Rumors dai ciellini -Silvio sapeva tutto-
 







di Ettore Colombo




«Berlusconi sapeva tutto, e da ieri pomeriggio, ecco perché ha dato l’ok. Del resto, è nel suo stile comportarsi in questo modo: intimidisce prima lui. Prima cioè che qualcuno anche solo provi a pensarci, di intimidirlo a sua volta», spiega a Liberazione una fonte di altissimo livello, qui al Meeting di Rimini. La fonte che ci parla è "molto vicina" a Cl, ma anche "molto vicina" ad Avvenire. «Inoltre» - continua un’altra fonte, questa volte "interna" a Forza Italia (e a Cl) - «sempre ieri e proprio dal Vaticano purtroppo avevano fatto già sapere, "a Silvio", senza troppi complimenti, che la messa in circolo, da parte dell’entourage del premier, peraltro con troppa, eccessiva enfasi e insistenza, della "cena" tra Silvio e il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone (cena che si sarebbe dovuta tenere ieri sera all’Aquila, in occasione della "Perdonanza" di celestiniana memoria e che, invece, sempre ieri, è stata ruvidamente annullata, dal Vaticano, ndr.) - era meglio "fosse fatta cadere"».
Insomma, "non era il caso", per il Vaticano, di compromettersi "troppo" con un premier screditato così tanto e così a lungo, negli ultimi mesi, tra casi di minorenni (Noemi), escort (D’Addario) e festini (amiche varie, "via" Tarantini). Certo, il governo Berlusconi è e rimane "una garanzia", per il Vaticano come per i vescovi italiani della Cei, anche se più sul lato Sacconi-Alfano-Gelmini - tre ministri "particolari" in quanto o cattolici o in via di aperta conversione, come Sacconi, e tutti tre, guarda caso, acclamati come star, al Meeting di Cl - ché su quello Berlusconi-Tremonti (credente a seconda dei momenti, lo dimostra l’ennesimo ma fallito tentativo di farsi osannare, ieri, dai ciellini)- Brunetta-La Russa, politici laicisti, "peccatori" conclamati nei modi e nei gesti. Ma la "garanzia" offerta da Berlusconi come, più in generale, dalla Pdl, se è ancora tutta in piedi, in quanto a scelta di fondo, e cioè di
schieramento politico (Prodi, per capirci, e l’Unione, ma anche l’Ulivo precedente, erano ritenuti, dal cardinal Ruini in giù, come in su, politicamente degli ‘inaffidabili’), è stata «una gran delusione», per le alte sfere vaticane.
In tema di issues specifiche, ma molto sentite, dalla Chiesa: una legge "seria" sul fine-vita, che permetta idratazione e alimentazione, una battaglia altrettanto "seria" contro la pillola RU 486 come contro la ricerca sulle cellule staminali embroniali. E, in parte, convince sempre meno, il Vaticano, in quanto a capacità della Pdl - e, dunque, anche del governo - di riuscire a "tenere" rispetto alle forze centrifughe e centripete che lo stanno attraversando, e squassando, da mesi. "Forze" che si chiamano, più che Lega Nord, come potrebbe apparire a una prima, frettolosa, analisi, presidente della Camera Gianfranco Fini e "laicisti" - e cioè suoi colonnelli e truppe - interni/esterni alla Pdl, in Parlamento e fuori. "Forze" che potrebbero mettere
seriamente a rischio - come sa bene Bertone, ma come sa bene anche il presidente della Cei successore di Camillo Ruini (che l’ha governata più di trent’anni, la Cei, quasi quanto Boffo ad Avvenire), quell’Angelo Bagnasco che, essendo un salesiano, è sempre stato molto poco sia uomo di curia che uomo di potere (anche se mai un "progressista") - le principali "conquiste" e spazi di potere che il Vaticano ritiene di dover avere garantiti, dallo Stato italiano, per via concordataria e, di fatto, ab urbe condita. Infine, ci sono stati, certo, i continui e violenti attacchi della Lega Nord a Vaticano, Cei, Caritas, cardinali, monsignori, persino semplici parroci. Attacchi che sono arrivati, però, in un’estate molto "pazza" e confusa, politicamente parlando, nei rapporti tra Vaticano e Berlusconi come questa. Estate che, da un lato, ha "costretto" alcuni eminenti prelati a correre a coprirne altri, anche quando non ne condividevano gli "eccessi" polemici (lo ha fatto l’arcivescovo Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti nei confronti del ‘suo’ segretario, monsignor Marchetto) per riaffermare il diritto-dovere della Chiesa a difendere "la dignità" dell’uomo. Ma estate anche che, dall’altro lato, aveva visto - ancora solo avanti ieri, e sull’Osservatore romano, giornale ufficiale, ufficialissimo della Santa Sede, peraltro diretto da quel GianMaria Vian che di Dino Boffo direttore di Avvenire non è mai stato, per usare un eufemismo, un grande né entusiasta estimatore - intervenire proprio Bertone a puntualizzare piccato che «quando parla un qualsiasi prelato non sempre esso identifica le posizioni della Santa Sede». Precisazione che, sempre ieri, faceva esultare soddisfatto, qui al Meeting, Roberto Cota, capogruppo leghista alla Camera, un catto-leghista proprio come il suo co-regionario veneto, il ministro all’Agricoltura Luca Zaia, che si faceva un vanto, in mezzo ai ciellini, di lavorare «per difendere il crocefisso». Ma dichiarazioni che andavano raccordate anche con l’intervista rilasciata dal leader leghista Umberto Bossi a Repubblica («La Chiesa fa bene a criticare Berlusconi. Il Vaticano ha chiesto di incontrarmi», intervista in cui Bossi ha però anche attaccato «i vescovi che predicano bene e razzolano male»).