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Puglia, Ferrero prende le distanze da Vendola: -Gran pasticcio che mina le basi della sua vittoria- |
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di Enrico Colorni
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«E’ un gran pasticcio che mangia le ragioni che lo hanno fatto vincere». E’ molto duro il commento sul governatore Vendola del segretario nazionale di Rifondazione comunista Paolo Ferrero e del presidente del gruppo consiliare Piero Manni che ieri, in un incontro con i giornalisti, hanno illustrato la posizione del Prc in relazione a quanto sta accadendo, in questi giorni, a Bari e in Puglia. Rifondazione comunista, cioè, ha voluto affrontare di petto, e subito, quello che un gran lombardo come lo scrittore Carlo Emilio Gadda avrebbe definito "uno gnommero", e cioè un "pasticciaccio brutto". Solo che non ci troviamo a Milano ma nella Puglia ex felix, quella governata ormai da quattro anni da un ex esponente di Rifondazione stessa, poi fuoriuscito per fondare Sinistra e Libertà, il governatore regionale Nichi Vendola. E così ieri, a commentare lo scandalo che - a botta di escort di lusso e bustarelle - sembrava dovesse travolgere "solo" Berlusconi e il suo giro stretto ma che, invece, sta facendo venir giù un’intera classe politica locale, targata sia centrodestra (Raffaele Fitto, ex governatore) sia centrosinistra (Vendola, appunto), c’era Ferrero. Il quale ha affrontato di petto lo "gnommero" che ha per cuore appalti e tangenti. Tutte targate centrosinistra, stavolta. A partire da due ex assessori della giunta Vendola, il quale solo poche settimane fa ha messo in atto un fulmineo quanto contestato rimpasto (e da cui il Prc pugliese è stato estromesso) da un lato per cercare di "aprire" al centro e anche oltre (Udc di Casini e movimento ‘Io Sud’) e dall’altro per riuscire a disfarsi dei due assessori più coinvolti nel "primo" scandalo. Quello legato al faccendiere, intimo del premier, ‘Gianpi’ Tarantini e al suo giro di affari&escort. Scandalo che aveva già fatto cadere il primo birillo, l’ex vicepresidente della giunta Sandro Frisullo, piddino di rito dalemiano. Poi, però, fulminea e pesantissima, è caduta su Vendola la seconda tegola, quella che - disvelata dal pm antimafia Desiré Digeronimo - vede al centro delle indagini una vera "anima nera". Trattasi dell’ex assessore - oggi graziato dal passaggio a un seggio al Senato col Pd - Alberto Tedesco. Socialista di lungo corso (Psi prima, "Socialisti autonomisti" poi), potentissimo assessore alla Sanità nella giunta Vendola dall’inizio e fino a ieri l’altro, gran nemico del duo che guida la Puglia, duo composto da Vendola ed Emiliano (sindaco di Bari e segretario regionale del Pd), Tedesco ha reagito in modo sfrontato, davanti alla sua incriminazione per appalti e servizi sanitari in cambio di voti e soldi. Vendola, turbato, ha cercato - spalleggiato proprio da Emiliano, che sta giocando una partita tutta sua, pure dentro l’imminente congresso del Pd - di scansare i guai. Tentativo, però, giocato in extremis e non particolarmente riuscito, a detta di molti. Ferrero, nella conferenza stampa, ha espresso la posizione critica e negativa del Prc nei confronti della giunta Vendola, ha ribadito la «piena fiducia nell’operato della magistratura», e si è augurato che le indagini «vengano fatte bene e in fretta». Niente sconti, dunque, e a nessuno. «Sul rimpasto - ha detto Ferrero - Nichi ha mischiato i due livelli, quello della questione morale e quello più squisitamente politico di apertura verso la destra, producendo una situazione imbarazzante e gettando una luce inquietante sulla vicenda. Una vicenda ancora oggi poco chiara e poco trasparente. Non si capisce, ad esempio, se gli assessori fatti fuori sono coinvolti in inchieste giudiziarie oppure no. Sono dei ladri o no? La consulenza, incomprensibile, data da Vendola all’ex assessore Ostillio fa parte del pasticcio». «E’ stato poi - ha continuato il segretario nazionale del Prc - un grave errore l’apertura a destra e al mondo dei moderati perché in questo modo Vendola ha voluto mediare con quei poteri forti che proprio quattro anni fa, con la sua vittoria, molti pugliesi avevano pensato di poter combattere e, finalmente, vincere». Già, che delusione. Simile a quella provata dal commissario straordinario all’Acqua, l’economista Riccardo Petrella che ha espresso tutto il suo malessere in un’intervista al manifesto . «La forza del governo pugliese stava invece proprio in quel grande processo di partecipazione - ha spiegato Ferrero - che partiva dal basso e che, attraverso la trasparenza, si poneva come obiettivo principale la lotta contro i poteri forti. Bene, oggi Nichi ha mediato proprio con quei poteri forti, da quelli politici (vedi l’apertura alla Poli Bortone) a quelli concreti che avvolgono il mondo della sanità. Nichi oggi sta facendo esattamente l’opposto di quello che si doveva fare, e cioè ripartire dal basso, anziché farsi garantire dall’alto». Resta un problema politico, e non piccolo. Cosa farà Rifondazione comunista e quale posizione assumerà, d’ora in poi, in consiglio regionale? «Da settembre vorremmo ridare linfa e vita alla speranza della Primavera pugliese - ha detto Ferrero - e cioè vorremmo far ripartire un processo di partecipazione democratica dal basso, soprattutto su temi cruciali quali la sanità e l’ambiente. Vorremmo, insomma, obbligare la giunta Vendola a realizzare le tante promesse fatte e riavviare così quel processo di cambiamento nato quattro anni fa». In Aula, cioè, i due consiglieri di Rifondazione (Manni e Mita) voteranno secondo la qualità del singolo provvedimento. Bene? Mica tanto: la Puglia "diversa" non c’è più. |
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