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Il business delle cliniche accreditate Putignano -promossa- quand’era un cantiere |
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di Gabriella De Matteis - Giuliano Foschini
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Una clinica, a Putignano, ha avuto le autorizzazioni della Regione per aprire quando era poco più che un cantiere. Un’altra struttura, invece, certificava mille prestazioni al mese di un’unica specialità ma dichiarava al fisco un solo dipendente. Questi sono soltanto due degli esempi di uno dei filoni d’inchiesta - "forse il più delicato" dicono investigatori e politici - sul sistema sanitario pugliese: l’accreditamento di strutture private con il servizio sanitario nazionale. Il sospetto dei magistrati della procura di Bari (Desirèe Digeronimo ma anche Roberto Rossi, Lorenzo Nicastro e Renato Nitti che hanno un secondo fascicolo sulla vicenda) è che negli anni siano stati concessi troppi accreditamenti ai privati senza rispettare la legge e quindi senza le necessarie garanzie per i pazienti. Un sospetto questo in parte confermato dai numeri: in tre anni la spesa per le circa 700 strutture private convenzionate (tra cliniche, centri riabilitativi, laboratori di analisi e centri radiologici) è cresciuta da 113,6 a 168,3 milioni di euro, il 33 per cento in più. Da alcune intercettazioni telefoniche agli atti dell’indagine, inoltre, è emerso che in più occasioni, ma in particolare su una struttura, siano stati i politici a fare forti pressioni sulla burocrazia e sull’assessorato perché venissero sbloccate alcune situazioni. Ad accorgersi del problema è stata, per prima, la Regione. Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati (che portò alle dimissioni) dell’assessore Alberto Tedesco, ora senatore Pd, il governatore Nichi Vendola chiese al nuovo assessore, il professore universitario Tommaso Fiore, un monitoraggio del sistema. Gli uffici si misero al lavoro e in primavera hanno prodotto una relazione impietosa. Tanto che è stata trasmessa immediatamente alla magistratura e oggi rappresenta uno dei principali atti di accusa. Nell’indagine interna l’assessore Fiore parla di "criticità di sistema assai rilevanti", con mancanza di "elementi di omogeneità, efficacia ed efficienza". Per esempio eseguono ecografie e radiografie a Lecce a spese dello Stato, due centri che non hanno l’agibilità della struttura e "una serie di requisiti minimi per l’autorizzazione all’esercizio". Su tutta la vicenda esiste, secondo la stessa Regione, una forte responsabilità delle Asl: su 407 cliniche private che lavorano già a spese del servizio sanitario nazionale ma sono in attesa di accreditamento definitivo, a tre mesi fa ne erano state ispezionate appena 192. E in circa 90 casi avevano riscontrato contestazioni gravi. Sulla base di questi elementi, l’assessore Fiore ha revocato alcune convenzioni e inviato tutte le carte in Procura. Dove lavoravano sull’argomento da tempo. In questi giorni sono attese nuove attività investigative: il pm Digeronimo rimarrà in ufficio anche ad agosto, mentre i carabinieri del nucleo operativo hanno già cominciato a spulciare i bilanci acquisiti nelle sedi dei partiti di centrosinistra. de La Repubblica |
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