia ’in sordina’ poco più di un mese fa quando, la mattina del 3 giugno i funzionari della Sezione Operativa Territoriale di Chiasso dell’Ufficio delle Dogane, in collaborazione con i militari della Guardia di Finanza, sequestrano presso la stazione internazionale di Chiasso un importo ’record’ di titoli Usa per un ammontare complessivo di 134,5 miliardi di dollari, quasi l’uno per cento del Pil americano.
Una cifra enorme nascosta nel doppiofondo di una valigetta in possesso di due uomini titolari di un passaporto giapponese in viaggio su un treno partito da Milano. Lì per li’ scattano le normali procedure. I militari sequestrano il ’tesoretto’, i due uomini vengono denunciati a piede libero per contraffazione di titoli di stato esteri, e il magistrato di Como, il sostituto
procuratore Daniela Meliota, avvia un’indagine per la quale, come primo atto, è necessario accertare se quei bond siano autentici.
Una risposta alla quale dovrebbe rispondere un pool di esperti americani che al momento, però, sembra non essersi ancora espresso, anche se il portavoce del Tesoro Usa, Stephen Meyerhardt, ha già parlato di una "frode colossale". Ma gli interrogativi e i punti oscuri restano e, con il tempo, sembrano assumere sempre più ’corpo’.
I titoli sono 249 bond della ’Federal Reserve’ americana, del valore nominale di 500 milioni di dollari ciascuno e 10 ’Bond Kennedy’ del valore nominale di un miliardo di dollari ciascuno: valori che, falsi o autentici che siano, escludono la possibilità che possano essere utilizzati sul mercato finanziario dal momento che sono ’pezzature’ non negoziabili, utilizzate esclusivamente nelle trattative tra stati. Di certo, però, sono di una fattura tale da far dire alla Guardia di Finanza che quei titoli sono "virtualmente
indistinguibili dagli originali".
Con i bond, nascosta sotto biancheria intima, c’era anche una copiosa documentazione bancaria, anche questa sequestrata e sulla quale, come sul resto, è calato il più stretto ’top secret’ che lascia spazio a ipotesi diverse, una più inquietante dell’altra. Il primo interrogativo è perché un traffico di queste proporzioni, se di traffico reale si tratta, e che verosimilmente dovrebbe avere avuto origine in estremo oriente, transita dall’Italia?
A farsi domande e proporre ipotesi è stata, soprattutto, la stampa americana vicina al Partito Repubblicano che ha messo in relazione la scoperta fatta a Chiasso con la news pubblicata il 30 marzo scorso da alcuni quotidiani Usa che davano per certa la notizia secondo la quale il Ministero del Tesoro americano aveva a disposizione esattamente 134,5 miliardi di dollari provenienti dal fondo speciale per i titoli finanziari ’problematici’.
Un ’tesoretto’, come sarebbe stato definito in Italia, da
’spendere’ per affrontare la crisi. La corrispondenza perfetta delle due cifre non poteva passare inosservata. Ma le ipotesi sul tappeto sono anche altre. Sul web ’corre’ di tutto: dal ’tesoro’ per finanziare un traffico internazionale di armi da distruzione di massa all’attacco valutario agli Usa.
L’attenzione, intanto, si sposta su i due uomini che trasportavano i bond. Si tratterebbe di A. Y., che stando a quanto riportano alcuni blog ma che non è stato confermato ufficialmente da nessuno, potrebbe essere stato un alto dirigente del ministero delle finanze giapponese, per di più, stando sembre al web, sarebbe stato anche già condannato a 20 anni di prigione per frode, in relazione ad un emissione non autorizzata di 57 bond giapponesi del valore di 500 miliardi di yen per ogni titolo di stato.
L’altro fermato a Chiasso sarebbe invece M.W. e sarebbe stato (altra notizia non confermata, ndr) già complice di Yamaguchi nel precedente tentativo di piazzare i ’Series 57’. Loro due
sono le persone che, ufficialmente, risultano denunciate e che a loro discolpa avrebbero dichiarato, al momento del sequestro, che "i titoli hanno solo un valore storico". A loro, però, gli inquirenti avrebbero già affiancato un terzo uomo, un imprenditore italiano. Ma anche su quest’ultimo particolare delle indagini, come su tutto il resto, la consegna del silenzio, al momento, non è mai venuta meno. Intanto è sempre più giallo. Adnkronos