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Campania, anziani e disabili costretti a pagarsi l’assistenza |
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di Maria Nocerino
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Da settembre anziani e disabili gravi campani potrebbero essere costretti a pagarsi l’assistenza sanitaria. Questo il rischio che scaturisce dalla delibera n. 1267 approvata lo scorso 16 luglio dalla giunta regionale della Campania, che ha voluto fornire una risposta alla logica emergenziale imposta dal Piano di rientro - prima che la sanità venisse commissariata in regione - con la "compartecipazione al costo delle prestazioni socio-sanitarie delle persone con handicap permanente grave, dei soggetti ultrasessantenni e cittadini affetti da demenze". A far quadrare i conti del disastro sanitario campano, in altre parole, dovranno contribuire anche i cittadini più deboli ed emarginati. In che modo si tradurrà di fatto questo contributo, è spiegato in modo molto confuso dalla delibera discussa e approvato all’unanimità dalla giunta regionale della Campania, delegando l’arduo compito di determinare i criteri della cosiddetta "compartecipazione" ai comuni singoli o associati in ambiti territoriali. A essere interessati dalla delibera - che ora è al vaglio del consiglio regionale - sono i maggiori servizi socio-sanitario e quelli integrati, dall’Assistenza domiciliare integrata (Adi) ai programmi riabilitativi per sofferenti psichici e anziani non autosufficienti, dalle prestazioni terapeutiche e socio-riabilitative per i disabili gravi che vivono in strutture residenziali a quelle di cura e trattamenti farmacologici per persone affette da Aids. In particolare, nella delibera firmata dal governatore Bassolino si legge che chi, da certificazione Isee, raggiunge un reddito annuo complessivo superiore ai 4,999 euro deve contribuire per intero alla spesa, anche se "tale soglia può variare in relazione a specifiche tipologie previste dal comune". Immediate le reazioni da parte delle associazioni napoletane, tra cui il coordinamento che riunisce i genitori di bambini e ragazzi disabili "Tutti a scuola". "E’ assurdo che i disabili debbano pagare di tasca propria per quello che è un loro diritto - sbotta il presidente Antonio Nocchetti - . Come diceva Don Milani, non c’è nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali". "Si tratta di una cosa oscena, un vero e proprio oltraggio per le famiglie dei disabili" aggiunge Nocchetti che annuncia fin da ora iniziative di protesta previste per gli inizi di settembre. "Questa legge - spiega - altro non è che l’estrema conseguenza della balorda riforma del titolo quinto della Costituzione, che non considera il principio della solidarietà sociale". "La cosa ancora più incredibile - prosegue Nocchetti - è che la regione passa la palla alle amministrazioni comunali pur conoscendo alla perfezione la situazione delle casse dei comuni". "Chiederemo ai nostri interlocutori istituzionali di darci spiegazioni al più presto - dice il responsabile di Tutti a scuola - c’è poco, pochissimo tempo per fermare questo scempio". Infatti, se entro 60 giorni dal momento dell’attuazione della delibera del 16 luglio, il consiglio non la discute, la legge passerà. *Redattore sociale |
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