Rapina in mondovisione
E la Francia va ai mondiali
 







di Daniele Zaccaria




E’ bastata la gelida manina di Thierry "Mimì" Henry per spedire una Francia ben poco bohémienne ai mondiali sudafricani, far ingoiare bile a milioni di irlandesi, indignare miliardi di appassionati di calcio. Una manina viscida e furbetta, quasi burocratica nella sua efficacia priva di gloria (niente a che vedere con la demoniaca e primitiva "mano di Dio" dell’antieroe Maradona, altra epica, altro smalto). Una manina che in poche ore è diventata un’icona planetaria del calcio politicamente scorretto. Come accadde con la testata di Zidane a Marco Materazzi nella finale mondiale di Berlino 2006, sul web stanno spuntando come funghi siti, applicazioni, giochi, fotomontaggi e catene di S. Antonio globali sulla mano incriminata: Henry giocatore di handball, Henry schiacciatore nel Vollley, Henry stella degli Harlem globetrotter, Henry taroccato al photoshop che esibisce palmi abnormi. Un esorcismo telematico collettivo che almeno servirà a far sbollire la rabbia.
Per ora va in scena una strana crisi diplomatica tra Parigi e Dublino, con il ministro della giustizia Dermot Ahern che chiede ufficialmente «la ripetizione della partita», dando voce alla frustrazione dei tifosi, attaccando l’antisportività dei francesi che hanno esultato come se niente fosse, sparando a zero sulla Fifa (l’Onu del calcio) di Joseph Blatter «che protegge sempre i pesci grossi» e, naturalmente sull’esecutore materiale del fattaccio, il signor Martin Hanson. Già il signor Hanson, l’incredibile arbitro che nello spazio di tre secondi ha ignorato due giocatori in fuorigioco e il doppio colpo di mano con cui "Handy Henry" ha salvato una Francia orribile.
Siamo alla fine del primo tempo supplementare; dopo due ore di battaglia le squadre sono stanche e lo spettro dei calci di rigore che si profila all’orizzonte sembra la soluzione più plausibile per rompere l’equilibrio. All’andata avevano vinto i bleus senza grande merito grazie a un golletto trovato un
po’ per caso. Si sentivano la qualificazione in tasca i galletti, e hanno snobbato i ragazzi allenati da Giovanni Trapattoni. Che, dati per spacciati da tutti, hanno ricambiato la cortesia giocando la classica "partita della vita". Hanno schiacciato i più quotati rivali nella corsa, nella voglia, nell’organizzazione del gioco. Hanno lottato come mastini con il loro calcio semplice e quasi d’altri tempi, tutto coraggio e polmoni. Il gol messo a segno dal vecchio Roy Keane non rende merito a un’Eire che avrebbe meritato di vincere con almeno due reti di scarto. Ma non si può chiedere di più ai volitivi irlandesi tornati in patria a testa alta e acclamati comunque come eroi. Non potevano certo pensare che il signor Hanson si trasformasse improvvisamente nello Sceriffo di Nottingham, in un Robin Hood al contrario che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Così impunemente, sotto gli occhi di tutti. E la confessione di Henry che ha candidamente ammesso di aver colpito il pallone con la mano aggiunge solo il sapore della beffa al danno subito.
L’ingiustizia è così lampante da far vacillare il granitico chauvinismo transalpino, stavolta messo a dura prova dal furto con scasso compiuto dalla banda di Domenech. In effetti la totalità dei media francesi, ha per un giorno accantonato il proverbiale orgoglio nazionale sparando a zero sui propri beniamini e sull’ineffabile Ct. Se il quotidiano sportivo L’Equipe parla di «una serata catastrofica» e di «una conclusione parossistica», il più serioso le Figaro non fa giri di parole, evocando «la macchia indelebile» che pesa sulla qualificazione. Stessa linea adottata da Le Monde che titola così la cronaca del match: "La Francia strappa il biglietto per i mondiali con una rapina". Solamente Libération difende il beau geste di Henry in uno stralunato articolo del filosofo Robert Maggiori che parla della «genialità sovversiva» (sic) del colpo di mano. Ma in questo caso ogni commento appare superfluo.
Un delitto perfetto quello
commesso mercoledì notte in mondovisione allo Stade de France . Tutti hanno visto, ma nessuno può far nulla. Anche perché il football è come la vita: non si può riavvolgere il nastro e tornare indietro. E alla fine vincono (quasi) sempre i potenti. Il Trap che è uomo di calcio questo lo sa benissimo. Come sa che sarà impossibile ripetere la partita. Un delitto perfetto, per l’appunto.