LATTE IN POLVERE MINO CARO IN VISTA DELLE ELEZIONI
 







diI.Va.




Dopo il provvedimento sui farmaci, il ministro della salute Storace promette un altro decreto e nuovi sconti. Latte in polvere meno caro forse già a partire dai primi di giugno. La campagna elettorale di Francesco Storace non conosce soste e - a nemmeno ventiquattr'ore dal varo del decreto sui farmaci - promette nuovi risparmi alle famiglie con neonati a carico. «Ci vorranno pochi giorni, forse dieci» afferma il ministro della Salute mentre i suoi sottosegretari, Cesare Cursi e Domenico Di Virgilio, assicurano di aver già avviato i contatti con le aziende cui si chiede - se non altro - di equiparare i listini italiani a quelli europei. La forma sarà quella del decreto ministeriale: un provvedimento - precisa Cursi prudente - da non intendersi come imposizione ma come «un meccanismo che, attraverso il consenso delle imprese, porterà ad un'ulteriore riduzione dei prezzi».
«Ulteriore» rispetto a cosa non è chiaro visto che l'accordo realizzato
dall'ex ministro Girolamo Sirchia - e destinato ad abbassare il prezzo del latte artificiale del 25-30% - non aveva sortito alcun risultato: poche le marche che hanno deciso di abbassare i prezzi mantenendo le promesse fatte mentre gli unici risparmi si sono avuti solo grazie alle importazioni dirette da parte di cooperative di farmacisti e delle associazioni del movimento dei consumatori.
Il nodo restano le aziende le cui spese per l'«azione promozionale» - congressi pediatrici, corsi di aggiornamento per i medici e informazione medico-scientifica pagati dai produttori - inciderebbero, secondo i dati forniti dalle stesse aziende, fino al 25% dei prezzi italiani.
In Italia, secondo un rilevamento effettuato solo lo scorso febbraio, il prezzo del latte toccava i 39 euro al chilo (un bambino ne assume, all'incirca, 250 grammi al giorno) contro i 10-20 euro su cui si attestano invece i prodotti dell'Unione.
Solo per restare nelle vicinanze: i listini austriaci sarebbero quattro
volte inferiori a quelli nostrani o - per dirla al contrario - il costo di una confezione italiana di latte in polvere sarebbe di circa 400% superiore rispetto a quella di altri paesi vicini.
Il provvedimento andrebbe incontro - ammesso che prima riesca ad andare in porto strappando il «consenso» delle aziende - alle circa 100mila famiglie i cui figli (pari a 63 bambini su cento) consumano latte artificiale. Un bel bacino elettorale.
E mentre dalle pagine de Il Giornale il neoministro esulta - «Ho già mantenuto due degli impegni che avevo preso dopo essere stato nominato: la firma del nuovo contratto dei medici e la riduzione del costo dei farmaci» - non si placano le polemiche relative al decreto bloccaprezzi.
«No a provvedimenti demagogici sui farmaci che rischiano di scatenare un'assurda caccia allo sconto», è la posizione del «Movimento Consumatori» di cui fa parte - come presidente dell'Osservatorio farmaci e salute - Rossella Miracapillo: «Non si possono costringere i
pazienti a cercare il posto meno costoso come si fa nei supermercati: le medicine non sono formaggini che vendi tre per due. Oltretutto, chi ci garantisce che un farmacista non decida di applicare lo sconto solo durante il turno notturno oppure solo nei giorni festivi?».
Critica anche Rosi Bindi: «Vedremo quali risultati concreti produrrà la grancassa su questo decreto. Del resto - sottolinea - anche sul latte in polvere, su cui dicono di voler intervenire, avevano già promesso - fallendo - un riduzione del prezzo che si è tradotta in pochi centesimi di euro». da Il Manifesto