Violenza sulle donne, un dramma mondiale con 140 milioni di casi
 







di Luca Liverani




-Siamo qui per la lotta e la vittoria, non per la sofferenza e la vittimizzazione. Non per lamentare la condizione femminile. Perché non siamo vittime inermi, siamo testimoni. E non siamo qui solo per denunciare, per raccontare, per piangere. Ma per combattere-. Il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna apre così, spronando all’azione, la Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, organizzata alla Farnesina nell’ambito delle iniziative della presidenza italiana del G8. Una due giorni che si conclude oggi e che vede i contributi di esperti ed esponenti di governi di tutto il mondo. Alla quale non fanno mancare il loro intervento il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha fortemente sostenuto l’iniziativa del ministero delle Pari opportunità. Conferenza che potrebbe diventare un appunta­mento annuale, come concordato proprio ieri dal ministro Carfagna e dal vice segretario generale dell’Onu Asha Rose Migiro, con l’impegno a chiedere al Canada, cui spetta la prossima presidenza del G8, di prevedere un analogo appuntamento nel 2010.
Le dimensioni mondiali del fenomeno d’altronde sono raccapriccianti.
Il ministro Carfagna parla di 140 milioni di donne vittime nel mondo di abusi fisici, psicolo­gici e sessuali, oggetto di tratta, aborti selettivi, molestie. Donne «picchiate, terrorizzate, vendute, violentate, umiliate», dice. Orrori che spesso si consumano all’interno di famiglie completamente snaturate: 50mila donne ogni anno sono uccise da parenti stretti. Mariti, padri, fratelli che diventano assassini: «I numeri – osserva il ministro – confermano l’urgenza e la necessità dell’azione. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o ses­suali nel corso della sua vita. La Banca Mondiale se­gnala che, per le donne tra i 15 e 44 anni, il rischio di subire
violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro, di incidenti o della malaria».
 La violenza contro le donne, ribadisce dunque Mara Carfagna, «è una violazione dei diritti umani grave e diffusa, che tocca la vita di innumerevoli donne e che è ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza, allo sviluppo e alla pace di tutti i continenti ». Il 93% degli abusi sessuali dei partner (il 67% del totale) non sono denunciati. E sono 60 milioni poi le spose bambine, costrette al matrimonio tra gli 8 e i 14 anni.
 Guai però a indignarci puntando il dito solo contro i paesi sottosviluppati. Il monito del Capo dello Stato è netto: anche «in paesi evoluti e ricchi come l’Italia, dotati di Costituzione e di sistemi giuridici altamente sensibili ai diritti fondamentali delle don­ne – ricorda – continuano a verificarsi fatti raccapriccianti » di «violenza di gruppo contro donne di ogni etnia, giovanissime e meno giovani». Giorgio Napolitano sottolinea come oggi viviamo
«nell’età dei diritti: proclamati, affermati o in via di affermazione, da conquistare, da rendere universali». E «in qualsiasi contesto il pieno riconoscimento, la con­creta affermazione dei diritti umani costituisce una innegabile pietra di paragone della condizione effettiva delle popolazioni e delle persone del grado di avanzamento materiale e spirituale di un Paese». Napolitano guarda all’Italia e ricorda come «stiamo sperimentando la complessità della presenza crescente di comunità immigrate e del conseguente processo di integrazione», all’interno del quale va temuta presente «la particolare situazione di vulnerabilità delle donne». Il Presidente perciò plaude alla «lotta contro ogni so pruso ai danni delle donne, contro la xenofobia e l’omofobia», nomi diversi di quell’intolleranza «ali­mentata dall’ignoranza e dalla perdita dei valori i­deali e morali». Tutti siamo chiamati all’impegno, tutti «egualmente responsabili». Ed è «decisiva la sua dimensione educativa». Intesa non solo come possibilità per tutte le donne di accedere fin da bambine all’educazione, «ancora negata in tanta parte del mondo». Ma anche «nel senso di educare l’insieme della nostra società ai valori dell’uguaglianza di tut­ti i cittadini, senza distinzione di sesso, ai valori della non discriminazione». Nella lotta alla violenza contro le donne «nessuno è senza peccato – ammette anche il ministro Frattini – e tutti devono fare di più», sottolineando che la questione, sia pure in misura diversa, riguarda tutti i Paesi e «nessuno può dare lezioni ad altri». Frattini sottolinea come esista «uno stretto legame tra il godimento dei diritti umani e lo sviluppo». Ricorda i con­tributi dei paesi del G8 che all’Aquila si sono impegnati per la salute e la sicurezza alimentare: «Senza azioni specifiche per i diritti umani e in particolare per la lotta alla violenza contro le donne, quei finanziamenti globali ri­schiano di non raggiungere il loro obiettivo». E proprio la parità di genere «è uno degli Obiettivi di sviluppo del Millennio e la di­scriminazione certo si nutre e spesso si accompagna alla vio­lenza ». Il ministro degli Esteri italiano rivendica l’azione dell’Italia contro le mutilazioni genitali femminili, dramma «sul quale l’Italia si è attivata sin da metà anni ’80 a partire dalla Somalia». E annuncia sul tema «un primo incontro a New York, il 25 settembre prossimo a margine della 64esima assemblea generale delle Nazioni unite per riunire i partners - tra cui vari Paesi africani, ong e agenzie Onu - che sinora hanno deciso di sposare questa causa e definire un’efficace strategia comune» per la messa al bando della pratica. Iniziativa su cui esprime perplessità l’Aidos, ong italiana da sempre impegnata sul tema delle mutilazioni: «Non è come per la moratoria sulla pena di morte – commenta la presidente Daniela Colombo – che coinvolge gli Stati. Le mutilazioni sono decisioni individuali. L’esperienza mostra che le leg­gi punitive non servono, meglio programmi educativi seri e fondi adeguati. Ma quelli italiani alle agenzie Onu dedicate sono scesi da 4 milioni ai 500mila euro del 2009. La Spagna ha dato 50 milioni». de Avvenire