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Osservatore vs Avvenire su Berlusconi e migranti |
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di Alessandro Speciale
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L’"informativa" dei misteri: sembra essere sempre più questo il vero nodo della vicenda Boffo- Il Giornale . Una vicenda dai contorni sempre più opachi e che sembra chiamare in causa gli equilibri di potere all’interno della stessa Chiesa. Ma andiamo con ordine. Sul Giornale di ieri, Feltri pubblica la copia del documento del casellario giudiziario di Terni con la condanna del direttore di Avvenire , Dino Boffo. Una conferma che però non risolve il dubbio sulla provenienza della "nota informativa". Secondo lo scoop originale del quotidiano berlusconiano, venerdì scorso - accompagnava il fascicolo del giornalista, definendolo come un "noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni". A scanso di equivoci, il gip di Terni conferma infatti che la "velina" utilizzata da Feltri per la Giustizia non esiste e non è mai esistita, così come nessuna nota che riguardi l’orientamento sessuale di Boffo. Lo stesso giudice ha spiegato anche che tra gli atti del procedimento non figurano intercettazioni telefoniche, mentre ci sono i tabulati del telefono di Boffo dal quale partirono le presunte chiamate moleste nei confronti della donna querelante. Ma da dove arriva, allora, la "nota informativa"? A quanto pare, nei mesi scorsi è stata recapitata da una mano anonima a buona parte dei vescovi italiani, poco prima dell’Assembla Generale di fine maggio, insieme alla stessa fotocopia dell’estratto del casellario pubblicata ieri dal Giornale . Battagliero, Boffo assicura di non avere intenzione di arrendersi e spiega che pubblicherà sulle pagine di Avvenire in edicola oggi un secondo editoriale in cui spiegherà la sua verità sui fatti di Terni. Spiegherà cosa c’è dietro la nota anonima, che venne inviata a circa 300 persone, tra vescovi, vescovi emeriti, vescovi ausiliari, una vasta rappresentanza della Curia e alcuni direttori di giornali. I suoi contenuti, si ricorda in ambienti ecclesiali, sarebbero molto simili a quelli della lettera anonima distribuita qualche mese fa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che sarebbe stata infatti recapitata in prima battuta alla diocesi di Milano e all’ambrosiano Istituto Giuseppe Toniolo, presieduto dal cardinal Dionigi Tettamanzi. Al ricevere la nota, il maggior numero dei destinatari l’ha cestinata o non l’ha presa in considerazione, perchè mentre la sentenza «è vera», spiegano in ambienti ecclesiali, «l’informativa aggiuntiva potrebbe essere una bomba ad orologeria per regolare questioni personali o politiche». «Il direttore di Avvenire è molto provato e umanamente a pezzi, come anche tutta la sua famiglia», fa sapere chi lo conosce bene. «Ma non ha intenzione di arrendersi e domani (oggi, ndr) sul quotidiano ci sarà un secondo suo scritto per fare chiarezza». Tuttavia molti ambienti parlano di possibili dimissioni nell’arco di qualche mese. Il direttore di Avvenire era già dato in partenza prima dello scoop del Giornale , al termine di una complessa partita per trovargli una nuova collocazione "degna" che mettesse allo stesso tempo alla guida del giornale dei vescovi una persona più in linea con il cardinale Bertone che nel 2007 - quando il cardinale Ruini lasciò le redini della Cei al cardinal Bagnasco - scrisse una breve lettera per assicurare che sarebbe stato lui, da allora in poi, ad occuparsi dei rapporti con le autorità italiane. A dire quello che molti pensano, ieri, è stato un monsignor scopertosi negli ultimi tempi insolitamente loquace: Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo ed ex-sottosegretario Cei ai tempi di Ruini. Boffo, dice, potrebbe valutare le dimissioni «non certo per ammissione di colpa» ma «per il bene della chiesa e del giornale». Non è un mistero che un’ala dell’episcopato italiano - quella che non hai mai condiviso la linea ruiniana di cui Boffo era araldo - non ha mai condiviso la sua linea. Certo, due giorni fa il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha telefonato al direttore del giornale dei vescovi, esprimendo la solidarietà del papa che è stato prontamente informato sulla vicenda. Ma proprio ieri, intervistato dal Corriere della Sera , il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ha mandato due messaggi molto chiari: non è un caso che il quotidiano della Santa Sede non abbia mai dato spazio alle "vicende private" di Berlusconi, perché i rapporti tra Italia e Vaticano sono eccellenti; e, d’altra parte, è stato «imprudente ed esagerato» paragonare su Avvenire il naufragio degli eritrei alla Shoah, come fatto qualche settimana fa da Marina Corradi. Chi ha orecchie per intendere, intenda. |
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